Denuncia del 6 febbraio 2016

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Bologna, 6 febbraio 2016

Oggetto: Segnalazione su delle rappresaglie che mi sono state fatte in passato da parte delle U.s.l di Igiene Mentale, per mezzo dell’interdizione di mio padre che mi ha annullato ogni presa in considerazione da parte delle istituzioni sullo stalkeraggio che subisco da molti anni.

Sono a denunciare diverse violenze inflittemi dalle figure dei Servizi di Igiene Mentale per delle situazioni che ho vissuto in passato e delle quali ho lasciato traccia nei vari comandi di Carabinieri e Polizia, soprattutto nella città di Bologna dove al termine mi sono arrivati loro perché mi facessi curare, senza che le Autorità abbiano mai svolto per me nessuna indagine seria per ciò che denunciavo, pur asserendo a questo riguardo il suo contrario. In particolare vorrei citarne una su tutte le altre perché è significativa. Dopo aver richiesto l’intervento della Municipale di Molinella, per una circostanza spiacevole che si era venuta a creare nel condominio di Via C. Battisti, 46 dove ero da poco tornata ad abitare con la mamma, costituita da delle esalazioni fetide che due famiglie di pakistani avevano iniziato a produrre, sono stata al termine punita io; in quella situazione ben specifica determinate per ciò che mi accadde, furono i rapporti conflittuali con la mia stessa famiglia, in quanto mi sono ritrovata a fare da capro espiatorio ai problemi di tutti quanti i suoi membri, in particolare per quelli con mio padre, attraverso il quale, mi venne poi fatto un TSO. La quale “impasse” psichiatrica da parte di questi operatori contro la dignità umana si ha su una qualunque situazione pretestuosa con un parente consenziente della vittima che la consolidi, pur di ricavarne sempre nuovi pazienti allo scopo ultimo della “monetizzazione” degli stessi mezzo Depot (iniezione cadenzale a carattere sedativo) che le U.s.l di Igiene Mentale chiedono allo Stato. Se poi il parente “sedicente” che vuole il mio bene, viene lusingato dal CSM medesimo, a perpetrare al paziente “conteso” un accanimento terapeutico per continuarlo a farlo curare in una forma di sottomissione, che non lascia altra soluzione al torturato se non quella di scappare come è successo a me, perché in più occasioni mi vennero addirittura a cercare a casa con due vigili urbani, perché fossi costretta a subire le loro sevizie psichiatriche, devi altrimenti sottopporti a delle punture obbligatorie una volta al mese, che per giunta fanno ingrassare, poiché bloccano il metabolismo basale. rubrica di mio padre su tutti i numeri che aveva fatto nel tremare alle mie spalle con le Istituzioni corrotte

Nello specifico, mi riferisco da precedente esposto in cui lo accennavo ad un trattamento sanitario che quattro anni fa disposero alla mia persona, con il benestare del papà che in quell’occasione era ben lungi dall’essere preoccupato per il mio stato emotivo, visto che non si è mai tanto curato di ascoltarmi su quello che mi accadeva al tempo; e che in virtù di questa “falsa” premura verso la sottoscritta di cui si fece incetta, mi riverso’ per mezzo di esso, il peso di tutta la sua acredine perché non lo consideravo come lui avrebbe voluto, a differenza delle altre due figlie che però lui rispetta mentre a me no.

Nel 2012, infatti, a causa di questi odori sgradevoli all’interno del vano scale, dove cercavo di tenere sempre aperto il portone condominiale che i Pakistani mi richiudevano prontamente per dispetto, assieme a diversi altri che mi fecero, risposi al termine a mia volta – dopo essere stata abbandonata dalle forze dell’Ordine preposte che avevo interpellato -, rovesciando tre fili di olio di semi vari sul vetro anteriore della macchina degli stranieri, così tanto per sporcargliela semplicemente come loro che inquinavano a me l’aria che respiravo nella mia palazzina. Chiamarono i Carabinieri, la Municipale e gli Assistenti Sociali (??) che nel cortile condominiale se ne riversarono una dozzina di queste persone delle istituzioni insieme a mio padre; il quale ultimo, con movimenti delle braccia pacate, “quasi stesse godendo“, si accordava frattanto sul mio internamento. Come pretesto a giustificazione del mio ricovero ospedaliero, mi estorsero l’olio a temperatura ambiente in “bollente” (conservo un documento che lo certifica questo fatto). E al termine avanzarono verso di me, salendo quatti le scale fino all’ultimo piano in cui abitavo, per poi farsi aprire da mia madre che non riuscirà a impedire loro di avvicinarmi per cinque punture di seguito, che mi hanno fatto con la forza; la ricordo ancora prima di perdere i sensi completamente, di come pestò i piedi a terra per la sua impotenza a fermarli.

Ma una volta in clinica a Villa Baruzziana, sono stata poi derubata di molti effetti personali (un paio di scarpe, due maglie, un telefono), da parte di un degente che stavi lì ricoverato notte e tempo (??), oltre ad essere stata legata con una cinghia per sottopormi con la forza a delle punture che mi hanno fatto perché avevo otturato senza volere con della carta igienica il gabinetto della mia stanza d’ospedale (vedi altra denuncia); dopo neanche un mese che ero uscita da questo posto, mi sono trovata ingrassata di 5 kg e per sei mesi ho avuto delle continue contratture spastiche da neurolettici che interruppi fin da subito al mio ritorno a casa perché mi facevano stare male, con la ritrosia di mio padre che incitato dall’U.s.l di Budrio di continuare a doverli prendere, alla fine si arrese alla mia decisione di non volerci avere più niente a che fare: soprattutto in seguito ad un mio svenimento a terra da crisi pseudo epilettiche, che mi lasciò per sempre una cicatrice sul ginocchio destro.

Periodicamente papà va al CSM per fare rapporto agli assistenti del servizio, dove con la retorica della sua responsabilità genitoriale che ha verso di me, possano attraverso di lui proseguire a monitorarmi, in modo che all’occasione “mancata”, alla prossima potessero prima o poi far loro centro.

Recentemente se ne è presentata appunto un’altra di circostanza che l’U.s.l di Budrio ha nuovamente impugnato per mezzo di mio padre su delle questioni sempre banali. Essendo ritornata da qualche mese ad abitare da mia madre – dopo un’assenza di tre anni da casa – che nel frattempo si è un po’ acciaccata (diabete, obesità, problemi di pressione alteriosa con un po’ di insofferenza nervosa, per cui talvolta prende anche degli antidepressivi a delle altre medicine) i rapporti tra madre e figlia si sono deteriorati a causa di ciò. Per la verità io sono una figlia amorevole, ma i suoi problemi di salute finiscono per farci spesso litigare, oltre a quelli miei che vivo ancora per le molestie da stalking che proseguo ad avere da molti anni, di conseguenzo ho finito per alimentare intorno a me dei dubbi e dei preconcetti su cui lei approfitta.

Per esempio, l’ultima volta, per delle semplici cose che le avevo chiesto di fare ma alle quali lei si dimenticava sempre più spesso di adempiere, perché lo stavo incominciando a notare in quel periodo che avesse l’alzaimer, facendomi quindi spazientire visto che non sapevo ancora che era la malattia, le davo uno “schiaffetto”.. Così per ridestarla semplicemente dal suo torpore mentale. Siccome però mia madre ha più che altro bisogno di attenzioni, in quella circostanza decise di chiamare il marito dall’officina, e quest’ultimo si precipitava a casa non per apprensione verso la moglie, ma piuttosto per rivendicarsi del torto subito che per Natale gli avevo gettato il suo regalo nell’immondizia; e dove piangendo disperata, la mamma gli ebbe a dire che l’avrei picchiata. Mio padre, che invece mena ogni volta me, senza mai chiedermi prima cosa è successo se non mi chiudo da qualche parte dentro, mi tuonava di aprirgli la porta della cucina dietro alla quale mi ero protetta, se no sarebbe andato in caserma per richiedere un mio internamento psichiatrico. Sono quindi fuggita appena l’ho visto andarsene via con la macchina, e per tre giorni sono rimasta fuori di casa perché avrebbe ammonito la mamma a non farmi entrare. Tutto ciò solo perché in verità era rimasto per l’appunto amareggiato del mio gesto di rifiuto del suo dono, avendogli richiesto delle scarpe nuove, per ritrovarmi come al solito altro.

Venerdi 4 febbraio infatti provavo di suonare il campanello, ma dal citofono mia madre mi rispondeva che non poteva aprirmi. Sono quindi andata in caserma per chiedere l’intervento dei carabinieri di cui non ho fiducia, visto che il padre li aveva già in passato “infinocchiati” contro di me. E infatti, stranamente la pattuglia del brigadiere “Ussia” del cui personaggio in passato ho lasciato traccia con qualche segnalazione non proprio meritevole, era fuori servizio per un infortunio, quello che il carabiniere alla portineria telefonandogli mi mandava a dire .. Invitandomi però a ritornare l’indomani. Vado quindi a dormire da un amico. La mattina seguente provai di suonare nuovamente al mio domicilio, dove stavolta mia madre mi faceva salire per una doccia e un cambio d’abito. Mi diceva inoltre che mio padre nel frattempo aveva contattato i servizi d’igiene mentale e che martedì prossimo, sarebbero venuti qui .

Chiedo alle istituzioni competenti in materia, di punire le persone nelle figure dei servizi d’igiene mentale sopra esposte, per qualsiasi altra ritorsione alla mia incolumità personale che sarò costretta a subire.

Carla Zandi

DENUNCIA DEL 6 FEBBRAIO 2016

Segnalazione faxata e redatta in un esposto delle sevizie psichiatriche e altri disagi

CERTIFICAZIONE DEL CSM DI BUDRIO, CHE COMPROVA LA COLLABORAZIONE DI MIO PADRE SUL TSO CHE MI HANNO POI FATTO NEL 2013, PRIMA DI QUEST’ULTIMO

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