Capitolo 10.1 : Ascesa al potere di Romano Prodi

Con la presidenza alla Commissione Europea di Romano Prodi (1999 – 2004), s’inaugura una stagione dittatoriale in tutti gli stati dell’Unione, e in particolar modo nel nostro Paese. Dopo aver vinto le elezioni alla Presidenza del Consiglio in Italia nel 1996 e aver fondato un partito politico “l’Ulivo” per dare forza ad un rinnovamento politico ed economico di natura sia laica che cattolica attraverso un pragmatismo delle riforme urgenti, come si evince da uno dei suoi ultimi libri, per mezzo del suo slogan più sbandierato: preferire la strada irta e difficile “sulle tasche degli Italiani”, per imbonirsi agli occhi dei cittadini, a quella facile di certi avversari, ci troviamo di fronte, con l’inizio del nuovo millennio ad un vero e proprio dittatore sotto mentite spoglie. Egli infatti ha già le mani belle impastate dentro al sistema negli apparati militari, politici e soprattutto finanziari da ben oltre cinquant’anni; l’UNIPOL, a Bologna, figura quale maggior faraglione dell’influenza di questi, con il cui edificio dall’architettura avveneristica, il Potente saluta la città, dove il colosso assicurativo si erige come un “dito medio” proteso al cielo in una zona del centro abitato,

o nella forma di un cornino, 

e di un sedere 

rispettivamente in altre parti (nel quartiere della Fiera e nel vicino paese di Casalecchio di Reno), svettando sovrano quello più torreggiante nell’oltrepassare perfino la celebre Torre degli Asinelli a significato del potere raggiunto da esso, sul resto del paesaggio urbano, dalla zona Ponente a quella Levante. Mentre a Milano, è con il palazzo dell’UNICREDIT, del cui istituto bancario, Prodi, rappresenta l’Advisor boarn, a sovrastare il palazzo “Pirelli”, – il più alto in Italia in un passato non molto lontano, e che è affiliato in qualche maniera al magnate delle televisioni private Berlusconi, simboleggiando, questo, “originariamente”, la categoria degli imprenditori in genere, nell’essere stato realizzato non a caso dalla famosa omonima azienda che qui vi operò fino agli anni ’70, e che proprio per le sue linee ardite di quel tempo, doveva costituire l’espressione dello spirito d’impresa STORIA DEL PIRELLONE – , che ora con lo stesso grattacielo, si accentua l’egemonia di Prodi, sul territorio nazionale: alludendo difatti l’altro, all’attuale rivalità politica di sempre, per il fatto di avervi appunto lì avuto a che fare poi in seguito anche il personaggio sopracitato. E ove tramite il suddetto altro diverso gruppo di credito ad essere controllato pure il banco in oggetto da costui, si estende la sua supremazia fin a livello globale.

DA NOTARSI L’EUFEMISMO FIGURATIVO CHE EVOCA LA FISIONOMIA DI UNA CERTA ZONA DEL CORPO, COME DA TRADIZIONE SECOLARE DA PARTE DI ALTRETTANTI EGEMONI PRIMA DI LUI (SALVO NON SAPERSI, CHE LA STRUTTURA IN OGGETTO ALLUDE AL FALLO DI ROMANO PRODI).

Cavalcati gli anni di piombo con il predecessore al potere Giulio Andreotti (uno dei nostri padrini della Costituzione) – collaboratore insieme a lui degli attentati di quel periodo – con il quale mette a segno una delle tante cooperazioni criminali da poter mangiare sopra sui tributi statali per danni da strage (quella alla Banca Agricola di Milano, in Piazza della Loggia a Brescia, alla stazione dei treni di Bologna, sulla linea ferroviaria di San Benedetto Val di Sambro, in cui vennero fatti esplodere degli ordigni, come anche sull’ITALICUS, la misteriosa scomparsa dai cieli di Ustica dell’aereo DC9 ICTAVIA, il finto attentato al Giudice Falcone e successivamente di Borsellino, ecc.), falsandone la valutazione monetaria del contenzioso, e di seguito a cio’ pronunciando nuove disposizioni fiscali che le suddette tragedie, valsero da pretesto (per esempio la confisca temporale di certi titoli e obbligazioni in mano a dei privati che erano di demanio dello Stato, a favore di Terzi come appunto l’Esercito, ecc.) per mezzo di TV e giornali, attraverso i quali media, queste misure le si proclamavano al popolo in veste di news – , è giunto adesso il momento del passaggio di consegna all’esercizio del pieno dispotismo verso cui viene rodato dallo stesso maestro, alla sua volta. Il quale fresco coronato, non si smentisce dal nuovo ruolo da ricoprire, quello ovvero del perfetto stronzo,

nel porsi difatti a tutti quanti col classico atteggiamento di tipo dissuasivo particolarmente dimesso, da ultime esigenze imposte dall’odierno sistema moderno sociale improntato sulla tecnologia, in cui le notizie corrono più veloci della luce, tal da richiedersi la correzione dei protocolli da adottarsi per la specifica sottospecie delle “merde in terra”, se non si vuole prenderne di santa ragione per la strada dai propri stessi sudditi, dove si mescolano imperturbabili, Prodi dietro di me, in un negozio di surgelati in via San Felice (Bo); il tutto, al solo al fine di riuscire ad esercitare la sua influenza in perfetta tranquillità, senza che gli altri lo sappiano di rappresentare l’A.D dell’E.I, in nome quindi della salvaguardia alla sua incolumità, dovendo gestire il patrimonio dell’Esercito, e questo al pari del suo stesso mentore, che la tal cosa l’aveva già gestita, prima dell’allievo in questione, in un’identica modalità, rimanendo immortalato nella memoria collettiva per la sua serietà omertosa e il sarcasmo tagliente molto eloquente oltre che per la sua distanza emotiva nei confronti di ogni accusa delle sue connivenze con la mafia o con certi assassigni.

L’Onorevole Pannella, del movimento dei Radicali (uno dei pochi partiti della sinistra, fedeli per natura alla propria ideologia, che promosse egli fino alla fine con dei digiuni o degli scioperi della fame, nei confronti del governo, tanto da ammalarsi al termine per poi morire), che lo accusa piu’ o meno direttamente dell’uccisione di Aldo Moro.

L’attuale egemone, infatti, rimane un seguace dei precetti insegnatili dal suo precursore, ricordato nella celluloide come il famoso “Divo“, visto la cronaca di sangue che ha proseguito in qualità di suo discepolo a far versare, lungo i primi anni di inizio secolo sulla scia del maestro. Orbene, si sta parlando dell’ex professor alla cattedra di Economia “che risanò persino L’IRI…” – l’Istituto per la Ricostruzione Industriale da crisi postbellica – a detta del tiranno medesimo, poiché ne equiparò semplicemente il saldo in bilancio svendendo molti titoli azionari, tant’è che l’ente pubblico in questione poco dopo fallì; e di seguito ad aver eliminato dalla scena politica il socialista Bettino Craxi con la complicità del tutor “Gobbetto” (fra i vari nomignoli forgiatogli allo stesso “gremlis” per via soprattutto della sua fisionomia incurva), per dopo avere tentato di fare la stessa cosa, al successore di questo, nonché a Romano Prodi contemporaneo, Silvio Berlusconi, un po’ più avanti nei primi anni 2000, in quanto Craxi e il Cavaliere costituivano entrambi una minaccia ad un comunismo buonista che si fonda sulla trasparenza e sulla legittimazione delle Istituzioni nell’adempiere il bene comune (per in verità quello dei suoi stessi sabotatori: ovvero il benessere di Andreotti e di Prodi con i rivoli di sangue altrui che gli stessi assassini hanno contribuito a far versare o “hanno fatto credere di aver fatto versare, pur di avere il pretesto di alzare le tasse”), fungendo i politici sopracitati da capri espiatori di questi, anche in virtù del fatto che entrambi di provenienza socialista, avevano amministrato i loro rispettivi affari sotto gli occhi di tutti, in una maniera che al tempo era lecita, e senza uccidere proprio nessuno, prima che le canaglie in oggetto, spacciassero il management di essi come non regolare, nel cambiare le carte in tavola da un momento all’altro, la contesa alla supremazia di campo passò a diventare tra l’ex democristiano bolognese e il mai pienamente sconfitto avversario liberale che però nel 2023 scomparve anch’egli, ma che per il Popolo resta eternamente “il Presidente”. Il quale innanzitutto è prima ancora un imprenditore “di fatto” rispetto all’accademico che viene invece dal mondo dell’Università, e quindi contrappone la teoria, alla pratica, del suo contendente, sullo stesso tipo di fronte, che combatte sin dalla faccenda della SME che Berlusconi insieme al Socialista precedentemente scomparso non volevano svendere SUL CASO DELLA SME IN RAPPORTO CON L’IRI.

I “soliti ignoti” ai lati: Romanèn e al Gùbét, con un Presidente del Consiglio al centro, che a differenza di loro è stato molto amato dagli Italiani, e questo fatto come per candeggiarsi i due spettri, per mezzo di egli.

Che fare allora per proteggersi sullo scenario mondiale in cui si allea con altri Potenti, e che è contro un imprenditore sceso in politica per schierarsi fin dall’inizio alla limitazione degli stranieri nel Paese, dietro la quale presenza in Italia, si cela in realtà Romano Prodi mediante l’appoggio dei patners internazionali? Occorre un fatto clamoroso, battuto a più riprese dai mass media, che allontani l’idea collettiva di essere, costui, un impostore politico e manigoldo dei tesori pubblici. Allora architetta un assassinio del figlio di una sua presunta parente (ma si tratta di un caso di omonimia che il potente sfruttò appositamente), e successivamente fa sguinzagliare i suoi segugi di massoni nei bar come in ogni altro luogo pubblico a sussurrare nelle orecchie di tutti, sin dal principio del “caso di Cogne”, che siccome la madre del piccolo ucciso dai sicari dello stesso pseudo “parente serpente” era imparentata a lui, sicuramente non sarebbe andata in carcere… per dopo far credere dell’esatto contrario, essendo stata l’imputata accusata di figlicidio, difatti, processata al cubo: moralmente, mediaticamente e di fatto! UGUAL MODALITA’ NEL SEDARE GLI ANIMI DI QUANTI CE L’HANNO CON LUI. A questa tragedia, in cui Prodi si apriva un lasciapassare dall’additamento degli Italiani di essere particolarmente influente per quello che stava creando insieme ad altri leadership del globo di “mangia tasse”, con la moneta unica che avrebbe dovuto rendere l’Europa più competitiva economicamente nel panorama mondiale, affinché lo si continuasse a vedere come un politico teso allo stretto benessere dei cittadini ignari, lungi dall’ascesa al potere fine a sé stessa con tutti i suoi dogmi come è in verità …, contemporaneamente accadeva un’altra tragedia: quella che investì uno sportivo agli onori di cronaca di quel tempo a cui il Potente stava preparando l’implacabile discesa, ben cadenzata in tappe (dalla gara a “Madonna di Campiglio”) fino al suo omicidio, spacciato inizialmente per un incidente Edizione del giornale sulla morte di Pantani/Seconda edizione dell’indomani. Di ciò vi è traccia della matrice proidiana, per la ragione che il medesimo aguzzino evidentemente frustrato di dover rimanere nell’ombra per ovvie ragioni di sicurezza, ma anche in nome di un’esaltazione, ne convalidava la firma all’escalation di news che riguardavano l’inarrestabile distruzione della carriera del ciclista dallo stesso fatte imbastire sui giornali e televisione di cui ha in gran parte il controllo, con delle foto di questo politico a piè di pagina che lo immortalavano su di una bicicletta da corsa in una veste sportiva amatoriale, parallelamente alle immagini di Marco Pantani in prima, quale prova sinistra di una sua preordinata esecuzione (vedesi quest’ultimo concetto anche al Capitolo 4: COME SONO ARRIVATA A PRODI perché lo stesso linguaggio in codice lo ha usato con  me).

“MA CHE IL BASTARDO HA FATTO SPARIRE DAI GIORNALI, PERCHE’ C’ERA LA “CARLETTA” CHE LO VOLEVA INCASTRARE PER MEZZO DI QUELL’ARTICOLO DI GIORNALE IN PARTICOLARE …”

“TE’  DA  MAGNER  MANC'”

Il motivo di “tessere” senza tregua della cronaca nera nei media, sia che questa sia vera sia che sia finta, è al fine che i cittadini prendano atto al contempo di altre notizie ben più importanti che sono anch’esse gestite dal Potente: ovvero quelle delle tasse che si devon all’E.I, e a porgere esso al Popolo con la tal strategia!

PRODI CHE CHIEDE FALSAMENTE LA VERITA’ IN NOME DELLA DEMOCRAZIA, VISTO CHE E’ PURO APPANNAGGIO DI CHI CE LA RIVENDE LA MEDESIMA PER RENDERCI MANSUETI COME SUOI CONTRIBUENTI, E DIETRO AL QUALE DELITTO SI NASCONDE, QUINDI, LO STESSO POTENTE APPUNTO.

DELUSIONE DA PARTE DEL RAPPRESENTANTE DEI PARENTI DELLE VITTIME DELLO STRAGISMO ALLE PROMESSE MANCATE (soprattutto dopo che non è stato ricandidato in un partito, per mezzo del quale lo hanno corrotto, venendo così meno la stessa mafia a ciò che gli avevano garantito; a dimostrazione del fatto che la sua figura di riferimento è una presa in giro per tutte le altre persone colpite da quelle tragedie).

DUBBIOSITA’ SULL’AUTENTICITA’ DELLA SERIETA’ DEL RAPPRESENTANTE DELLE VITTIME DELLO STRAGISMO DA PARTE DI CERTUNI.

 

ATTEGGIAMENTO CONTRADDITORIO DA PARTE DEL RAPPRESENTANTE DELLE VITTIME DELLO STRAGISMO CHE LA DICE LUNGA SULLA SUA COMPLICITA’ MAFIOSA, PERCHE’ SI SAREBBE ALTERATO AD UNA FORMA DI PROTESTA POPOLARE CHE SI ERA SOLLEVATA NELLA PIAZZA IN MERITO A QUELLO CHE ERA ACCADUTO, ANZICHE’ ESSERNE CONTENTO.

 

Di lì il tam tam mediatico che tiene sempre desti i contribuenti sui fatti criminali, anche su di uno stesso episodio per lunghi anni UN ESEMPIO FRA TANTI. Tuttavia, al triste epilogo delle vittime che egli fa cadere nelle sue trame a questo unico scopo segue la caducità di qualched’uno, talvolta anche come rivalsa all’invidia che gli suscita di mano in mano; non per nulla, Marco Pantani, che ebbe oltre alla fama del fuoriclasse sportivo pure una certa presa sociale, strettamente mondana: belle donne, macchine, e tanto gossip… al potente evidentemente “prudevan al chiul”, che al ciclista si rivoltò tutto contro. Infatti i sicari del potente, che alla fine lo uccisero, facendo passare inizialmente la morte dello sportivo provocata da una overdose di psicofarmaci e cocaina in un mix letale, per alimentare la tesi di un vortice depressivo che lo stava risucchiando, erano gli stessi uomini che avevano corrotto i medici sportivi per falsare i rilievi ematici all’ANTIDOPING, precludendogli in questo modo la competizione a delle gare (Madonna di Campiglio la prima). Dapprima avvicinandolo da amici per rifilargli la pillola della felicità allo scopo di tirarlo su di morale, cosa che lo farà mettere in cattiva luce presso la tifoseria di sempre, che lo giudicherà un debole grazie anche all’opera massonica che sarà chiamata proprio al fine di influenzarla in merito a questo, se paragonato alla verve di salutista con cui si era imposto agli altari; poi finirlo, come da copione. E più avanti negli anni ecco riaprirsi di nuovo il caso “a suon di tasse sempre da versare” – metà delle quali in tasca al potente -, con il fittizio rumore mediatico sull’uccisione del fuoriclasse da parte della mafia che gestisce le  scommesse clandestine, la quale fa da capro espiatorio al suo vero mandante, del cui stile particolare “al danno la beffa” non mente per altri atti successivi a questo (golpe contro Berlusconi, Bossi, e tanti altri).

Durante il corso dell’epilogo del ciclista Marco Pantani, avvenuto il 14 febbraio 2004, accadeva allo stesso tempo che ad un giuslavorista del governo Berlusconi, dopo la soppressione della sua scorta di cui venne dotato a seguito di numerose minacce che gli furono rivolte da parte delle Nuove Brigate Rosse per un’elaborazione della riforma del mercato del lavoro sulla quale stava lavorando come consulente del walfare Maroni e che gli fu poi tolta nel 2001, un comando di terroristi apriva il fuoco il 19 marzo del 2002. Ciò accadde sotto casa della vittima, in via Valdonica, a Bologna, dove era appena tornato a bordo della sua bicicletta. Si sollevarono molte polemiche a questo proposito: quale riformatore di questo settore, infatti, aveva precluso nella stesura di una bozza di accordo collettivo, la possibilità del reintegro per l’impiegato licenziato, tale da rendere le assunzioni più elastiche per il datore, rendendolo però ostile a certi dipendenti perché faceva cadere loro nel precariato per queste diverse forme di rapporto impiegatizie a breve termine che idealizzò: quelle dei famosi contratti a progetto che sostituirono parzialmente le collaborazioni continuative (i co.co.co) da tempo indeterminato. Si tratta della legge cosiddetta “Biagi” dal nome dell’economista ucciso. L’attentato fu rivendicato da una presunta sinistra estremista contraria al suo testo, ma che in realtà doveva giustificare, per mezzo di quest’ultimo, un’offensiva ben più mirata al vero bersaglio, che era il Presidente del Consiglio allora in carica e contemporaneamente allontanare lo spettro di un socialismo che in verità rendeva più liberi tutti, nel distribuire giusti diritti alle parti. Questo in sintesi era sempre stato il timore dei despoti del passato, che col comunismo avevano compenetrato il totalitarismo; benché lo stesso Prodi, per l’appunto, lo avesse voluto nel 1997 consigliere sotto i suoi due mandati di Presidente del Consiglio in Italia e alla Commissione Europea, sfruttandolo e insieme strumentalizzandolo, come fece del resto con Marco Pantani, che in principio lo esaltò in una coppietta “politica & sport” a braccetto per trascinarsi  dalla propria parte sempre più elettori, e successivamente lo colpì per le sue meschine mire egemoniche. D’altronde di tali rivendicazioni per mano delle Brigate Rosse abbiamo già avuto traccia dai tempi del sequestro di Aldo Moro, che aveva la stessa fede politica di Romano Prodi, il quale in quei giorni tragici per la democrazia di tutto il Paese rivelò, dinanzi ad una commissione parlamentare istituita appositamente per far luce sulla questione in una bischerata a noi tutti, in quanto è stata messa in scena da questo potente, di avere partecipato ad una seduta spiritica assieme a degli amici, in una villa di campagna non lontano da Roma, occasione in cui casualmente sarebbe saltato fuori il nome della via del covo dove venne ritrovato qualche tempo dopo rinchiuso già morto l’INCHIESTA SULLA SEDUTA SPIRITICA NEL CASO DI ALDO MORO; tutto ciò in verità solo per affermarne la paternità dell’accaduto pianificato in sinergia col compagno di battaglia Giulio Andreotti, che invece quest’ultimo si calerà in una straordinaria parte da attore di teatro nel fingersi trafitto a morte dal lutto. Dunque, rendere esecutivo il frutto del lavoro di Marco Biagi, che nel periodo antecedente della sua scomparsa lavorava per il governo del “Cavaliere”, sarà come screditare il più diretto interessato del potente in questione, a cui sta preparando in ugual misura di tutti quelli prima di lui, il terreno per inimicarlo agli Italiani; infatti la legge Biagi avrebbe avuto un senso nel limitare le spese di assunzioni per i datori di lavoro – tra le varie bozze della sua riforma – foraggiando di conseguenza un continuo ricambio occupazionale, se al contempo non si fossero fatti entrare nuovi stranieri grazie alla rielezione a Presidente del Consiglio dello stesso Prodi, nel 2004, che portò ad una seconda orda di extracomunitari in Italia, così da permettere altri depredamenti dal patrimonio interno lordo, oltre a far rubare ancora il posto di lavoro destinato agli italiani, inibendo a sua volta qualsiasi investimento da parte dei cittadini nostrani per far versare di proposito nel baratro economico il nostro Paese al fine sempre di creare il giusto pretesto finanziario (es. spread, rapporto del Pil, deficit in bilancio, ecc. purché tutto in difetto) per imporci nuove tasse che appunto continuano ad entrarle in tasca. In un crescendo di colpi bassi a suon di scandali, calunnie, corruzioni rivolte a Berlusconi sotto la stessa regia che vedranno quest’ultimo Presidente del Consiglio fino all’aprile 2004 prima del cambio della guardia con l’avversario e nemico di sempre, che lo distruggerà definitivamente ponendolo al centro di un golpe (la vicenda delle escorts, rifilategli di nascosto dallo stesso Prodi, in particolar modo la minorenne Ruby, con relative intercettazioni e sputtanamenti vari sotto il nome del “Bunga bunga”) come farà anche per l’altro suo alleato Umberto Bossi della Lega Nord (implicando il figlio del “Senatur” nella famosa vicenda Er Trota, riguardante l’appropriazione indebita dei fondi del suo partito, quando è stato lo stesso Prodi che ha creato le circostanze perché gli venissero contestati), che erano entrambi per la presenza circoscritta degli stranieri nella nazione, per conto dei quali invece Romano Prodi ci usurpa dei nostri denari. Tuttavia dai giornali e dalla televisione con la collaborazione dei Massoni – lo strumento più incisivo in mano al potente che qui a Bologna conta di un vero e proprio distaccamento -, ne vennero sfumati un po’ i contorni di queste vicende, apparentemente di dettaglio, allo scopo di gettare quanti più messaggi confusi e dubbi sulla benevolenza dell’imprenditore poi politico che volle Marco Biagi durante il suo mandato, ma fondamentali nel creare un processo verso l’autentico obiettivo di Prodi: la caduta di Silvio Berlusconi, che con l’attentato al giuslavorista riversava al contempo quell’attenzione del popolo sui media, dove il vero potere nascosto muove le fila di ogni cosa all’ombra di tutti quanti dal suo quartier generale in questa città; pur annunciando falsamente ad un certo punto il suo ritiro dagli spalti in politica, dalla cui dimensione difatti non si ritirerà mai completamente dichiarando, non a caso, che si sarebbe comunque ritagliato qualche spazio nell’amministrazione cittadina, in particolare presso l’Alma Mater di Bologna, nella quale in realtà sta reclutando i nuovi massoni del suo ultimo decennale di potere sulla scena (avendo lui ormai 79 anni): quei pochi studenti che si possono permettere ancora di continuare a studiare a motivo delle tasse salate che rende tali lo stesso potente, allo scopo di inibire tutti gli altri dal proseguire gli studi per poter ottenere maggior presa sul resto del volgo relegato alla buona ignoranza con alcuni pochi accademici benestanti traviati che pilotano certe idee e promuovono azioni controproducenti.

Dello sdegno si deve far condanna!! Libertas

Vittima di Mafia

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LA DOMICILIAZIONE DEL PARASSITA: DIETRO AL COMPLESSO DELLE SETTE CHIESE

APRILE 2024

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