Capitolo 23: Novembre 2007

Andai al patronato della CGIL in via Marconi, dove un suo impiegato mi rimandò ad un loro avvocato che aveva uno studio in via San Felice, che condivideva assieme ad altri professionisti come lui, per potermi fare assistere legalmente; ma quest’ultimo mi scoraggiò fin da subito, poiché era stato troppo poco il tempo che avevo lavorato lì, pertanto non ne valeva la pena; anche perché i testimoni che potevano parlare bene della mia persona, la controparte me li avrebbe messi contro tutti se non volevano questi perdere il posto.

Ritornai quindi a casa con la coda fra le gambe per prepararmi a vivere altri otto mesi di disoccupazione, nella quale circostanza continuai a subire le molestie non sempre di pura casualità dei carpentieri del palazzo in cui abitavo.

Essi presero pure a chiacchierare a voce alta dei fatti loro per delle ore che non erano certo di lavoro e a nulla servii dire qualcosa all’amministratore di condominio, che mi ammonii “io stessi esagerando, limitandoli addirittura nel parlare!”. Da febbraio che dovevano terminare come da affissione in condominio, si arrivò a giugno inoltrato; mentre da luglio fino a metà agosto un condomine iniziò a fare dei nuovi lavori murari, che benché ordinari mi impedirono del tutto di rimanere nel locale di R.F. durante il giorno, in quanto egli stava proprio sopra al mio piano, dunque, non si sentiva altro che martellare e trapanare.

Poco dopo, invece, cominciarono i reclami di certi inquilini per la roba che tenevo fuori nel poggiolo a causa del posto molto piccolo in cui vivevo, ma soprattutto per i consueti cattivi odori con i quali mi si faceva convivere forzatamente, pertanto alcune delle mie cose ero stata costretta a metterle fuori per proteggere i miei indumenti dal loro impregnamento: un’asciugatrice e due stendini che rimanendo tuttavia dietro il condominio, non ne compromettevano comunque il decoro dello stabile, come mi si apostrofò successivamente; a tutto ciò si aggiunsero delle lamentale da parte di qualche d’uno per il portone d’ingresso o di quello del garage sotterraneo che lasciavo alternativamente aperti per via del miasma all’interno della palazzina che mi entrava inesorabilmente da sotto l’uscio di entrambi i miei due locali, dal momento che certuni chiudevano apposta tutte le finestre all’interno del vano condominiale, affinché non esalasse di proposito. A tali disagi, dovetti subire la situazione della famiglia che aveva due cani di mezza taglia e che faceva “pascolare” sguinzagliati dentro il giardino condominiale, e dove essi puntualmente mi venivano addosso leccandomi gli abiti puliti. Il colmo fu un giorno d’estate che me ne stavo sul letto a riposare dal gran caldo tenendo quindi la porta di casa aperta, quando ad un certo punto me ne balzò uno di punto in bianco sopra di me, mentre ero distesa sul letto, imprecando conseguentemente a distanza alla sua padrona che mi rispose a mio seguito così: “Allora chiudi la porta…!”. Un’ennesima “cartolina”, era costituita da una pedante condomine di origine meridionale che mi si imponeva in ogni dove dello stesso palazzo, e che possedeva un motorino che aveva parcheggiato dietro al posto in cui venni ad abitare io, ma questo antecedentemente a quando vi arrivò per l’appunto la mia persona qui;  e che le spostai in un altro lato del medesimo, non appena appunto vi prese alloggio la sottoscritta medesima in suddetto locale. Per tale cosa cominciò a rompermi le scatole particolarmente, poiché pretendeva che glielo lasciassi fuori dalla mia porta, pur essendo stato da quel momento “in teoria”  la mia area, anche se luogo comune del condominio; tutto ciò perché a sua dire dalla strada non glielo avrebbero visto lì dietro (come se questa cosa dovesse essere stato un mio problema!). Fece un gran baccano per queste sue esigenze (il Sig. E.M le offrì per un po’ addirittura il suo garage in cui poterlo mettere pur di “strigarmela”), anche se alla fine ottenni di farglielo spostare altrove; ma insistendo subito dopo per voler anche appoggiare pure delle sue cose vecchie contro un muro sempre dalla mia parte, e che stavolta però erano dei mobili per un trasloco che doveva fare per andare in un’altra abitazione, nell’imminente, sebbene rimase lì ad importunarmi invece per molte altre settimane ancora. E guarda un po’ …  queste nuove cose, “ora”, me le fece ritrovare tutte “stricate” nella rientranza da sotto alla finestra di P.M., in un modo fin troppo invasivo dal momento che erano altri due i lati del palazzo dei quali poteva servirsi: quel giorno nel vedere con un certo sconcerto, questi mobili vecchissimi e soprattutto puzzolenti con delle mensole in legno, tutti stipati gli uni vicino agli altri, da sotto al mio portichetto, le dissi qualcosa, fingendo lei di non capire il rispetto degli spazi personali, e dove mi fece apparire a me come quella che le rendeva la vita impossibile in una piazzata, recitando agli orecchi di tutti condomini il seguente repertorio: “Da quando fosti venuta ad abitar qua non ci fu più pace!”, sebbene quella che veniva continuamente disturbata, in realtà, lo immaginerete chi fosse stata …

Infine il Signor F. marito della proprietaria P. M che fino in quel momento mi aveva sempre apprezzata e appoggiata, a differenza di R.F. il cui rapporto d’affittanza versò male sin dall’inizio, ad un tratto mi girò pure lui le spalle; dopo una riunione condominiale per decidere la rimozione di tutti gli oggetti intorno lo stabile, non solo miei ma anche di quelli di altri condomini, non si fece più trovare al cellulare e unicamente con l’intervento del babbo, riuscii al termine a comunicarci. A papà dichiarò di esser dalla mia parte, mentre nei fatti non mi rispose più al telefono come prima se magari avevo bisogno di dirgli qualcosa; infatti, solo delegando qualche cliente riuscivo alla fine a “beccarlo”.

Solo il mese precedente, in cui come di consueto ci ritrovavamo all’interno del suo locale per la regolarizzazione dell’affitto attraverso il mio pagamento, si espresse in un commento altamente rassicurante sul fatto a che mi trovassi bene in questo suo pièd-a terre, da così proseguire il nostro rapporto di locazione dell’immobile. Poi passò un mese ed egli cambiò dal giorno alla notte; altro episodio che sapeva di mafia! Quindi le persone dello stabile, xy di via Pasquali Alidosi ad esser state certamente corrotte furono quattro: i due proprietari R.F., e F., l’inquilina C. del motorino; mentre riguardo all’amministratrice che incontrai, il giorno dell’udienza negli Uffici del Giudice di Pace per dissentire, dall’ordinanza condominiale di rimozione di ogni merceria intorno allo stabile, ebbi al contrario una buona impressione, benché ero certa del coinvolgimento pure di ella DOCUMENTI GIUDICE DI PACE 28 – 32 E ALTRI. C’erano infatti molti dubbi da chiarire sul modo soffocato nel quale mi si fece vivere e a portarmi ad un’unica spiegazione: la loro corruzione. In effetti il funzionario di pace mi lasciò ben poco parlare, banalizzando sul nascere qualsiasi contrappunto che gli replicai, e di quest’altra questione ne rimasi alquanto perplessa. Un altro soggetto col compito preciso di spargermi dell’ulteriore zizzania al tutto, lo inquadrai nel capo giardiniere che viveva nel palazzo gemello del civico accanto al mio, e che si occupava della manutenzione dello stesso cortile intorno agli stabili. Con i suoi operai, mi disturbava sempre negli orari non consentiti e per conto del mafioso, mi ha fatto sparire diverse cose nel poggiolo (una bicicletta e qualche vestito, vedi denunce che allego); infine la stessa asciugatrice che dovetti andare a riprendere posteriormente da dopo che me ne andai via da lì, e che avevo lasciato appoggiata contro il muro con tanto di raccomandazione al proprietario R.F. di non spostarmela perché presto sarei venuta a ritirarla, scomparve anch’essa. DISAGI CONDOMINIALI, PROBLEMI ALLA PELLE, FURTI VARI, E PERDITA LAVORO

Da leggerle queste mie impressioni, possono far pensare ad una persona perseguitata dall’idea che tutti ce l’abbiano con lei; nella realtà sono io per prima, che fino all’ultimo cerco sempre di dare il beneficio del dubbio a chiunque venga coinvolto per mano di questo mafioso (soprattutto per uno stato di sopravvivenza poiché convincersi di avere la mafia è puramente audistruttivo); ma la manifestazione di alcuni di questi atteggiamenti che si reiterano in certe persone di seguito a quelli di altre che si comportarono in precedenza per l’appunto in un’identica modalità, al termine li smentisce della propria non autenticità. Anche se questo non cambia la questione, visto che dal mio stalker e dal suo mandante verranno poi a conoscenza che la sottoscritta non abbia una vera famiglia che la protegga e la aiuti, perciò sono terreno fertile.

Il metodo delle distanze dei fatti gli uni dagli altri e degli individui corrotti ogni volta diversi e talvolta dall’impeccabile reputazione, ha per risultato di far apparire come casuale le cose strane che mi accadono frequentemente, con la mia persona che al pari ne viene sempre di più screditata in un disegno ben preciso: sporcarmi agli occhi della gente.

Segnalazione di rumori moltesti da taglierba e altri disagi

DENUNCE DI VIOLAZIONE AL DOMICILIO E DERUBAMENTI VARI con denuncia quale ospite del mio amico E.M

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