Capitolo 6: Cenni sulla persona da me sospettata

 

 

Con il signor RG – ex intestatario di una casa popolare nel comune di Bologna, in una via che renderò nota, unitamente alla marca dell’auto di sua proprietà e ai suoi dati anagrafici, se le circostanze lo richiederanno – ho avuto un rapporto di sub – affitto della durata di 17 mesi. Nei primi tre mi fece pagare 500.000 lire d’affitto mentre da settembre a gennaio 800.000, per poi arrivare a pretenderne 1.200.000; lui ne versava all’ente assegnatario 97.000 lire, secondo voci di condominio. Pur di vivere da sola quelle condizioni mi sarebbero andate bene se, trascorsi altri cinque mesi, il signor RG non avesse iniziato a violare il mio domicilio. Lo faceva quando uscivo per recarmi al lavoro. Sapeva dove andavo e gli orari che facevo, visto che, ingenuamente, lo avevo informato io stessa del tutto. Alla fermata dell’autobus lo vedevo passare con la sua auto e, al rientro in casa, trovavo di frequente una finestra aperta e un puzzo insopportabile all’interno prodotto da una fiala nauseabonda. Nessun vandalismo allora poiché ovviamente l’appartamento era formalmente assegnato a lui.

Mi raccontò che viveva di un’attività stagionale in Puglia come animatore turistico, mentre qui a Bologna d’inverno organizzava per conto di un’associazione di cultura ebraica spettacoli e manifestazioni varie. Tanto per dire che tipo era, laureatosi al DAMS, esigeva che gli venisse dato del Lei in segno di distanza e rispetto insieme che per l’indirizzo dei suoi studi mi sembrava esagerato. Era abile nelle sue espugnazioni, il signor RG: nessuno degli inquilini lo vedeva mai arrivare. Un vecchietto di circa ottant’anni, mi ripeteva come un disco rotto: ” E’ tanto che non lo vedo..”.

Sospettavo che fosse stato incaricato di dirmi così, ma non avevo le prove. Con ogni probabilità il signor RG scivolava come una serpe attraverso il garage sotterraneo fino alle cantine, e da lì si introduceva all’interno dello stabile. Penso che non usasse l’ascensore, ma salisse quatto le scale, tendendo l’orecchio a ogni porta che sentiva aprirsi per poi nascondersi prontamente in qualche modo. Giunto al quarto e ultimo piano tutto era più facile: uno dei quattro appartamenti, disposti a quadrilatero era disabitato, gli altri due abitati da due donne sole, rispettivamente di sessanta e settant’anni dove si trovava anche il mio vicino all’impianto di sollevamento. La prima, se andava via, chiudeva il cancello della propria porta di casa, quindi al signor RG risultava semplice capire se fosse in casa o meno. La seconda donna usciva molto spesso, per stare seduta in una delle tante panchine del cortile condominiale a chiacchierare con altre persone del vicinato.

A completamento del piano di appostamenti, ecco la sentinella: esso lo avvisava di eventuali mie improvvise incursioni, lo faceva con un fischio. Un giorno riuscii a intravvedere qualcuno, un ventenne grossolano rivisto nel corso del mio stalking in più occasioni, ma non avevo con me la macchina fotografica per immortalarlo, avrei potuto incastrarlo. Ma diversi anni dopo, lo immortalai in questo video di sotto, dove mi molesto’ in un’altra circostanza (dal 02′.08″ fino a 13, è il tipo con la giacca beige con fantasia geometrica e gli occhialini da vista dalle stecche bianche, che sta insieme ad altri colleghi vicino ad un furgoncino bianco).

In quel periodo il signor RG violava la mia abitazione due o tre volte alla settimana mentre in seguito arrivò a farlo quasi tutti i giorni.

Ogni quindici del mese io e il signor RG ci incontravamo in un bar del centro per il pagamento dell’affitto. All’inizio con un assegno, poi volle i contanti. Nel periodo in cui soggiornò in Puglia, invece, tramite vaglia postali. Non volendo lasciare alcuna traccia del rapporto di sub-affitto, mi chiese di non riportare nella causale del versamento la parola “affitto” (conservo tutta la documentazione al riguardo).

Durante le prime violazioni al mio domicilio cambiai diverse volte la serratura della porta ma lui riusciva, non so come, ad entrare ugualmente. Gli domandai di installare una spranga. Ovviamente mi rispose che non era possibile, in quanto sapeva bene che questo avrebbe costituito per lui un ulteriore ostacolo all’accesso al mio appartamento.

LA SUA CONVOCAZIONE DAI CARABINIERI IN CUI DICE FALSAMENTE CHE MI AVREBBE CAMBIATO LA SERRATURA DELLA PORTA E ME L’AVREBBE PURE PAGATA

Nei mesi successivi continuai a subire le molestie e decisi pertanto di tornare alla carica per ottenere la spranga: giunsi anche a minacciarlo che avrei informato lo IACP (l’istituto assegnatario delle case del Comune) del nostro rapporto di sublocazione. In quel occasione – un giorno che lo dovevo pagare dell’affitto – mi feci accompagnare da un funzionario di un sindacato degli inquilini, spacciandolo per mio cognato. Il signor RG la prese non tanto bene, adirandosi verbalmente con me per aver esposto il nostro rapporto ad altri. Ad ogni buon conto, gli strappai la promessa di installazione della sbarra, che ovviamente non mantenne. Fortunatamente poco dopo trovai un’altra sistemazione e me ne andai senza mai pagare l’ultima rata di affitto. Come da presagio, le molestie non finirono. TIPOLOGIA DEL VANDALISMO E ALTRE MOLESTIE NELL’APPARTAMENTO A SAN LAZZARO DI SAVENA DOVE ANDAI DOPO QUELLO SUO

Mi raccontò che l’appartamento gli era stato assegnato dal Comune quando fu danneggiata da un incendio l’abitazione che condivideva con altri nel periodo in cui era studente. Forse gli fu assegnata a causa delle limitate possibilità economiche che aveva allora, essendo, appunto, studente. Sarebbe interessante capire come abbia potuto conservare tali requisiti fino a 53 anni, età che aveva quando lo conobbi. Infatti, il tabaccaio in una zona del centro storico dove il signor RG conviveva allora con la sua compagna in un altro appartamento, nel mentre che il suo, lo diede a me per ricavarci del denaro con il mio subaffitto, e dal quale rivenditore andava ogni giorno a comprare le sigarette, mi confidò che il signor RG possedeva altre due autovetture: una Porsche e un Audi 80, non esattamente i modelli di auto tipici di una persona dal reddito basso, requisito determinante per ottenere una casa popolare.

Attraverso la Guardia di Finanza e grazie alla relativa documentazione che produssi a prova del rapporto di sub-affitto, feci perdere al signor RG l’assegnazione di quella casa popolare. Tuttavia, mai sono riuscita ad ottenere dal Comune, per ragioni di privacy, informazioni precise in merito a come poté mantenere per più di vent’anni un alloggio che a “suo dire” ottenne per far fronte ad una situazione momentanea di precarietà economica.

Vorrei però aggiungere, che come ottenni di far togliere l’intestazione di quella dimora, ad un soggetto alquanto ambiguo, il quale, in breve tempo, si rilevò essere un mafioso, dall’altra, iniziarono molto presto per me i guai, e che mi provennero da quelle stesse Forze dell’Ordine, a cui feci appunto appello perché intervenissero in merito.

La casa, la perse, sì, ufficialmente parlando, anche se presumo che le stesse Forze dell’Ordine, in gran segreto, gliene ebbero a dare un’altra, mentre alla mia persona, pervenne una multa di circa 400.000 lire, per aver comunque accettato quel compromesso di subaffitto, e che non ho mai pagato, perché mi sembrava il colmo! Invece il sig.re M.R, che era il funzionario del sindacato degli inquilini SUNIA, che mi accompagnò il giorno in cui dovevo pagare il subaffitto al sig.re R.G, perché mi facesse da testimone di ciò, non si fece in seguito più trovare dalla sottoscritta medesima, come mi aveva promesso.

 

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