Capitolo 8: Una sentinella

Capitolo 8Il Signor F. era un commerciante che viveva a San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, assieme alla moglie e ai due figli: un maschio e una femmina entrambi di circa vent’anni. Aveva un negozio in questo paese ma successivamente la sua attività andò ad espletarla poco fuori nella prima cintura della città. Possedeva una BMW che ho visto più volte sfrecciare in via della Repubblica, dove ho abitato dal 2001 al 2004 e alla cui guida ho sorpreso qualcun’altro a strombazzare ogni volta che mi avvicinavo a casa come per allertare lo stalker che era al suo interno del mio sopraggiungere improvviso. Ma, in verità, mi sono sentita marcare dalla stessa auto anche in diverse altre vie della stessa zona IL MODO IN CUI SI MUOVEVA LA SENTINELLA PER ALLERTARE IL MIO STALKER e ALTRO

Questo signore godeva di buona reputazione e, prima che un tumore lo stroncasse all’età di 60 anni, lo si poteva tranquillamente trovare a chiacchierare con gli amici e a giocare a carte in un bar non molto distante dalla mia abitazione; salvo prestare però la sua BMW ad un amico perché io venissi braccata ovunque, senza che in questo modo lui potesse essere coinvolto dal tutto.
Infatti all’interno di quell’auto ho intravisto spesso un uomo diverso con i capelli più bianchi del signor F., forse un suo coetaneo.

Volli indagare. Chiesi delle informazioni al proprietario del bar che sia io che il signor F. saltuariamente frequentavamo. Dal barista – un 50 enne meridionale – il signor F. mi fu descritto come una brava persona. Mia madre, con la quale mi confidai, la pensava diversamente e prese l’iniziativa di telefonare alla moglie del signor F. : si sentì rispondere che suo marito era un gran lavoratore e che quindi non aveva certamente del tempo da dedicarmi. Pure i figli lo difendevano, sostenendo che fino alle 18 il padre era sempre al lavoro.

Sta di fatto che dopo quell’ora la BMW si trovava parcheggiata di fronte al bar e che il Signor F. restava effettivamente all’interno del locale fino all’ora di cena ma qualcuno utilizzava la sua auto che sostava lì per poco tempo anche al mattino e durante la pausa pranzo. Un giorno il signor F. mi chiamò al cellulare, chiedendo se mi rendessi conto di ciò che asserivo. Colsi la palla al balzo e gli domandai se per caso conoscesse un certo signor R.G. Dopo aver meditato in modo abbastanza convincente, mi rispose che il nome non gli diceva nulla anche se di vista avrebbe potuto conoscerlo. Io invece sono certa, pur senza prove inconfutabili, che almeno una terza persona quella con i capelli bianchi, fosse un complice del mio molestatore assillante.

Di seguito alla sua scomparsa, il signor F. è stato solennemente ricordato da parenti e conoscenti con un articolo apparso su un quotidiano locale, a cui ho inviato un fax in redazione, descrivendo il Signor F. dal mio personale punto di vista ed evidenziando le sue reali ““qualità”, decisamente diverse da quelle da altri tanto elogiate. Tutto questo sebbene io non abbia mai escluso completamente l’estraneità dalla vicenda dello stesso commerciante che sembrava davvero ignaro di tutto. Un giorno, infatti, lo avevo affrontato pubblicamente nello stesso pubblico esercizio in cui stava ad un tavolo con degli amici. Accorgendosi del modo ostile con il quale lo fissavo da in piedi che restavo a pochi metri da lui, mi chiese ad un certo punto: “Signorina, c’è qualcosa che posso fare per lei?” Di ritorno gli risposi: “Lei, lo sa cosa c’è che non va!”. E me ne andai lasciandolo nel silenzio che gli avevo creato intorno. Penso che dopo questo fatto, avrebbe dovuto fare delle congetture legate alla macchina che dava in prestito.

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