TESTO DELLA DENUNCIA DI MALTRATTAMENTI VERSO DI ME DA PARTE DI MIO PADR E DI CONTINUE MINACCE ALLA MIA INCOLUMITA’ DALLA SORELLA MINORE CHE NON SONO RIUSCITA A DEPOSITARE

Corso Mazzini in direzione di Bologna
Corso Mazzini in direzione di Ferrara

IL TESTO DELLA SEGUENTE DENUNCIA COME DA TITOLO NON SONO MAI RIUSCITA A DEPOSITARLO, PERCHE’ LE AUTORITA’ COMPETENTI OGNI VOLTA CHE MI PRESENTAVO IN CASERMA MI TROVAVANO UNA SCUSA PER NON FARMELA DEPOSITARE; COME NON SONO RIUSCITA A FARLO PER QUELLA CONTRO IL COMANDANTE DEI CARABINIERI DI MOLINELLA ATTRAVERSO UN AVVOCATO CHE MI E’ STATO CORROTTO PER NON RETTIFICARMELA QUESTI APPOSTA.

                                                                                         Molinella, 20 maggio 2019

Oggetto: maltrattamenti da parte di mio padre per un intimidazione al solito trattamento psichiatrico nei miei confronti e segnalazione di continui messaggi minatori dalla sorella minore alla mia persona, a causa delle quali papà mi ha poi minacciato all’ennesimo TSO, e sua relativa calunnia nei miei riguardi al CSM di Budrio e ai Carabinieri di Molinella in merito alle mie condizione di salute mentale.

Segnalo che nell’anno 2018/2019 mia sorella minore di nome Veronica, nata a Bologna il 23/05/1985 e che abita altrove da dove abitiamo io e nostra madre, ma residente nello stesso comune, per delle banali conflittualità che ho avuto ogni tanto con la mamma di 73 anni appena compiuti, affetta da un disturbo cognitivo in stato avanzato, assieme ad altre ragioni a questa, legate a delle molestie che subisco fuori dall’ambiente famigliare che hanno finito per acuirle le prime, e di cui ho lasciato ampia documentazione anche di recente, m’impugnava alcuni momenti di tensione che ho avuto con ella a causa di tutto ciò, per chiamarmi i Carabinieri al nostro domicilio in diverse battute, senza che ce ne fosse una vera motivazione; questo al solo scopo di mettermi ogni volta nella condizione di scappare dalla mia dimora così da gettarmi in condizioni economiche precarie, sapendo di poter contare la sorella in questione sull’autorità repressiva nei miei confronti da parte di papà che mi ha già messo a segno tre TSO per delle stupidaggini, intercedendo per suo conto all’usl di igiene mentale, dove mi calunniava. Veronica, infatti, non accetta il fatto che sono a casa con la mamma e, dunque, non debba andare a lavorare come fa lei per mantenersi; cosa che peraltro ho fatto pure io prima di questa sorella per più di vent’anni e in circostanze molto più disagiate delle sue. Oltre al fatto che, in verità, faccio a mia madre da badante ormai da quattro anni, e gratis. A questa spiegazione primaria della guerra che mi furoreggia continuamente la sorella minore da sempre, ce n’è però un’altra più sotterranea, ed è correlata alla problematicità della mia stessa famiglia nelle relazioni di ciascuno dei suoi membri gli uni con gli altri, che vedono il me il capro espiatorio di tutto; ciò fu per una legalizzazione dell’unione affettiva dei nostri genitori avvenuta un po’ troppo velocemente a causa di una situazione molto difficile che si presentò ad essi quando erano ancora fidanzati, avendo perso mia madre entrambi i suoi genitori molto presto al tempo in cui stava con mio pradre; il quale fu cresciuto a sua volta dalla propria di mamma senza il riconoscimento del padre, da sentirsi, quindi, il babbo nella responsabilità di doversene fare carico della fidanzata, per in definitiva questo comune loro abbandono affettivo); pertanto il matrimonio cominciò a scricchiolare sin dal principio, fino a che non si è arrivati alla sua rottura definitiva, e dunque alla loro separazione in casa e mai legalmente, per via di un’altra donna che mio padre incontrò ad un certo punto della sua vita, l’attuale compagna, e che lo portò al suo allontanamento dal tetto coniugale, anche se non molto lontano da noi quando io ebbi sedici anni. Mio padre pur avendo chiesto il divorzio a mia madre a più riprese, la mamma non glielo ha mai concesso; e da quando sono nata io, li ho solo sempre visti litigare per colpa di questa amante, poiché il papà inizialmente la frequentava di nascosto. Le dinamiche comportamentali dei componenti del nostro nucleo famigliare si sono andate in questo modo alterando, fino a scomporsi la stessa gerarchia di ruoli; non a caso, sia i rapporti figliali dei nostri genitori con ognuna di noi che non erano certamente uguali, sia quelli fra me e le mie sorelle che proprio a seguito di questa situazione divennero estremamente conflittuali, per la gestione poco attenta da parte del suo stesso capo famiglia tesa unicamente a non farci mancare niente a livello economico, ma che però lasciava molto a desiderare in fatto di condivisione emotiva della vita di ciascuna figlia, in particolar modo di quella della sottoscritta (la mia maestra in terza elementare lo convocò per dirgli che doveva trascorrere più tempo insieme a me), e dove nell’ambito famigliare aveva esercitato prima di andarsene via da casa, e anche nei rapporti a posteriori un autoritarismo antico, ci ha portato tutte e tre noi figlie, a sentire l’esigenza di andare al termine da uno psicologo. A tal riguardo avevo già chiesto a suo tempo a quella mia di psicoterapeuta come mai Veronica ce l’avesse avuta così tanto con me, nonostante l’avessi riempita di coccole e carezze fin da bambina; la quale mi rispose allora che fosse legato al suo bisogno di dover emergere, in un contesto ambientale, dove il babbo ne gestiva sostanzialmente due di relazioni affettive, e in cui ruoli degli appartenenti in capo ad essa, per l’appunto si erano di conseguenza ribaltati se non addirittura sovrapposti, come successe nel rapporto con mia sorella minore appunto che avvenne soprattutto per colpa di egli. Succedeva, quindi, che ogni qualvolta Veronica li chiamava questi ufficiali dell’ordine presso la mia abitazione, puntualmente, ella si poneva poi con loro come quella ok delle due, essendosi la sorella minore riuscita a laureare per poi una volto dopo l’Università aver trovato un buon lavoro che le ha permesso di andare a vivere da sola (grazie appunto alla sottoscritta medesima che le ha fatta da tata sin da piccina, coccolandola molto come già detto sopra, perché non subisse la stessa mancanza di attenzioni da parte dei nostri genitori che avevano riservato alla mia persona); mentre di me questa ad essi diceva che ero una psicotica, potendo far leva su un padre frustrato che mi vuole malata, nell’aver ottenuto la mia persona attraverso un percorso di analisi durato dieci anni (anche se non continuativi), che mi sono autofinanziata da sola perché al tempo il papà diceva che non ne avevo bisogno, pur di non darmene i soldi, di essere riuscita a risolverli certi problemi cognitivi che con papà condividevo provenendo entrambi da una brutta infanzia; mentre lui evidentemente non c’era riuscito e che quindi per mezzo di questi TSO mi faceva pagare quale colpa da scontare per essergli sfuggita da sotto i piedi; infatti, questo tipo di problema è fortemente ansiogeno, pertanto la consolazione di avere qualcuno con cui consolarsi che ce lo ha insieme a te, placa l’animo. I quali TSO, alle Istituzioni con cui corroborava perché mi venissero fatti, spacciava ciclicamente in false premure nei miei confronti. Perciò mi ritrovo sempre stretta in questa morsa subdola di mia sorella Veronica che detta cosa l’ha capita, e di quella del babbo che mi fa pestare tutte le volte da costei, di proposito, e talvolta anche dalla maggiore perché io soccomba alla loro volta al fine di farmeli questi trattamenti psichiatrici. La quale altra sorella ce l’ha pure lei con me poiché non ha mai superato il complesso di gelosia verso la mamma (l’acredine del primogenito verso il secondogenito che mi ha riservato per tutta una vita), istigatole nei miei confronti dalla stessa madre alla mia nascita che glielo esecrò stupidamente “a mio torto” (non per caso era la mia mamma che nel dar già segno di un esaurimento nervoso dovuto alla perdita precoce dei suoi genitori, e per via anche del suo matrimonio presto naufragato di seguito al primo fatto, ci mise successivamente l’una contro l’altra senza rendersene conto), venendo in questa maniera messa in croce da parte di tutti i membri della famiglia per ogni conflittualità della medesima; in particolar modo da mia madre che sfruttò i disagi che avevo avuto io da bambina per colpa loro e legati infatti ai loro problemi coniugali per tenersi il più possibile ancorato a sé il marito. Perciò Veronica se mi voleva danneggiare per qualcosa, lo chiamava ogni volta in causa perché avesse il suo bravo rinforzo al fine di reprimermi per mezzo della forza pubblica che mi chiamava a casa mia e di nostra madre. Cosicché, ai Carabinieri che vi sopraggiungevano da noi e che erano estranei al tutto, la situazione si presentava sempre molto confusa. E Carla da persona estremamente mansueta e tranquilla, quale sarebbe se non venisse di continuo pungolata dai suoi stessi parenti in maniera premeditata, appariva a costoro alquanto esagitata; il quale stato d’animo, Veronica e il babbo me lo impugnavano a me contro a sua volta, per vendermi ai Carabinieri, come una persona malata che non si voleva curare, quando invece era stato subdolamente istigato, perché emergesse alla loro presenza. E’ accaduto, quindi, che un paio di volte mi sono ritrovata a dovermi allontanare dalla mia dimora, in quanto mi sentivo fortemente attentata nell’incolumità, andando fino a Bologna a piedi poiché non c’erano stati più treni e corriere in tarda serata che mi ci avrebbero portato (vedi denuncia ottobre 2016), nel percepire parallelamente un’altra minaccia a questa: quella da parte delle stesse Istituzioni molinellesi che si erano fatte “infinocchiare” dallo stesso padre da tempo verso di me, per la reputazione che aveva di sé quale di un onesto imprenditore artigiano con un’azienda solida trentennale, oltre che per il fatto di essere il compagno dell’ex Sindaco del paese. Ma il culmine di tutta questa assurdità è stato raggiunto un giorno dell’anno 2018, in cui stavo cercando di portare la mamma dal neurologo; la quale visita l’avevo prenotata già da un mese, quando Veronica la chiamava sul cellulare ad un certo momento per sapere come stava. Siccome però nostra madre all’ultimo secondo, voleva andare al poliambulatorio del paese accompagnata in macchina, in quel mentre che la figlia più piccola la contattava alla sua utenza, io dal telefono della mamma stavo cercando allo stesso tempo di raggiungere quello dell’utenza in azienda della sorella maggiore per poterle chiedere di farlo lei di accompagnare nostra madre con l’auto. E sul quale numero della mamma, allorché la Veronica la chiamava prendendone la linea io le dicevo: “metti giù il telefono un attimo che sto provando di chiamare Marta…”, con la sorella minore che senza neanche farmi finire la frase mi tuonava: “Se non mi passi subito la mamma, chiamo i Carabinieri”, quando dopo cinque minuti suonavano alla mia porta gli stessi. Ai quali Ufficiali ho aperto e verso cui sono andata incontro per la scala, dicendo che mi dovevano ascoltare perché c’era stato un equivoco, ma il Maresciallo mi azzittì subito proferendo: “Qui, le domande le faccio io, si identifichi!”. Il quale Maresciallo, una volta capito il qui-pro-quo ordinava a mia madre di incamminarsi con me all’ospedale al suo improvviso impuntarsi a non volerci più andare, se no avrebbe chiamato lui un’ambulanza per mandarcela con la forza, non lesinando purtuttavia a me di farmi intendere che secondo egli ne avrei avuto bisogno pure io di una che mi ci portasse, nonostante stavolta ero rimasta il più possibile tranquilla, ma visto la circostanza allucinante ogni dubbiosità sul mio conto a quel riguardo era comprensibile. Nel primo momento però che lo dico al babbo di quell’ennesima alzata di cresta da parte di mia sorella Veronica, questi non la sgriderà affatto, come suo solito; e, quindi, si arrivò ad un’altra volta ancora, in cui col peggiorare delle condizioni cognitive di mia madre, che la vide ad un certo punto nell’incapacità di non riuscire ad usare più bene il cellulare come prima per poter parlare con le figlie, la stessa delegava a me di farlo per suo conto; e dove qui la sorella maggiore me ne bloccava gli sms quando la chiamavo alla sua utenza, perché non la stressassi ulteriormente, oppure non mi rispondeva proprio, mentre da parte di quella minore mi arrivavano sovente dei moniti inquietanti del tipo: “non mi chiamare al telefono, perché la mamma è capace lei di farlo”; quando invece la stessa sottoscritta gliene ha comprati lei due con i tasti grandi della BRONDI con i suoi di soldi di paghette e altro, proprio per poterla mettere appunto in una condizione di autonomia. O ancora: “le regaliamo tutti qualcosa, ma gliele lasciamo anche le cose che le doniamo, non glieli consumiamo i soldi come fai te!”, riferendosi al credito del telefono della mamma a cui attingevo per chiamare le sorelle, sebbene quell’incombenza mi fosse stata data dalla stessa mamma. Per poi un giorno aver scoperto in seguito che la scheda del telefono della mamma, l’utenza 3427924734, era stata acquistata sì dalla Veronica per nostra madre ma perché la sorella in questione ci potesse attingere per poterci navigare dal suo computer di casa attraverso i codici identificativi della SIM; pertanto questa sorella mi ammoniva di non usare me il credito della mamma, per l’esclusiva ragione di poterlo fare ella stessa per mezzo dei medesimi, visto che di recente ho dovuto fare un blocco di internet che ho richiesto prima di natale alla VODAFONE poiché non rientrando di calcolo i versamenti di denaro che facevo rispetto all’effettivo uso del cellulare della mamma, mi ero informata al termine chiamando un operatore che me ne convalidava il suo accesso alla rete per mezzo dei dati numerici della scheda ù (allego copia dei messaggi che Veronica mi ha mandato, anche se quelli successivi di blocco dalla compagnia dei telefono e gli ultimi che ci siamo scambiati prima di scoprire io di non avere più credito per risponderle e dove a seguire lei me ne mandava uno del tipo: “eh, eh non hai più soldi per mandarmi un sms!!” per la quale ragione chiamai al numero verde dell’assistenza per vederci chiaro, si sono cancellati in automatico per il superamento di questi nel mio telefono e che non sono riuscita a recuperare). Tutto ciò a dimostrazione del fatto che alla predica razzola male … Ma dopo averlo detto anche quest’altro fatto al babbo perché la calmierasse un po’ da quei suoi modi impertinenti e di continua provocazione, anziché redarguirla severamente papà, accusava me che io stessi esagerando, “nell’avermi solo consumato venti euro”. Quando non era certo questo il punto! Fino ad arrivare ad un ultimo episodio eclatante sulla scia di altri precedenti simili, in cui ricorreva il giorno del compleanno di nostra madre del corrente anno nuovo, il 16/01/2019; e dove mia sorella minore nel trovare alle 11.00 il cellulare ancora spento, che è quasi sempre acceso anche di notte, mi mandava un ennesimo messaggino dal seguente tenore: “se non accendi subito il cellulare chiamo i Carabinieri!” (allego copia) . A quel punto, ormai stanca della sua prepotenza, telefonavo di nuovo il papà perché la rimproverasse una volta per tutte, sapendo a priori di non poterci fare affidamento. Il quale sgridava me che creavo sempre problemi, in quanto per via di altre questioni che negli ultimi tempi abbiamo avuto io e mia madre per diversi disturbi che siamo stati costretti a subire da precedente denuncia (di cui allego una copia di un fax di lamentele per eccessiva rumorosità in piazza inviato al comune), ci siamo alla fine trovate noi a venire additate come quelle che disturbiamo, avendo una notte litigato in modo acceso perché la mamma si era spaventata dopo che qualcuno suonò alla porta per tre volte oltre la mezzanotte, e nella cui circostanza prese ad aprire e chiudere le finestre in preda al delirio; lasciando in questo modo il babbo volutamente scivolare l’argomentazione su Veronica che così per l’ennesima volta la faceva franca. Pertanto, provavo di chiamare la compagna di mio padre poiché con lei, egli l’ascolta; la quale dopo avermi rimbrottato pure ella che ci sono sempre dei problemi, mi rassicurava al termine che lo avrebbe fatto di parlarci come per darmi il contentino. Perciò ormai “straincavolata” di tutta quella situazione, provavo di chiederlo infine a mia madre perché le dicesse qualcosa almeno lei a Veronica, pur sapendo che non ne fosse stata più tanto in grado, a causa della sua patologia, componendole il telefono di mia sorella minore al posto suo; quando nel risponderle quest’ultima, la mamma le diceva l’esatto contrario (come fa con ciascuna figlia alle spalle dell’altra): ovvero, che con me non stava bene, la quale cosa non è affatto vera. Anzi, la mamma si sta finalmente rendendo conto di quanto mi vuole bene, come Gesù Cristo con l’apostolo Giovanni, essendo l’unica figlia che la sta aiutando seriamente. E, infatti, sto recuperando il mio rapporto con lei che per colpa di varie vicissitudini della nostra famiglia, antecedenti alla mia nascita non ho mai avuto molto. E’ stato solo allora, che riaccendendosi una vecchia ferita mai rimarginata di quando avevo 25 anni, dove la mamma e Veronica al tempo 14 enne mi picchiarono assieme perché facevo le pulizie domestiche, cui mia madre aveva smesso di adempiere perché era molto depressa, scacciandomi di casa e che mi portò in definitiva ad abbracciare la mafia una volta a Bologna, poiché allontanata dalla mia abitazione senza soldi e un posto dove poter andare, che le mollerò un ceffone da lasciarle un bel livido fra la tempia destra e l’occhio. Del quale ematoma, Veronica ha prontamente fatto la foto che ha dato a mio padre perché questi se ne servisse e mi minacciasse all’ennesimo TSO; il quale, nella giornata del 19 gennaio corrente anno mi ha detto che se non fossi andata con lui all’U.s.l di igiene mentale di Budrio, sarebbe andato dritto in caserma con l’immagine dell’occhio della mamma sul cellulare, quando le ragioni per le quali mi vuole allacciare al dipartimento di salute mentale sono ben altre e soprattutto di natura economica, nel ritrovarsi ad avermi ancora come una figlia a suo carico; anche perché qualche mese fa mi aveva confidato che non ci può più mantenere ma io non ci credo (pertanto allego buste paghe dei suoi dipendenti). Inoltre, mia sorella maggiore ha accompagnato in banca la mamma per farle fare una delega di intestazione del suo conto corrente a proprio beneficio perché ella ne possa disporre al solo scopo che con l’ammontare dell’importo (40.000.000 euro circa), possa pagare le rette di permanenza nella casa di riposo che si renda disponibile ad accoglierla per prima, sebbene mia madre non ci voglia andare in questa; e anche su quello che mia madre ha firmato non ne è stata ben consapevole. Tutto questo senza tenere nella benché minima considerazione la mia opinione, dal momento che è la sottoscritta ad essere stata dietro alla mamma fino adesso, producendo, infatti, tutta la documentazione della sua malattia visto che dalla famiglia non c’era stato alcun interesse sul suo stato di salute (allego diari medici e certificazioni sanitarie varie); della quale però si sono serviti per interdirla completamente (è ancora nelle sue piene facoltà, nonostante cominci ad avere delle difficoltà di autonomia) convincendola a portarla in banca per suddetta operazione; oltre ad avermi imposto delle badanti, pur assolvendo in pieno alle mie mansioni (sia di assistenza alla cura della persona che di colf), dove una ci ha rubato persino pure 300.00 euro circa approfittando della mia assenza, la sig. Melissa la cui utenza è 3398083750 e che abita in via Marconi a Molinella in una casa del comune, e che nonostante tutto ha voluto pure che la pagassimo. Dunque, il babbo mi aveva allacciato nuovamente ai servizi forzatamente (allego copia dei messaggini) già prima di Natale (sempre per aver reagito a delle molestie che mi sono state sferrate da altri fuori dalla famiglia in maniera premeditata), se volevo rimanere a casa con la mamma, dove sono andata per ben due volte pur di continuare ad assisterla; ma però non trovandovi alcuna utilità, non ci sono più andata; Veronica, al contrario, ha sfruttato questo terreno per accendermi nuovamente la miccia sotto, nella giornata del 2 febbraio, allorquando veniva a trovare la mamma a casa nostra, e in cui abbiamo iniziato a bisticciare per il fatto che ultimamente fa di nuovo la prepotente (Veronica per mesi non l’aveva più contattata perché arrabbiata del fatto che la mamma mi aveva ripreso a vivere nella sua abitazione; anche se sono stata io ad averla nuovamente avvicinata ad ella con diversi messaggi, per poi dalla mano allungatale a questa sorella nel fare in modo che potesse venirla a trovare da noi, vedermi di nuovo da costei strapparmi il braccio con il suo ultimo comportamento). Se per esempio metto le coperte della mamma fuori dalla finestra per cambiarle e arieggiare la stanza, dalla strada ordina alla mamma di prenderle subito in casa perché non stanno bene fuori, pur rimanendoci solo per il tempo necessario alle pulizie della stessa camera. Oppure se non trova la carta igienica in bagno che nostra madre manco la usa, mi rimprovera del fatto che non c’è ne mai, quando io la compro unicamente per me e la metto in un certo posto. O ancora mi pulisce il frigo se sono fuori, ma non per farmi un piacere bensì come sgarbo, nel volermi apostrofare che non sarei in grado neanche di pulire bene. Pertanto quel giorno arrivava con la spesa, avendo notato le sorelle che ultimamente ne faccio poca; ma questa cosa è dovuto al minor appetito degli ultimi tempi di nostra madre, in quanto fino a qualche mese fa era sempre bello quando ancora lo svuotava letteralmente. Di conseguenza dal primo piano sul quale mi trovavo le dicevo in fondo alla scala da dove era entrata: “non importa che fai tu la spesa, la vado a fare io dopo”, con lei rispondermi con un’arroganza smisurata: “stai zitta, io con te non voglio parlare”, quindi le dicevo: “guarda che saresti a casa mia…” con Veronica incalzare: “ancora per poco, hai le ore contate…”, (mandandomi un messaggino il giorno dopo del tipo: “tic, tac”), facendomi minaccia con il suo corpo come fa sempre e provocandomi potendo contare anche sulla fragilità di mia madre che essendosi sconnessa mentalmente per l’emotività di quella circostanza incandescente (se c’è Veronica con me si agita particolarmente prendendo le sue parti a prescindere), la difendeva; e allora ci siamo menate e siamo finite giù per la scala, con questa sorella che cercava sull’uscio di sospingermi all’esterno, affinché mi potesse chiudere fuori dalla porta, mentre ella si chiudeva dentro dacché fossi costretta a chiamare il babbo che ne ha il doppione in un secondo tempo, del quale servirsi successivamente perché il papà mi seviziasse ulteriormente (dell’arroganza di mia sorella, porto come testimone l’amico e dottore di oncologia Achille Panetta, che ha provato di intermediare fra me e la famiglia per poter io usufruire dell’abitabilità; il quale è stato indagato nel caso dello scandalo di “ricettopoli” dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, ma a causa mia perché avendomi cercato di aiutare economicamente subito dopo che la mafia mi fece perdere il mio lavoro, le crearono una sorta di trappola per punirlo della cosa). Io e la mamma abbiamo gridato aiuto e alcuni ragazzi sono lì accorsi, però come testimoni di quest’ultimo fatto, ovvero quello di questa sorella che cerca di sospingermi fuori dall’uscio ciò non lo hanno visto bene, ma solo che ci stavamo tirando i capelli. Premetto che mio padre aveva fissato un appuntamento all’U.s.l di Budrio per a suo dire “un percorso insieme”, e non come mi voleva far credere per le nostre problematiche nel tentativo di risolvere le conflittualità; non a caso, anziché da un assistente sociale o da un mediatore di relazioni, lo ha fatto dalla medesima psichiatra da cui sono già andata due volte senza averne avuto bisogno poiché il suo scopo, è solo allacciarmi ai servizi perché non debba dipendere più da lui, portandosi infatti mia sorella Marta, forse per farle convalidare che io avessi dei problemi nel gestire mia madre; la quale ha in comune con il papà l’intenzione ferma di mettere la mamma in una casa famiglia perché la “stressa”, anche se io ad occuparmene effettivamente, e dunque, lei non vi debba provvedere più di tanto come la sottoscritta esu cui dice menzogne per le ragioni sopra accennate; riguardo a me, contrariamente alle accuse infamanti che provengono dalla famiglia non pretendo certo di continuare ad essere mantenuta dal papà per ancora molto a lungo (il dentista me lo sono pagata da solo, come tante altre cose; pertanto il babbo, in verità, mantiene più che altro mia madre), ma piuttosto pretendo di poter continuare ad accudire la mamma, e quindi di voler rimanere insieme a lei attraverso l’assegno di invalidità e di cura che stiamo richiedendo, oltre a vivere della sua pensione, pur di fare a meno del suo contributo economico (500 euro d’affitto, più 500.00 euro).



Dopo il recesso che mi ha fatto mio babbo dal contratto d’affitto in piazza Martoni, 21 (vedi capitolo seguente) per aver egli messo la mamma in una casa di riposo quando le faceva da badante la sottoscritta per non essercene stato questo bisogno, lo stesso mi ha promesso che però mi aiuta comunque con 350 euro, solamente, senza che io ancora già un lavoro! Questa è la mia liquidazione, arigrazie a tutti. Mia sorella piccola, in giubilo di gioia mi aveva fatto vedere sul suo smarphone la copia del recesso, dicendomi che era questione di ore  ormai alla mia imminente uscita di casa…

E vi garantisco che non me la sono certo “grattata”, e si vede da come mi sono sciupata a stare appresso a mia madre, per la quale ero dedita al suo solo bene, lasciandomi andare a me!

Riguardo invece ad una denuncia sulla cacciata di 20 anni prima, il mio avvocato così mi rispose