LA CORRUZIONE DEI BUS NAVETTA BUDRIO – PORTOMAGGIORE DEI PULLMAN “RICCI” E “POLLINI” NELL’ANNO 2021

Per un periodo di circa sei mesi, fu soppressa la linea ferroviaria da Budrio a Portomaggiore, e viceversa, per dei lavori di manutenzione del ponte di Mezzolara lungo la stessa tratta verso Bologna, che era stato distrutto dall’esondazione del fiume che vi passa sotto; furono quindi istituiti dei bus navetta di collegamento da Portomaggiore a Budrio, in cui alla stazione di quest’ultima, ci attendeva la coincidenza col treno per la citta’. La cosa mafiosa, fu che quando giungevamo al terminale, per prendere il benedetto treno con destinazione Bologna, ci facevano attendere almeno un quarto d’ora, senza alcun senso, prima di poter partire il convoglio in cui entravamo fin da subito al suo interno, e talvolta anche da fuori dello stesso al freddo, che era già lì davanti a noi ma con le porte chiuse, quando avrebbero potuto almeno farci salire a bordo tranquillamente, a già quel predestinato nostro calvario di farci riprendere la marcia tardivamente. La quale cosa, deplorevole, era resa ancora più evidente, soprattutto, quando da Bologna arrivavamo a Budrio e scendevamo da una corsa ferroviaria per attendere questi maledetti pullman (della Ricci e Pollini), d’innanzi al piazzale dell’infrastruttura medesima, che ci raggiungevano, al di fuori della recinzione della stessa stazione, dopo un quarto d’ora, mentre questi già sostavano poco più in giù,  a circa 800 metri, in una strada laterale della zona artigianale, anche se rimanevano nascosti alla vista da alcuni capannoni; e questo fatto, nonostante sapessero esattamente l’orario esatto in cui arrivavamo a Budrio, e in cui li stavamo aspettando, alquanto spazientiti come rassegnati: per via della presenza fra i passeggeri di molti massoni che avevano il preciso compito di rimanere al tutto, indifferenti al fine di condurre gli altri a fare altrettanto a non ribellarsi; infatti, chi poi dei pochi che ci provò a lamentarsene, venne puntulamente circondato da un omertoso silenzio o da una giustificazione a TPER E FER, ben poco convincente, che però veniva spalleggiata da altri loro consimili per smorzare sul nascere ogni polemica al riguardo.

La sottoscritta medesima, che sapeva esattamente, il perché di tutto ciò (i nostri avi della bassa bolognese, all’inizio del secolo scorso, dal territorio di Mezzolara fino a Consandolo, avevano combattuto il latifondismo ai tempi di Benito Mussolini associandosi ai primi cooperativisti, pertanto il nuovo Potente – Romano Prodi – non avendo gradito affatto, questo atteggiamento di rivalsa da parte del proletariato di queste terre, ci ripagò prontamente nel nuovo millenio allorquando assurse la propria totale influenza in questo modo: la torre dell’Unipool dinnanzi alla fermata ferroviaria Larga, ne e’ l’emblema di essa,  rilegandoci questi pertanto ad una profonda arretratezza dei servizi, pur di farcela pagare. Queste sottigliezze pero’ le comprendo solo io perché vengo a lungo  molestata da tutti i suo massoni affinché io non riesca a parlare sulle molte cose che so di circa i suoi delitti), e che quindi mi vede da molto tempo molestata da diversi individui corrotti che su queste corse che mi si facevano continuamente trovare, perché non fossi in grado di far reagire gli altri puliti, i quali a volte ci avevano timidamente provato. Percio’, sia da parte dei controllori del treno, come dai militari che lo guidavano, che da certi autisti di questi pullman quando mi vedevano sostare al piazzale, fu detto loro di molestarmi insieme a qualche passeggero, fumandomi poco lontano mentre sostavo con tutti gli altri dove attendevo la coincidenza, e se mi vedevano salire su uno dei due pullman (ne arrivavano almeno due), chi dei passeggeri corrotti, all’ultimo mi seguiva e si veniva a sedere poco lontano da me per disturbarmi in qualche modo, come per esempio puzzando selvaggiamente, o dopo essersi fatto vedere da me a fumare poco prima una sigaretta che quindi in corriera gli sentivo addosso della cui puzza.

Dopo sei mesi di continue molestie, in cui con l’inizio dell’estate, approffittai di questo disagio per andare a Bologna con la bici da Marmorta almeno due volte alla settimana, e così evitare di venire ulteriormente molestata, anche se poi mi attesero, da prassi, quelli di molestatori della strada (tir dell’immondizia, gente che a bordo di qualche auto mi scarburava dal gas di scarico del fumo nero a me dietro da coatringermi a fermarmi, o gente che andava sul ciglio della strada dove c’è della ghiaia per sollevarmi della polvere, ciclisti merdi, o podisti che mi venivano incontro al mio senso di marcia, anzichè essere dall’altro, ecc.), si arrivò a settembre. Era successo nel frattempo che verso agosto mi comprai un paio di occhiali da sole graduati al fine di proteggermi dall’intensa luce giornaliera che prendevo in bici, ma che dopo un mese perdetti in uno di questi pullman.

Chiamai pertanto al deposito della BUS RICCI, dove mi rispose gentilmente una donna, la quale dopo averle chiesto informazioni in merito mi domandò, se mi poteva richiamare più tardi, poiché in quel momento, non era nel posto in cui vengono rinvenuti gli oggetti smarriti. Io, pur nasandone il puzzo di questo, poiché ho la mafia, e la mia sopravvivenza dipende dal tempo che non faccio guadagnare ad essa, per organizzarsi dal mettermi a segno qualche molestia, le risposi mio malgrado di sì, e passata un’ora, sempre con la stessa gentilezza, ma stavolta con la voce incrinata leggermente allo sfottio, mi disse che in quel giorno nel pullman delle 18.26 che parte dal piazzale della stazione di Budrio per Portomaggiore, l’autista di quella corsa, sarebbe stato incaricato di riconsegnarmeli. Cosicchè quel giorno, anche se sarei potuta rientrare a casa prima, attendetti fino a quell’ora, quella corsa, e durante la mia maratona di ritorno a Budrio da Bologna, dove avevo attraversato l’intera città a piedi stavolta, venni intensamente disturbata (in via del Terrapieno in zona San Donato, ad un incrocio, mi vidi un tir dell’immondizia in sosta con nessuno a bordo, che quando lo superai, poco dopo me lo ritrovai subito dietro a sorpassarmi, con tutta l’olezzo della sua merda appresso che mi lascio’, e chi alla sua guida con un ghigno fiero e divertito dietro ad un paio di occhiali da sole alla “Lupo Alberto”, mi confermo” dell’imboscata e della sua complicita’, ghignandomi in faccia; e poi fu la volta della ritorsione nella pasticceria del centro comm.le di via Larga, dove presi il treno per Budrio, e in cui nel momento che mi portai nella zona aperta del locale, per potermi sedere e riposare cosi’;da consumare ciò che avevo acquistato, un pakistano addetto alle pulizie stava proprio in quel preciso istante dando l’aspirapolvere, confermandomi anche lui della sua corruzione guardandomi con divertimento a me, e anche allirche’ salì in treno dalla fermata Larga, c’erano state due islamiche col velo che ci dovevano salire sopra anche loro, e che si dovevano conoscere bene, le quali mi ruotarono parecchio intorno pur di rompermi le scatole, fino a separarsi fra loro una volta in su di esso, tutto ciò allo scopo una delle due di venirmi sempre vicino con qualche scusa). Quindi, da questo preludio, avevo già il sentore di cio’ che mi sarebbe atteso, ma nonostante tutto, chissà perché mi illusi come al solito a pensare in positivo.

Quando arrivai al piazzale di Budrio, ero un’ora di anticipo. E si può immaginare, che questo dà margine alla mafia nel frattempo di farti disturbare; infatti, ci furono delle persone che fecero finta di stare in stazione ad aspettare qualche autolinea, le quali si accesero prontamente delle sigarette, una dietro l’altro, poco lontano da me, e come sempre con l’aria beffarda, di chi tanto sa che nessuno mi crederà mai che le stesse fossero state corrotte dalla mafia. E se io provavo di allontanarmi da queste, e andavo da un’altra parte, o mi arrivavano finti passanti con al guinzaglio un cane, o certuni con il monopattino elettrico, la cui cosa, la mafia sa bene odi. Tuttavia, io, continuavo a pensare che presto o tardi sarei finalmente venuta di nuovo in possesso del mio paio di occhiali da sole.

E finalmente arrivò il pullman della Ricci delle 18.26 dove scorsi uno di quegli autisti corrotti che quando scende da uno di questi, nel piazzale per una pausa, si accende la solita goliardica sigaretta alla faccia mia che sono lì che sto cercando di salirvi a bordo. Costui una volta l’avevo ripreso in fragrante di questo fatto con la telecamera del mio cellulare, tanto da avermi detto inalberato di ciò, che mi avrebbe denunciato, ma io dissi che stavo facendo semplicemente una panoramica dell’insieme, e non avevo voluto prendere lui nello specifico. E quella volta finì così. Ma fu proprio quello stesso personaggio, ad avermi atteso per dovermi consegnarmi egli, i miei occhiali, e che nello specifico rispetto all’identificazione di costui, è uno che “da sole” li porta sempre addosso lui, dal gran che non ha niente da nascondere, ed è di corporatura esile e di statura bassa, forse un meridionale. Gli chiesi pertanto, come d’accordi, se dal deposito che gleli avrebbero dovuto consegnare, me li poteva dare, mostrandosi all’oscuro di tutto, lasciandosi però contemporaneamente alla sua estraneità un ghigno divertito a conferma della pagliacciata, di cui fu fatta segno. Pertanto, dopo tutte le molestie che quel giorno avevo subito prima di quest’ultima cosa, gli dissi in modo molto pacato ma sicuro, che lui era certamente corrotto, perchè non poteva non sapere che avrebbe dovuto consegnarmeli. Era stato deciso il tutto dalla mattinata. Ma come ho già anticipato sopra, la testa di cazzo in oggetto di autista, fu poi egli che alzò la voce con me, e mi azzittì, dicendo, “che non ne sapeva niente e che avrei dovuto pensarci prima di perderli anziché rompere le scatole a lui”, e dopo neanche un minuto che insistetti sulla tal cosa, prima di capire dove sbattere la testa, dicendogli “che non poteva non sapere, e che quindi quella era una ritorsione che mi stava facendo subire con la sua complicità”, mi si alzarono dietro uno stormo di passeggeri (almeno sei, i famosi massoni) che mi tacitarono, con la scusa che avevo rotto le balle con questi occhiali, anziché avere la loro comprensione, e venire in mio soccorso, i quali passeggeri mi impedirono di parlare, alzando la voce tutti insieme in modo che io non riuscissi a spiegare a tutti gli altri di puliti e che erano estranei di quella cartolina mafiosa (ovvero del fatto che costoro erano stati chiamati in causa insieme all’autista per spalleggiarlo: la famosa mafia, che senza la massoneria non esiste di cui parlo). Ad un certo momento, qualcuno disse che dovevano chiamare i Carabinieri perché, “stavi rompendo le balle”,

cosicché fui costretta a scendere dal pullman, onde evitare le solite torture istituzionali, facendo farmi scendere a Mezzolara, dove poi mi fu dato un passaggio da due giovani calciatori, di ritorno da un allenamento e che la società del Mezzolara ha dato ad essi un appartamento a Molinella, con i quali mascherai ogni turbamento ancora in essere, e nonostante tutto mi ritrovai parecchio tonica rispetto mi era appena capitato.

L’indomani vengo raggiunta al cellulare dalla stessa segretaria della BUSRICCI, che senza farmi parlare, mi dice che alcuni passeggeri si erano allarmati dal mio comportamento e avevano telefonato a loro per avvisarli di quanto era accaduto, e che se avevo quindi intenzione di agitarmi come avevo fatto (non mi ero affatto agitata come avevano detto, pur cercando di prendere la voce, fallendovi), non andava bene, perché il giorno in cui me li avrebbero consegnati non era la giornata precedente, ma quella in corso. E che se li volevo, me li avrebbero fatti ritrovare al Pullaman del solito orario, poi senza farmi parlare mi sbattè giù il telefono. Contattai quindi un cellulare della BUSRICCI, dove mi risposi il padre e con cui alla fine mi accordai ad andarli a prendere in deposito, ma gli diedi del mafioso, con lui proferirmi: “Prova a venirmi a prendere se hai il coraggio”.

Conversazione con il deposito della Bus Ricci

Nel video sopra, spiego che mentre subisco la mafia che subiscono anche tutti gli altri, quella ovvero dello scarto di almeno 15 minuti prima che i bus navetta vengano a prenderci in stazione pur sapendo esattemente quando noi arriviamo col treno, io vivo contemporaneamente questa anche le molestie che la mia di mafia, mi fa continuare a subire etera insieme alla prima, come per esempio quella di alcune persone corrotte che si accendeno la sigaretta a me poco distanti (come per esempio da parte di alcuni autisti dei pullman incaricati del servizio), oppure che si fa vedere col monopattino elettrico, che sa che io odio, oppure snobbandomi con delle belle ragazze che all’ultimo momento mi passano davanti al fine appunto di sbeffeggiarmi della mia passata avvenenza. Si veda video di seguito a questo proposito.