Capitolo 19: Cervia

Arrivai a Cervia, dove mi sistemai subito nell’albergo più vicino alla stazione dei treni, che era situato in via dei Mille, della località balneare in oggetto, provenendo appunto da li’ con un borsone pesante. La receptionist stavolta mi accolse con un sorriso pulito, perciò non avevo ragione di pensare ancora alla mafia: se in effetti fino all’ultimo secondo, non fai capire a chi dei suoi adepti delle tue intenzioni imminenti, la prendi in contropiede.

Dopo aver dato un’occhiata alla camera che mi pareva spartana, decisi di pernottarvi lo stesso, essendo dovuta comunque rimanere fuori per l’intera giornata; e appena di ritorno dalla mia stanza, nel confermarlo questo alla proprietaria dell’albergo, la situazione mi sembrava  ancora normale. Felice di ciò, anche se presumevo che alla notte avrei faticato un po’ a riposare, collocandosi la stessa struttura recettiva all’angolo di un incrocio con una via di passaggio del lungo mare, m’incamminai verso il centro di Cervia in viale Roma, che trovai degradata rispetto a quindici anni prima in cui ci avevo trascorso le mie vacanze con la mamma e le sorelle; e per questa ragione, mi convinsi pertanto che qui non vi avrei più voluto cercare casa, spostando quindi la mia attenzione intorno ad essa. Di conseguenza, proseguii per Milano Marittima, che era sempre stata una zona da me ambita: per via delle sue pinete, dei suoi bei negozi e delle moderne infrastrutture ricettive, ma soprattutto per la gente elegante che la frequentava; tanto che festeggiai con un aperitivo al bar, una volta che vi sopraggiunsi, per poi concludere in bellezza decidendo di andar dalla parrucchiera a farmi bionda. La ragazza del salone, del quale locale, teneva la proprietà, dai ricci scuri e con i lineamenti del viso dal sapore mediterraneo, a questa mia richiesta ferma, sbottò alquanto perplessa sul risultato finale che avrei voluto ottenere. Sarò dunque io a farle impugnare pennello e colorante, per doversi alla fine smentire lei stessa su quello di cui era certa.

Di seguito a quattro ore ininterrotte dentro al suo negozio, per potermi sottoporre a questa mia trasformazione da castana a definitivamente chiara – fortunatamente quel giorno ero stata l’unica sua cliente – ci salutammo, noi, al termine, belle e contente entrambe del tutto. Conseguentemente, mi fiondai in un ristorante poco lontano da questo posto, per poter inaugurare il mio nuovo look, ordinando verdure grigliate e al forno in modo da non dover rinunciare sia al gusto che alla linea… Ma giunta alla “Brasserie”, irruppi in un ambiente di camerieri impettiti, che al mio arrivo, sghignazzarono fra di loro divertiti del mio “lume da Archimede Pitagorico” in testa; percepì che non dovessi stare molto bene, in quanto quella tinta, era stata forse un po’ troppo accesa, per l’incarnato del mio volto di tipo caucasico. Perciò una volta arrivata in albergo, mi precipitai in camera per studiarmela meglio davanti allo specchio, trovando che effettivamente fosse stata un filino fin troppo uniforme: “avrebbe dovuto essere stata ammorbidita con delle nuance beige, perché non sbattesse così sulla mia pelle!”. 

Non posso mai dimenticare, come al mio ritorno in hotel, l’albergatrice della mattina, era rimasta un po’ stranita, per qualche istante, nel dovermi riconoscere, per potermi dare lei la chiave della camera, e senza mai essersi pronunciata in qualche modo al riguardo con un qualche commento. Per quest’ultimo accadimento, rievocai nuovamente alla mente, la mia mafia, benché stavolta era alquanto improbabile una sua correlazione; anche se a ben pensarci, alla parrucchiera in negozio suonò una o due volte il telefono, rispondendo ella ogni volta: “Sì …!” e nient’altro, ad un paio di domande che qualcuno le doveva aver posto, ma solo emettendo appunto questo monosillabo, come se qualunque persona che vi fosse stata dall’altro capo del filo, l’avesse magari preventivamente ammonita dal parlare ulteriormente in mia presenza, da déjà vue; salvo però la cosa, che qualsiasi conversazione in quel negozio molto piccolo, la potevo monitorare al suo pari, altrettanto facilmente, non essendoci stato infatti nessun’altro all’infuori di noi due. Va tuttavia detto, che il mio capello è per sua natura molto ribelle, mutando esso di colore, nonché di volume, a seconda del carico o meno di umidità che c’è nell’aria, e che per questo motivo risultava piuttosto precipitoso fare delle congetture in merito a priori: non mi restava altro da fare, che aspettare di vedere in che modo sarebbe cambiato nelle ore successive, prima di dover arrivare ad eventuali considerazioni in tal senso.

Nel mentre che mi illusi sulla più o meno circostanzialità di questo fatto, all’indomani presi a marciare verso le agenzie immobiliari delle case vacanze di Cervia, Milano Marittima e dei Lidi di Classe o Savio. In una di Milano Marittima, vidi quella dei miei sogni a due piani con ingresso indipendente e giardino per un totale di 8000 euro, con le utenze escluse per un periodo di sei mesi (da aprile a settembre), e che era stata “ok” sia per poterci lavorare, eventualmente (se questo lo avessi voluto continuare a fare) che per riposare semplicemente, oltre ad essere stata molto bella in generale per il suo contesto tutt’intorno: solo dimore signorili e strade tranquille.

Purtroppo però una persona a me davanti che l’aveva vista per prima, indecisa per il suo garage mancante, me la lasciò in stand by la suddetta proposta immobiliare; sebbene il tipo dell’agenzia, che assomigliava vagamente a Flavio Briatore della Formula Uno, me l’avesse già assicurata al 90% dicendomi di risentirci due giorni dopo, che feci passare ma senza mai da lui venire più contattata, come d’accordi. Spazientita lo chiamai quindi al termine io, imbattendomi continuamente nella segreteria del suo cellulare; quando vi riuscii finalmente di raggiungerlo nel segnale, ebbi la conferma certa di un suo presunto coinvolgimento con la mia mafia,  a causa di una voce strozzata con cui lo ebbi a sorprendere nell’avergli dovuto chiedere una spiegazione del tutto per telefono, e tipica di chi viene colto in fragrante col dito nella marmellata: giustificandosi difatti egli con la scusa, il tal immobiliarista, che quel cliente incerto, alla fine se l’era poi presa lui. Di conseguenza, gli inviai un SMS di ritorno accusandolo di essere stato corrotto, e dove questi, non a caso, mancò puntualmente di rispondermi.

Nel frattempo me ne cercai un’altra di abitazione sempre a Milano Marittima, e che trovai stavolta in una struttura condominiale di recente costruzione, che pure questa, mi sarebbe dovuta essere accessibile a giorni, a detta della stessa segretaria dell’agenzia immobiliare; invece la proprietaria di questo alloggio, temporeggiò di giorno in giorno sino a maggio inoltrato (era il 15 di aprile, allorquando me la fecero vedere), nonostante fosse già stata pronta per essere abitata. Vi riscontrai quindi in seguito a quest’altro episodio, l’ennesima contestazione mafiosa, imprecando io pertanto all’agente immobiliare che era stata incaricata di farmela vedere e che aveva piu’ o meno la mia età; ma nella quale circostanza specifica, questa impiegata in particolare, si mostrò palesemente fuori da ogni coinvolgimento, al contrario della sopracitata proprietà, che si dimostrò, infatti, “bella omertosa” rispetto al tutto.

Riflettei a questo proposito, che la mafia piegandoti il mondo intorno, ti mette nella condizione in quanto vittima, di dubitare su ciascun fatto, strano, che ti viene ricreato da qualcuno, o su qualsiasi comportamento di persona inusitato che come atteggiamento ti può apparire sin da subito un po’ sospetto; purtuttavia, grazie ad una estrema lucida freddezza che mi appartiene dalla nascita, oltre che per il fatto che sono una ipersensibile, e di conseguenza percepisco cose che gli esseri normali, comunemente non arrivano a sentire, riuscivo al termine a venirne ogni volta a capo da tutte quelle stramberie che mi accadevano al tempo, scorgendone sempre la verità.

In quei giorni, in cui si erano svolti tutti questi episodi, mi accadde ad un certo punto che venni rapita, non tanto lontano dall’albergo in cui stavo pernottando, dalla presenza di un nuovo complesso abitativo di sei unità indipendenti fra loro: dei villini in pietra vista con dei giardinetti ad essi privati costituiti da piante verde e da gerani che li adornavano in una zona non propriamente “residenziale”, essendo situato a ottocento metri dalla stazione dei treni;

PARTE ESTERNA DEGLI APPARTAMENTI

ma volli però comunque poter sbirciarvi dentro ad uno di questi appartamenti, che era ancora libero, per farmene un’idea un po’ più chiara; e tanto di quello che allora vidi, ne rimasi incantata che mi impuntai per ottenerlo. Il contratto che era di sei mesi, prevedeva come spesa 6000 euro di tutto, con le utenze incluse.

PARTE DENTRO DEL MIO APPARTAMENTO

Così dal 20 aprile fino al 20 settembre 2006, iniziai un nuovo capitolo della mia vita al mare.

DIVERSE ALTRE FOTO DELLA CASA A CERVIA