GENESI DENUNCIA

                                                                                      Molinella, 10 novembre 2018

All’att.ne dei Carabinieri di Bologna

Oggetto: integrazione della querela sporta dalla sottoscritta medesima il 27/10/2018 negli Uffici del comando di Molinella e allegamento di altri documenti. FRONTALE DELLA QUERELA AD INTEGRAZIONE SPORTA A MOLINELLA

In aggiunta alla precedente di calunnia contro il Sig. Ariatti – uno psichiatra della Forense – che non mi ha mai visitato come sostiene e contro il Sig. Grilli per il medesimo reato, vorrei segnalare, quale persona informata dei fatti, in relazione particolarmente alla falsità asserita da parte di quest’ultimo ai Vs. colleghi di San Lazzaro sulla spranga che gli avevo chiesto di montarmi e che lui mi negò perentoriamente, al contrario di quanto riferito a Voi dallo stesso personaggio sopracitato, costringendomi quindi a doverlo fare io questo e soprattutto di tasca mia, anche se sostituendo solo la serratura della porta con una da un cilindro certificato, fu testimone dell’accesa sua contrarietà alla cosa Michele Ruzza; il quale è stato impiegato del SUNIA (un sindacato degli inquilini), a cui mi rivolsi, per incastrarlo oltre che  delle violazioni di domicilio che subivo da lui, anche per il suo subaffitto poiche’ mi estorceva molto denaro. Costui su delega del suo diretto responsabile, mi accompagnò un giorno di quelli in cui con il signore in oggetto mi vedevo una volta al mese per versargli l’affitto, allo scopo di avere la mia persona un testimone di suddetto fatto, visto che l’immobile era fra le altre cose di proprietà del Comune ed egli ne era un semplice intestatario del contratto di locazione con l’ACER (l’ente assegnatario delle case popolari dell’Emilia Romagna). Il sindacalista lo spacciai al signor Grilli per mio cognato avvocato, che della tal bella sorpresa che gli riservammo, questi, se ne contrarierà parecchio, non aspettandosi infatti proprio nessuno all’infuori di me a quel nostro appuntamento solito di noi due solamente, e facendoci di seguito i complimenti per la correttezza. Quindi, all’avanzata sua pretesa nei miei confronti, del canone dovutogli assieme alla mia promessa della restituzione delle chiavi di casa, il mese successivo come d’accordi, gli formulai a quel punto nuovamente la richiesta di farmi mettere all’uscio dell’immobile, la famigerata sbarra, perché al Sig. Grilli avevo già fatto presente che “qualcuno” me ne violava il domicilio, sperando con questa mia allusione a ignoti ad un suo atteggiamento di arretramento da quell’espugnarmi l’appartamento in modo coatto; se no, mi sarei vista costretta a prorogare ulteriormente la permanenza in esso. Infatti, in un anno che sono rimasta alloggiata dentro al suo immobile di proroga in proroga, nell’aumentarmi il sig. Grilli di tre volte l’importo dell’affitto (da 500.000 lire a 800 fino a 1.200.000) LETTERA DEL SIG. GRILLI DOVE MI PATTUISCE COME UNO STROZZINO L’IMPORTO D’AFFITTO, mi chiedeva ogni volta se avessi voluto condividerlo con lui in cambio di uno sconto sul prezzo; la quale offerta non l’accettai mai, perché del soggetto in questione non mi ero fidata dal primo istante che lo conobbi, tant’è che cambiai sin dal mio ingresso in detto appartamento, la mappatura semplice della serratura con una nuova, anche se era dello stesso modello di quella precedente, e che mi eluse ad un certo punto, inspiegabilmente senza alcun segno di effrazione, per infine averla dovuta sostituire appunto con una di un’altro tipo, ancora più sofisticato a Certificazione Europea dell’importo di 300.000 lire; durante il nostro colloquio alla presenza del rappresentante sindacale sotto mentite spoglie, gli chiesi quanto per caso lui versasse all’IACP (dal momento che avevo sentito da voci di condominio, che a dispetto dell’importo da estortore che mi chiese, costui ne dava all’ente assegnatario 97.000 lire), quando dallo stesso Grilli mi sentì inveire “Che non erano cazzi miei!”, alzandosi dalla seggiola del bar in cui ci trovavamo seduti ad un tavolo come per volermi aggredire fisicamente, tanto che il signore Ruzza intervenne per invitarlo alla sua moderazione. Poi gli strappammo la promessa da parte di Grilli, che me ne avrebbe disposto dell’uso di un elemento di protezione d’interni da me richiesto, almeno per l’ultimo mese che avrei fatto lì, cui dovette accettare remissivo per la partecipazione all’incontro di questa terza persona, e che ovviamente non mantenne, essendo stata infatti costretta al termine ad occuparmene la mia persona come gia’ detto, al fine di cercare di mantenere un minimo di privacy fino all’ultimo pur non riuscendoci perche’ continuo’ ad entrarmi in casa; e per giunta dovendomi persino lavare ad un certo momento con l’acqua fredda perché il Sig. Grilli, fece in modo di farmi chiudere da un operaio dell’Hera il contatore del riscaldamento, quando si era già a ottobre e cominciava a fare freschino cosi’ da non poter io utilizzare la temperatura calda. DOCUMENTO SULLA CHIUSURA DEL CONTATORE DEL GAS A CASA DEL SIG. GRILLI. Dopo esserci congedati dal sig. Grilli chiesi al sig. Ruzza cosa ne pensasse di questo personaggio, con il sig. Ruzza rispondermi che nascondeva certamente qualcosa (si veda Capitolo 7: Testimone della subaffitanza). Me ne andai dalla sua casa il 30 ottobre del 2001 lasciandole le nuove chiavi nella buchetta ma non pagandolo per quel mese, poiché ero sicura di altre sue intrusioni anche in seguito all’aver fatto sostituire successivamente  la serratura; pertanto mi decisi di denunciare detto fatto alle Forze d’ordine preposte, che a postumi di appurate indagini attraverso la relativa documentazione da me fornita che lo inchiodavano del subaffitto gli fecero perdere al termine l’intestazione dell’immobile (Si veda Capitolo 6: Cenni sulla persona da me sospettata. Il sig. Grilli non mi contattò mai per restituirmi i soldi di quel lavoro di sostituzione del cilindro con quello della CISA al posto del vecchio alla sua porta di casa, come asserì dinanzi ai Carabinieri della brigata di riferimento DICHIARAZIONE MENDACE DEL SIG. GRILLI SULLA RESTITUZIONE DEL DENARO PER IL CAMBIO DI SERRATURA; mentre riguardo alla sua affermazione, che sarebbe stato contattato dai miei genitori per chiedere ad egli di starmi vicino, in quanto la sottoscritta medesima era affetta da disturbi mentali immagino di sì, conoscendo mio padre, invece per l’implicamento di mia madre a questo, dubito fortemente, essendo stata non a caso l’unica ad avermi difesa; benché al babbo avessi solo chiesto di dirgli qualcosa per indurlo a smettere di entrarmi in casa visto che faceva i suoi porci comodi, il quale mio papà, mi replicò in modo sinistro: “che d’altronde era pur sempre casa sua… “, ma che gli avrebbe comunque provato di parlare. E allorquando domandai a papà cosa il Sig. Grilli avesse poi risposto, lui mi dirà che gli avrebbe prima domandato: “E’ vero che lei entra in casa da mia figlia?”, con quest’ultimo rispondere in modo pacato: “naturalmente di no“, aggiungendo in una sorta di falsa premura nei miei confronti: “Non sapevo che Carla stesse così male?”, nell’aver probabilmente sondato a priori la conflittualità che c’era tra me e il babbo, con delle intercettazioni al telefono o altri sistemi di captazione ambientale, come delle microspie in possesso del Grilli; pur non escludendo comunque che questa cosa che ho sopra riportato sia una bugia del babbo, dal momento che ho raccolto la certificazione dei tre TSO che mi sono stati fatti, ove si annida sempre l’ombra di questo genitore a fare da tramite con le Istituzioni per la disposizione di trattamenti psichiatrici forzati nei miei confronti, in quanto con papà ho da sempre brutti rapporti. Il babbo, a sua volta, ha sempre negato ogni sua compromissione a tal proposito, che però lo smentisce di questa non propria veradicita’ anche un altro documento, poiché un giorno andò pure lui dai Carabinieri per denunciare una mia improvvisa scomparsa; e che era un allontanamento volontario dalla mia residenza per andare in un’altra città in una vera e propria fuga, sempre per colpa delle continue incursioni al mio domicilio da parte del sig. Grilli, dove mio padre nella segnalazione, avrebbe dichiarato al comando di San Lazzaro delle menzogne circa la mia salute mentale DICHIARAZIONE MENDACE DI MIO PADRE SUL MIO STATO DI SALUTE MENTALE. Infatti, sono andata in un U.s.l di Igiene mentale autonomamente per due anni 1998-2000 soprattutto per queste conflittualità famigliari di cui ho accennato, e poi non ci feci più ritorno perché con l’allontanamento definitivo da casa stavo finalmente bene; in un secondo tempo mi sono ritrovata costretta a frequentarla di nuovo per pura forzatura al regime sanitario inflittomi (TSO), subito dopo ad aver conosciuto questo stalker influente, e solo giusto per un mese dallo stesso, ovvero per il tempo necessario da consentirmi di slacciarmi dal Servizio di Salute Mentale, con tanto di refertazioni mendaci da parte degli operatori sanitari dell’organismo pubblico, in quanto non soffrivo affatto di paranoie o disturbi attinenti a questo fatto delle violazioni al domicilio da me segnalato, come scrivevano di volta in volta i Dottori. Pertanto anche nell’anamnesi psichiatrica ritirata sul mio conto, ho trovato molto inesattezze a questo proposito da parte dei vari psichiatri pubblici dai quali sono stata vista, che non avvalorano le loro diagnosi in autenticità; come del resto non la conferma in cio’ quella psichiatrica del Dott. Ariatti, di cui sopra, che in verità non è mai avvenuta, pur avendo costui saputo fornire alla Procura, il giorno esatto in cui costui sostiene di avermi convocato. Esso era difatti quello del mio trentesimo compleanno che ho festeggiato con la mia famiglia, dove alla sera siamo andati tutti quanti a mangiare una pizza al “Casale” di San Lazzaro di Savena (foto al menu della tendina “massaggio a piuma e digito-pressione”), ma dove però ho solo i parenti come testimoni di questo, quale prova della sua infondatezza pur potendola contestare essa, comunque però nel suo stesso contenuto della perizia medesima, quando dice: “che vorrei andare in America, perché non ne posso più di andare coi pakistani in quanto puzzano…”, dato che la sottoscritta per gli stessi ha un’autentica avversione per non “esserci andata anche a letto”, e conclamata cio’ dal secondo Tso che mi è stato fatto a Molinella, a detto merito, dove da questi mi vidi molestata con degli odori nauseabondi da loro prodotti, dopo essere stati corrotti proprio per questo, con per come oggetto del mio internamento delle diatribe condominiali da parte delle forze pubbliche che non mi soccorsero affatto alle mie segnalazioni di loro intervento; pertanto è escluso nella maniera più assoluta che la stessa sottoscritta  abbia mai avuto con tali stranieri dei rapporti sessuali di natura mercenaria. DIAGNOSI PSICHIATRICA MENDACE

SOTTO I JPG DEGLI ATTI FALSI DEL DOTTORE ARIATTI E CHE HO RITIRATO AL CASELLARIO GIUDIZIARIO MOLTI ANNI DOPO LA LORO PRODUZIONE, DI SEGUITO A UNA QUERELA MOSSAMI DA UN CONTROLLORE DEI TRENI NEL 2018, E CHE ERA STATA ARCHIVIATA PERCHE’ SAREI RISULTATA AFFETTA DA DISTURBI PARONOIDI:

Ultimo capoverso dell’atto sopra: “Dalla cartella clinica del Servizio Psichiatrico… risulta che la signorina Zandi è entrata nel “circuito” psichiatrico nell’estate del 1998 a seguito di segnalazione proveniente dai familiari”.

TRASLATE CARLA ZANDI: Ero entrata da sola e nel 1999, me ne ero anche già data a gambe levate. Poi dal 2001, iniziando a venire violata nel mio domicilio, avevo chiesto a mio padre di mettersi in contatto con il mio stalker, ma lui non lo fece, così, provai di mettermi in contatto nuovamente con il CSM di Budrio, perché lo facessero loro, ma anziché mediare tra me e lui, questo organismo, si fece incetta della produzione di atti falsi sul mio conto, mentre il mio papà lo richiamarono ciclicamente nelle riunioni dei genitori dei pazienti, anche se io non vi facevo più parte dello stesso, perché attraverso di egli, sembrasse che la mia persona continuasse a venire seguita dai suoi operatori. M – A – F – I – A!

Sempre riguardo alla più o meno fedeltà del Sig. Grilli su quanto da questi dichiarato ai Carabinieri e relativo alla macchina che possedesse, anche qui ha mentito. A tal proposito, vorrei precisare che nell’andare a fare due chiacchiere col tabaccaio di via Fondazza nel 2001, dove sapevo che andò a convivere con la compagna nel frattempo che allocava a me quello intestatato a lui di immobile in via Abramo Lincoln, e che era un ragazzo sulla trentina d’anni, alto e normolineo dai lineamenti fini e la pigmentazione chiara ma di cui non ricordo le generalità, quest’ultimo mi espresse anch’egli delle perplessità sul conto della figura del signor Grilli: mi disse, infatti, che gli andava a prendere ogni giorno le sigarette, però che sembrava una persona fin troppo schiva e riservata. E nella quale conversazione con il tabaccaio saltò fuori pure che il Sig. Grilli avesse posteggiate nelle vicinanze della sua tabaccheria, due macchine diverse dall’utilitaria dichiarata, con le quali l’avevo intravisto io stessa a guidare: un Audi e un Porche, che erano dell’altre automobili da cui mi sentivo spesso pedinata attraverso dei testacoda fragorosi, sbucandomi improvvisamente alla mia vista a bordo di queste, da qualche anfratto di strada fuori da San Lazzaro al solo scopo di inquietarmi; oltre ad essere stata seguita da quella famosa che segnalai a suo tempo al comando del paese dove ero andata ad abitare, e che era un bmw grigio metalizzato targato bc450ww, e che mi faceva invece la ronda unicamente lungo la via della mia abitazione e dintorni di San Lazzaro e che apparteneva al Sig. Fini DICHIARAZIONE FALSA DEL SIG. FINI AURELIO. (Si veda il Capitolo 8: Una sentinella), il Sig. Grilli per andare al lavoro si faceva vedere con quella denunciata ufficialmente in Caserma: una Fiat Regata. Di fatto però è stato sorpreso da me e dallo stesso commerciante di via Fondazza a guidare queste autovetture di un valore ben superiore al reddito da lui dichiarato per poter continuare a farsi dare una casa del comune, che dimostra altre torbidità di questo individuo nell’intera vicenda (si veda cap. STALKER).

A conferma di ciò, nell’indagare ulteriormente di persona sul personaggio in oggetto di cui avevo non poche perplessità sia in merito alla sua anagrafe che allo stato civile sin dall’inizio, provai di chiedere a qualche garagista se avevano mai visto qualche automobilista parcheggiare una Porche nella propria autorimessa per poi infine fare il suo nome; e al termine approdai in un uomo di circa mezz’eta’ che lo aveva questo garage, nella zona ravegnana del centro storico di Bologna:  il quale, mi rispose prima di sì sorridendomi rilassato, ma non appena gli ebbi ad incalzare se per caso conoscesse un certo Renato Grilli, lo stesso garagista s’impietrì tutto ad un tratto con uno sguardo di terrore.

E preciso inoltre che dopo aver perso il mio lavoro, poiché questo signore cominciò a danneggiarmi agli arredi in casa mia a San Lazzaro anche quelli nell’abitazione di qualche mia cliente, dove svolgevo giust’appunto delle pulizie, soprattutto nell’abitazione di una in particolare che venne convocata dai Carabinieri insieme ad altre, la signora Ginoble, quest’ultima a questo proposito dirà il falso. Difatti, asserì che non aveva mai rilevato niente di anomalo su degli eventuali danni, mentre invece un giorno che le chiesi se avesse notato “per caso” anche lei degli smacchi sul suo lavello della cucina che sembravano aumentare di settimana in settimana, ella mi rispose di sì. In un secondo tempo, quindi, andrò dalla stessa mia cliente per dirle che interrompevo i nostri rapporti di collaborazione, perché quei segni famosi nella sua cucina erano stati prodotti dal Sig. Renato Grilli che già me li faceva a casa mia e nell’uguale dimensione dei buchini rinvenuti al mio domicilio, attraverso un oggetto acuminato. Non a caso mi era scomparso dal mio kit del tapis roulant che tenevo in casa una specie di vite a punta che era proprio dell’identica misura della matrice dei fori prodotti. L’inquilina a muro con la mia cucina, che era una donna anziana di novant’anni che viveva con una badante giovane di origine filippina, che però è già morta la proprietaria di quel appartamento ad angolo col  mio di allora, per poterlo testimoniare suddetto fatto,nel chiederle un giorno se avesse per caso sentito dei rumori a questo riguardo, mi rispose di sì e che pensava fossi stata io a produrli DENUNCIA DI VANDALISMO IN CASA MIA; quando, in verità, allora mi trovavo ancora fuori per lavoro. Ad ulteriore testimonianza del tutto, nel mio condominio di San Lazzaro furono rinvenute tracce di mastice nella serratura svaligiare le abitazioni col metodo della colla della porta interna del condominio che dava accesso alle cantine del condominio e dei garage per ben due volte,perché l’intruso potesse introdursi dall’esterno senza essere mai visto da nessuno, come già faceva precedentemente per entrarmi nel proprio che mi subaffitava;oltre alla questione di averlo riconosciuto, io stessa, il tal Sig. Grilli dentro lo stabile di via della Repubblica, una mattina che misi una spranga alla mia porta nell’allontanarmi un attimo dall’operaio che mi faceva il lavoro per andare giù dalla rampa delle scale.E in cui lo intravvidi a due piani sotto di me dove lungo la sbarra di scorrimento a lato se la defilava fin all’interrato alla chetichella, poiché gli riconobbi la mano dalle nervature accentuate e le dita affusolate assieme alla sua giacca blu stile k-way arricciata ai polsi che scivolava silenzioso sempre più in fondo DICHIARAZIONE DELLA COMPAGNA DEL SIG. GRILLI CHE TESTIMONIA LA PRESENZA NEI DINTORNI DI CASA MIA DEL SUDDETTO SUO COMPAGNO(nell’immagine sopra, in fondo ai portici dove c’è un albero, ad angolo s’interseca la via Venezia, dove la compagna del Grilli testimoniò che egli si trovasse spesso lì perché vi abitava la sorella di lei; la quale cosa dell’estrema vicinanza alla mia abitazione, è una bizzarra coincidenza a mio avviso, la quale cosa testimonia anche che il Sig. Grilli si è avvalso anche di complici al tutto). SOTTO LE DICHIARAZIONE DELL’ALLORA ATTUALE COMPAGNA DEL SIG.RE RENATO GRILLI, CHE CONFERMANO IL FATTO DELLA PRESENZA DEL MIO STALKER, VICINO A CASA MIA.

Ma non ne feci mai rapporto perché avevo capito che intorno a me c’era qualcosa che non andava ed ero una ragazza completamente abbandonata a sè stessa, e che per giunta non veniva creduta da nessuno; sebbene l’altro vicino della porta accanto – il Sig. Vitale – (credo si chiamasse), mi faceva capire di vederlo che mi entrava in casa di nascosto, gesticolando con la mano una sorta “d’inciucio” nell’alludere ad una mia presunta relazione con questo uomo che mi violava il domicilio che doveva avvenire secondo lui in gran segreto, allorché con egli mi incrociavo sullo stesso piano; ma che in verità sottendeva una sua pure complicità a quel disegno assurdo, visto che contemporaneamente a tali eventi cominciarono da fuori dell’appartamento del Sig. Vitale a sprigionarsi degli odori nauseabondi che mi entrarono fin dentro la mia abitazione, tanto da lamentarmene con la mia proprietaria (le famose fiale che il Sig. Grilli aveva già usato come espediente in casa sua per molestarmi inizialmente). La Sig. Ginoble, di cui sopra ho accennato, quindi, mi sgriderà perché pur sapendo di questo matto che mi tormentava, avevo permesso che gli entrasse anche al proprio domicilio, convivendovi durante il mio lavoro lì, la figlia di 18 anni che doveva fare la maturità in quel anno; e sentendomi da lei redarguita a tal riguardo per la mia sìdetta presunta incoscienza; di conseguenza non ci andai più. E non, come dice sempre costei che avrebbe provato di contattarmi molte volte insieme al marito di lei per saper che fine avessi fatto, e che secondo loro non mi presentai ancora perché non volevo lavorare DICHIARAZIONE MENDACE DA PARTE DELLA CLIENTE IN CUI CONSTAI IL VANDALISMO IN MODO CERTO. Quanto asserito invece dalla famiglia Landi e cognata, e dalla famiglia Cescon mi sono resa conto che è vero: infatti, se avevo fatto dei micro danni dando alla colpa al mio stalker o ne avevo notato altri che credevo fossero di natura vandalica mentre al contrario c’erano da tempo, era dovuto allo stress di saper che frattanto pulivo ad essi la casa, qualche d’uno da un’altra parte me la rovinava a me, avendolo per l’appunto riscontrato questo mio problema da qualche mia cliente, come la sig.ra Ginoble, della cui dichiarazione mendace sopra. DICHIARAZIONE DELLE TRE CLIENTI DA ME SEGNALATE DOVE ANDAVO A FARE DELLE PULIZIE IN CUI RISCONTRAI IL VANDALISMO DEL SIG. GRILLI.

DA QUI LO DEVO METTERE A POSTO…

E aggiungo inoltre, che da parte dei Carabinieri di San Lazzaro venni intimidita ad un certo punto che se avessi proseguito a disturbarli per questa vicenda, in quanto le indagini erano state fatte ma con esito negativo, “mi avrebbero fatto loro del male sul serio”. Sono invece certa del fatto, che lo stesso Grilli veniva informato da qualcuno di quella brigata dei momenti in cui erano in corso le indagini, per non farsi cogliere con le mani nel sacco al suo interno. DICHIARAZIONE DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA SULL’ESITO DELL’INDAGINE

Di conseguenza, fui costretta dopo una prima fuga fallita a Lucca poiché venni braccata pure là (alloggiai in un residence appartenente ad una famiglia che mi abitava vicina, in cui rinvenni nella mobilia dei graffi provocati da delle chiavi che la proprietaria mi aveva dato, e dove dalla stessa mi fu confermato che effettivamente prima non c’erano nel chiederglielo), a tentare di riprovarci stavolta più lontano di seguito alla minaccia dei Carabinieri, fuggendo, quindi, in America. E che il Sig. Renato Ariatti, stilò la sua falsa perizia nel settembre del 2003 che lo stesso mese dell’anno dopo ero già partita per il nuovo continente. Quando mi ritrovai laggiù venni dirottata con l’inganno in un centro detentivo perché alla dogana ai cui funzionari chiesi aiuto, essendo stata taccheggiata fino all’aeroporto da due uomini insieme ad un terzo, alto e mezzo stempiato con un codino, che riconobbi quest’ultimo come uno dei tanti personaggi che mi molestavano nella mia città solo una volta a bordo dell’aereo, un doganiere mi disse di fare così. Il quale soggetto doveva essere stato certamente un compare del signore Grilli poiché costui lo avevo intravisto appunto in un altro contesto a Bologna nel quale venni disturbata. Difatti, nel dover cambiare casa per il recesso dal contratto d’affitto di quella a San lazzaro che l’amministratore mi aveva costretto a chiedere al termine, lamentando da parte di certi inquilini dei rumori che non facevo affatto, in quanto secondo me fu coinvolto anch’egli, ne presi in locazione nel frattempo un’altra in via San Felice;  e dove allorquando vi presi alloggio in questo posto, mi accadde che nel momento preciso in cui vi uscivo per andare a fare la spesa, scorgevo sulla strada uno strano tizio appoggiato in piedi ad un camioncino che mi fissava dritto negli occhi senza mai distogliermeli di dosso, e che era lo stesso signore che si trovava in aereo con me; per poi al mio ritorno da fuori rinvenire che ignoti si erano introdotti al suo interno, sentendo provenire un’acre odore di urina che prima di andare fuori non c’era certamente, con l’oggetto del crimine alla parete che levavo via subito. Questo episodio si è reiterato per il numero di giorni in cui vi ho abitato lì, per cui se lo lasciavo incustodito all’altrui barbarie anche per poco tempo, puntualmente che poi vi ci rientravo in esso me la ritrovavo la chiazza gialla al muro ad impregnarmi l’aria, finché non mi decisi di scappare. Pertanto all’ufficio della dogana mi fu detto che se volevo la protezione dell’America dovevo accettare di farmi ufficialmente arrestare, sebbene fossi regolare, così da potermi portare gli officer incaricati in un centro per immigrati teoricamente per ragioni di sicurezza. Solo una volta qui venivo a sapere che non era vera questa cosa nel contattare da dentro l’Elisabeth Detention un’avvocatessa, la quale mi disse, infatti, che avrei potuto richiederlo il diritto di asilo tranquillamente dall’esterno. Ma a trappola scattata che mi ritrovai ormai rinchiusa contattai anche il Console, che mi confermerà la stessa cosa, ovvero che avevano commesso un’infrazione e che mi sarebbe venuto a liberare l’indomani. Contrariamente fece passare una settimana, lungo il cui periodo venne corrotto pure lui per farmi rimanere imprigionata al suo interno un mese intero. “Procedure burocratiche” mi disse alla fine per giustificarsi. E allorché gli feci presente che la mia intenzione era quella di voler restare in America, lo stesso console smontò tempestivamente questa mia intenzione, dicendomi che aveva nel frattempo contattato le Istituzioni Italiane che si sarebbero predisposte a mio sostegno, pur di convincermi a ritornare indietro. Infine, per snellire le pratiche mi promise che avrebbe cercato di presenziare il giorno dell’udienza per il mio veloce rimpatrio, e, invece, non si presentò affatto; ma dinanzi ad un giudice donna che per tre volte mi chiese se era mia intenzione rimanere in America durante la “court” come la chiamano loro, nell’averle dovuto spiegare la situazione imbarazzante nella quale mi trovavo, le dissi per lo stesso altrettanto numero di volte di no. Questo perché all’interno del centro detentivo c’erano diverse persone, che da diversi mesi stavano lì dentro nell’attesa di ottenere dalla giurisdizione americana il permesso di soggiorno, attraverso varie udienze; ma avendo subito delle molestie pure qui, decisi di fare marcia indietro per non subirne delle nuove, visto i tempi tecnici per le relative autorizzazioni all’ingresso del Paese. Sarebbe curioso sapere dove il Sig. Grilli, si trovasse lui durante il mio soggiorno in America, dal momento che laggiù mi erano successe certe cose in detenzione che avevo riscontrato anche nel mio appartamento (vestiti rovinati e lividi alle gambe con un forino da puntura al centro dell’ematoma, e dove una dottoressa di San Lazzaro con cui mi consultai all’epoca dei fatti mi aveva confermato si trattasse di un’iniezione, ma che ritrasse come parere in un secondo tempo nel ritornarci da ella per chiederle la sua testimonianza medico legale in un’eventuale causa penale: la dottoressa Cristina Colombo). Inoltre,  prova che in questo posto fui letteralmente imprigionata, ne esiste una e che consiste in un foglio che mi diedero all’interno dell’Elisabeth detention, e in cui si evince che dal giorno dell’udienza non devono passare 7 giorni esatti dalla sentenza sia di espatrio che rimpatrio nel proprio paese di provenienza; e il quale documento informativo lo danno a ciascuno dei detenuti al loro ingresso. Però avendo avuto una rogna con una detenuta di colore molto litigiosa che mi fece cadere a terra da una sedia, fui rinchiusa in una cella di isolamento per due settimane, benché fosse stata questa persona ad avermi importunata, dopo che cioè avevo ottenuto il permesso di rimpatrio da parte del giudice; ma nessuno da dentro la piccolissima cella in cui venni rinchiusa e che aveva giusto uno spioncino come finestra sul mondo con una officer che mi teneva la guardia, mai mi disse qualcuno cosa stesse succedendo. Chiesi di parlare con l’officer Taylor che si occupava dei rapporti delle detenute con gli organi di giustizia, la quale sin dal principio mi parlava in inglese molto velocemente affinché non la comprendessi; e allorquando le chiesi spiegazioni di questo prolungamento temporale nella detenzione, mi rispose in modo sbrigativo e astioso che il mio caso era diverso, e che quello era appunto nel nome di un eccezione. Quel foglio però l’ho lasciato in America, ma è comunque un documento che danno a tutti e che volendo ci si può procurare a livello di indagine Internazionale. Di ritorno in Italia, una volta raggiunta la dogana e in cui mi avevano detto di passare dall’America, l’impiegata dello scalo di Malpensa non sapeva niente di ciò che doveva fare con me; e nella quale circostanza l’ho vista prendere in mano il telefono che mi era a davanti a chiedere a qualcuno il da farsi; ma una persona dall’altro capo del filo le deve aver detto delle falsità sul mio conto, visto che la doganiera di Milano Malpensa ad un bel momento l’ho sentita dire a voce alta come se non la potessi comprendere: “Sì, in effetti è strana la ragazza!”, in quanto secondo me la stavano corrompendo in tempo reale. La stessa donna non appena ebbe chiuso quella conversazione, mi disse di andare all’unità di Pronto Soccorso dell’infrastruttura aeroportuale perché presto mi sarebbero venute a prendere delle persone per riportarmi a Bologna. Invece era una scusa per organizzare nel frattempo un TSO; a convalida di questo, poco dopo ritornò per comunicarmi che siccome fosse ormai troppo tardi (erano otto ore che stavo all’aeroporto di Malpensa), mi avrebbero accompagnato con un’ambulanza poiché non erano riusciti a trovare altro per condurmi nella mia città. Pertanto accettai di entrare in questo automezzo con l’inganno, pensando che mi avesse riportato a Bologna, mentre mi condusse a Gallarate, dove mi ritrovai davanti ad un ospedale al fine di riposare la notte. Capii che era stata fatta scattare un’altra trappola nel momento stesso che vidi la struttura ospedaliera, ma non avevo ancora ben chiaro cosa volessero fare di me. Solo dopo essermi ritrovata dentro, venni a sapere che era stato disposto per la mia persona un trattamento psichiatrico da un dottore che non conoscevo. A questo punto chiedevo prepotentemente all’infermiere di farmi parlare con mia madre al telefono, la cui richiesta mi fu sì concessa, salvo non avermi dato modo di interagire con lei, la quale, infatti, non fece in tempo a domandarmi disperata che mi aspettava altrove: “Ma dove sei andata …”, che la comunicazione da parte dello stesso operatore infermieristico mi venne interrotta bruscamente per poi siringarmi contro la mia volontà con un potente sedativo.

Penso, dunque, che dietro a questo primo TSO che mi è stato fatto, ci sia la figura del dott. Ariatti perché egli ebbe a stilare quella perizia mendace molto tempo prima al mio ingresso in America, con la collaborazione di mio padre che pur avendo sempre negato la cosa, dalla certificazione della mia anamnesi appare evidente la sua intercessione (allego documenti e una rubrichetta del babbo di tutti i numeri telefonici delle Istituzioni nel suo rapporto col loro e con quelle Americane per il mio caso RUBRICHETTA INQUIETANTE DI MIO PADRE SUI VARI NUMERI DELLE ISTITUZIONI NEL LORO RAPPORTO COL MIO CASO 1°PARTE/2°PARTE/3°PARTE/4°PARTE). E che dietro anche agli altri due che mi hanno fatto successivamente ci sia stato sempre lui, della cui sua solita interdizione nei miei confronti la mia mafia si è fatto incetta.

Invece della prova che il signore Renato Grilli sia un mafioso, ho raccolto diverse informazioni al riguardo da dei clienti con certe conoscenze, che iniziai a frequentare quando mi prostituì per la perdita del mio lavoro perché a Molinella i miei stessi genitori non volevano che ritornassi, in quanto la sorella minore doveva studiare all’Università e non gradiva la presenza della mia persona a casa (anche per questo fatto ho un testimone che ha sentito col vivavoce una conversazione al telefono con mia madre che me ne negava il rientro – l’ingegniere Rino Rocchelli dove andavo a fare delle pulizie in via dello Scalo e che per questa ragione mi ha poi anche ospitato alla pari; ma ne possiedo prova scritta anche dalla mia anamnesi psichiatrica in cui la mamma lo confermò all’U.s.l di Igiene Mentale di Budrio che lo redigeva nero su bianco questo fatto che non mi voleva a casa con lei, ancor prima che io incontrassi il Sig. Grilli). I cui miei clienti mi dissero appunto che faceva parte della mafia del Nord; e sempre del fatto che egli fosse un mafioso ne ho avuto la dimostrazione per aver avuto con lui un’altra esperienza personale in questo senso: un giorno del 2002 che mi comparve alla mia vista improvvisamente per provocarmi apposta, in quanto allora mi stava letteralmente rovinando la mia nuova abitazione a San Lazzaro ogni giorno di più che me ne violava il domicilio, e dove al termine ci azzuffammo per strada in via Amendola di seguito ad esserci imprecati l’un l’altro. E in cui ad un certo punto costui griderà: “MI VUOLE UCCIDERE”, frattanto un cordone di persone si era assiepato intorno a noi, con qualcuno che quindi mi disse: “MA LEI E’ MATTA!”, mentre io rispondevo: “MA E’ UN MAFIOSO!”. Quando una voce si levò tutto ad un tratto dalla folla enunciando: “CHIAMIAMO LA POLIZIA!”, che questi si rialzò da terra fugacemente per darsela a gambe levate con io incalzare ai presenti in una sorta di conferma evidente sotto gli occhi di tutti: “VEDETE CHE E’ UN MAFIOSO!” Che la stessa gente impaurita da quella conclamazione, scioglierà le righe per filarsela a sua volta.

Solo una volta che ero ritornata nel mio Paese dall’America, capii però chi fosse stato ad aver dato mandato fino a quel momento allo stalkeraggio nei miei confronti da parte di questo collaboratore di mafia con la corruzione delle Istituzioni; e del cui nome di un politico di rilievo internazionale feci un pomeriggio del 2004 menzione ad alta voce alla presenza di certe persone vicino allo sportello d’ingresso della Procura, dicendo a voce alta che in Italia comandasse per l’appunto costui per avermi addirittura corrotto al termine persino gli States. Nell’uscirne fuori dall’edificio subito dopo, mi recherò alla ex pasticceria di fianco per prendere un caffe’ dove tra una decina di avventori, una barista dell’Est di circa vent’anni molta bella dirà abbastanza forte ad una sua collega perché tutti la sentissero bene compresa la sottoscritta : “Chi è la ragazza alla quale dobbiamo fare il caffè cattivo?

Il nome di questo politico lo dirò un giorno ad inchiesta che verrà eventualmente aperta al fine di tutelarmi nell’incolumità, e in cui egli per fare silenzio sull’intera vicenda mi fece quindi perdere sistematicamente ogni lavoro pulito che provavo di ottenere come l’addetta mensa in Polizia di via Casarini, e tanti altri mestieri successivi dove procederò in tempi brevi a sporgere una denuncia più esaustiva, contemporaneamente ad ottenere di farmi anche fare diversi TSO attraverso l’accesa conflittualità con mio padre per interdirmi ulteriormente.

Termino definitivamente precisando che a causa del peggioramento delle difficoltà cognitive di mia madre oltre che per la mia disoccupazione incipiente, sono stata già come in altri precedenti contesti abitativi a questo (in via Pasquali Alidosi con testimone Ezio Maggio che mi ospitò, e in via dello Scalo a Bologna dal già citato Rino Rocchelli, ma come pure in diversi altri) con la relativa massoneria a suo seguito perché non venissi creduta da nessuno, molestata progressivamente da inquilini e persone esterne su corruzione (da diverse segnalazioni che ho prodotto ultimamente in questo paese alle Autorità competenti) con il solo scopo di organizzarmi un altro trattamento psichiatrico forzato e rimettermi di nuovo in silenzio attraverso “sempre la buona anima di mio padre“; tutto ciò per l’evidente ragione che durante i lunghi diciannove anni di continue ritorsioni mafiose a mio danno, sono diventata oltre che vittima insieme testimone.  Particolare la mia testimonianza in questo senso è quella su Cevenini, il consigliere comunale che si sarebbe suicidato buttandosi giù da una torre della Regione in Viale Aldo Moro, perché successivamente all’episodio accadutomi in pasticceria vicino alla Procura, di ritorno a questo una mattina avrei detto in un altro bar del centro che secondo me, lo avevano fatto ammazzare gli uomini di un certo politico per fare andare su l’attuale sindaco perché lo rappresentasse in questa città. E quello stesso giorno a distanza di tre ore l’uno dall’altro, mi tagliarono la strada sia l’uno che l’altro dei due personaggi sopracitati, dove il Primo Cittadino bolognese mi guardò con uno sguardo ostile (Si veda Capitolo 1.1 In sintesi).

Ma oltre a questa testimonianza, ne porto molte altre di persone che sono state ammazzate e andati sui giornali per mandato dello stesso personaggio influente, che ho snidato dai suoi intrighi per mezzo dell’arma massonica a lui tanto preziosa e comune a tutte noi sue vittime, dalla quale sono state appunto investite pure queste; e che io ho potuto studiare meglio su di esse perché con occhi lontani dal mio cuore come vicende, nei bar dove andavo per leggere il giornale quando si parlava di loro, avendola la medesima diavoleria subita anch’io attraverso certi avventori corrotti che la incarnano (dal caso Cogne, a quello di Pantani, fino al remoto stragismo degli anni ’70 – 90 c’è sempre dietro il politico in questione); di conseguenza, da quando sono ritornata a stare con la mamma qui a Molinella che sono ormai quattro anni, vengo continuamente molestata oltre che da un ragazzo in bicicletta – Mirco Giacometti, il suo nome -, che mi sbuca da ogni luogo del paese in cui mi sto dirigendo,

I video sopra sono riferiti al periodo di novembre 2022: dove dimostro che a Molinella, continuo a venire braccata sotto l’egida del Comandante dell’Arma – il Sig. Caruso – demandato da Bologna, a mettermi a segno delle altre molestie, per mezzo di diversi molestatori: dai miei inquilini (si veda Cap. PROCESSO NEI MIEI CONFRONTI DA PARTE DI UNA EX INQUILINA, DEL MIO CONDOMINIO, CHE MI E’ STATA CORROTTA PER QUERELARMI DI UN REATO CHE HO SUBITO IO DA LEI, INSIEME AL SUO TEST.) ad altri fuori (si veda Cap. Stalking a Molinella da parte di un tiratore in particolare, e da altri molestatori con disagi sempre diversi).

lanciandomi qualcosa da lontano e che mi getta in uno stato di disagio psicofisico, pure anche da altri soggetti; il quale matto, lo avrei incastrato per ben due volte con un filmato attraverso la telecamere del comune in cui mi si appostava dietro dell’edificio da qualche parte per aspettare che uscissi in balcone e colpirmi con l’arma misteriosa, ma dal cui impianto di videosorveglianza però non si vedrebbe bene in quanto secondo il Maresciallo Caimmi è mezzo rotto, senza che però da parte dell’amministrazione comunale ci è mai stata la volontà frattanto di sostituirla in modo sollecito con una nuova, a differenza di quelle che sono state già fatte mettere di zecca invece in tutto il resto del paese da parte dello stesso sindaco, Dario Mantovani. Il tutto, secondo me, per non farmi avere questo fatto come prova, ed insieme a ciò perché io continui frattanto a subire molestia perché prima o poi “sbrocchi” al fine di reprimermi; lo stesso Primo Cittadino, infatti, mi aveva promesso fra le altre cose, a titolo di un suo discredito in questo senso, che nell’aprile del corrente anno avrebbe messo un rallentatore lungo la strada in Piazza Martoni dove abito, avendogli lamentato a queste molestie, quelle che ogni giorno io e mia madre siamo costrette a subire da molti automezzi e motorini che nel scivolare sotto le nostre finestre anziché rallentare per una curva ad angolo retto che si forma dove abito, vanno al contrario molto veloci e producono di conseguenza un  rumore assordante e mai me lo fece mettere in modo che dovessi accusare ancora per molto tempo il fragore dei loro motori. Ad integrazione dell’assodamento di questo mercenario che però non aveva sortito il mio cedimento al fine che mi potessero fare un altro TSO, da circa qualche mese mi è stata stretta ancor più la morsa con il coinvolgimento dei miei vicini di casa che mi fanno la stessa cosa di quest’ultimo, e con il quale si alternano ad arrecarmi molestia. E che sono: Enrico Sgoberti, Valentina Landi (l’assessore alla cultura), i due fratelli Bertocchi, Marica Liccari e suo padre Antonio. Essi quando entrano nelle loro autovetture, mi devono azionare con un piccolo  marchingegno che si tengono in una tasca la stessa arma da quale vengo colpita dall’altro molestatore assillante famoso, attraverso il cui rumore impietoso della portiera che mi sbattono, me ne comunicano lo sparo (ritengo che si possa trattare di un piccolo oggetto come il dispositivo per azionare l’apertura di  un cancello o di un’autovettura che si stringe in un pugno). Armi mafiose che dalla nomenclatura tradizionale non sono riconosciute. Recentemente dopo aver fatto ogni sorta di denuncia alle Istituzioni per chiedere aiuto, sono stata costretta a strapparmi l’attenzione dei parrocchiani della comunità molinellese durante una cerimonia religiosa, dove però il prete nuovo che era già stato corrotto pure lui per un’altra precedente molestia avvenuta qualche anno prima (ne feci denuncia l’ottobre del 2016 e in cui aveva fatto suonare di proposito l’allarme della chiesa per oltre un’ora che mi ero coricata a letto per una forte emicrania, perché mi si preparasse il terreno per un altro TSO che infatti mi fu fatto), me ne interrompeva prontamente la corrente dal microfono perché non filtrassi. E dallo stesso parroco non venivo più contattata per sapere quello che mi stava accadendo, tanto da esserci dovuta ritornare la mia persona pur conoscendo egli il mio domicilio,  dal cui suo vice ministro che mi apriva la sua porta mi diceva che non volevano ascoltarmi. Ad ulteriore testimonianza che in Piazza Martoni vengo sistematicamente molestata da vari altri fastidi, oltre quelli appunto dei rumori dei motorini anche dal chiasso dei ragazzi che alla sera in estate si ritrovano alla fontana per fare dei veri e propri schiamazzi oltre le 2.00 e le 3.00 di notte, e che non erano episodi di pura circostanza poiché il rumore era spropositato rispetto all’orario e alla dimensione cittadina del nostro paese, porto il nome della Signora Bigoni – la figlia della storica edicolante Giorgina – che abita nella rientranza vicino alla banca a fianco della chiesa San Matteo in Piazza Martoni con la quale volevo sporgere denuncia di ciò. Ma da costei c’è stato un arretramento all’ultimo momento per dei suoi problemi fiscali con la stessa Municipale inerenti a delle opere edili della sua nuova dimora, quello che mi paventò. Infatti, da parte del Comandante Pezzoli che ne era a capo della medesima, prima che andasse in pensione, c’era già stata una sua collaborazione con la mia mafia per arrecarmi disagio già in tempi remoti nei miei confronti (sin da quando ho abitato a San Lazzaro di Savena fino al mio ritorno a Molinella in via Cesare Battisti), pertanto al termine mi si organizzò qui il secondo TSO con la sua complicità (allego altri documenti); però di questo suo coinvolgimento al tutto non ne ho delle prove concrete, ma solo una mia personale convinzione da molti discorsi che da costui mi sono stati fatti, e anche per diversi movimenti che gli ho visto fare intorno alla mia persona; ma in virtù soprattutto dell’amicizia che lo lega con mia padre poiché la compagna di papà era stata sindaco di Molinella, e spesso andavano tutti quanti con lui a mangiare fuori insieme ai vari consiglieri comunali, e dove al comandante il babbo deve avergli rivelato in una sorta di finta premura nei miei riguardi che gli chiedevo di aiutarmi per alcune molestie che subivo delle falsità sulla mia o meno salute mentale; ma nella quale circostanza confidenziale al Capitano gli deve aver anche detto suo malgrado pure delle verità sul mio conto utili allo stesso per potersene servire da così farmi disturbare ancora di più attraverso questo mio genitore, al fine di un TSO. Non a caso il secondo trattamento psichiatrico che mi venne poi fatto qui nel mio paese, fu ufficialmente motivato con una menzogna in un documento che ho ritirato dall’anamnesi psichiatrica che mi attiene e che mi è scomparso dal mio faldone di documenti; ciò non credo sia casuale, poiché in esso si evince che pur di farmelo avrebbero asserito che l’olio ad aver buttato io giù dal mio balcone sulle lenzuola dell’inquilina corrotta del piano di sotto, era a temperatura bollente anziché ambiente; ma prima di questo, il Sig. Pezzoli dopo avermi fatto molestare in vari altri modi (dagli uomini dell’Hera che mi circondavano costantemente da fuori della mia ex abitazione in un modo esagerato quando pulivo la mia dimora che ne aprivo le finestre proprio in quel mentre, oppure se mi facevo la doccia nelle stesse condizioni, come anche da parte di tagliaerba se leggevo o studiavo) me lo vedevo poi a saltare fuori da qualche angolo di seguito alla molestia arrecatami sistematicamente che aveva ottenuto da parte sua di farmi gridare nell’imprecare alla corruzione fuori dalla mia finestra, per chiedere a qualcuno dei suoi chi fosse stato a fare tale schiamazzo, nell’aver ottenuto al termine appunto ciò da me! Della figura poco retta di questa persona porto come altro esempio lampante, la vicenda del carrozziere di Durazzo Paolo Calori che l’aveva accusato di abuso d’ufficio perché non le era stato pagato un conto da parte di un maresciallo; e nella quale circostanza si vide un bel giorno il Sig. Pezzoli e un Carabiniere sopraggiungere nella sua officina per fargli dei controlli dove lo ammonirono per alcune irregolarità, che il Sig. Calori perse la causa di abuso d’ufficio dei funzionari pubblici; come parlano ancora del suo comportamento non molto ligio, pura la vicenda dei tubi dell’acqua che si rompono di frequente e allagano per diversi giorni le vie di Molinella per farci pagare metri cubi in più: ad esempio quando da sotto casa mia (allego foto), per 4 giorni di seguito a cavallo del periodo delle festività dei morti e dei santi sempre nel 2016, un tubo fognario si ruppe improvvisamente da sotto il mio balcone facendone sortire molta acqua che imperversò dal cortile dei vicini fino alla strada della piazza nell’attonimento dei passanti che non videro alcun sollecito intervento da parte degli operatori dell’Hera; e prima di questo, allorché venne concesso il passaggio del giro delle cicliste internazionali per un tour del 2012 che prevedeva lo sprint finale lungo corso Mazzini quale termine di una tappa, in quanto il manto stradale era dissestato a tal punto da aver potuto cagionare degli incidenti alle stesse sportive (allego foto), tanto che noi spettatori ci guardammo pure lì un po’ basiti dal tutto senza che nessuno ebbe il coraggio di parlare (solo recentemente è stato in parte assestato dopo diversi incidenti di persone che si fecero male e che hanno fatto causa). Dunque a maggior ragione del tutto ritengo che ci sia sempre lui dietro ai nuovi disagi che sto subendo negli ultimi tempi (dal matto in bici, alle macchine ruspanti e ai motorini rumorosissimi sotto casa, fino alla new entry dei vicini di casa ad essere stati corrotti pure loro), insieme agli eterei netturbini (il sig. Bonora a Molinella, che è andato in pensione recentemente, l’ho sorpreso più volte a sbattermi la portiera del suo ape, nell’atto di cambiarne il sacchetto dell’immondizia proprio quando io aprivo una qualche serranda) che mi molestano da sempre, come ora anche da parte di alcuni commercianti del mercato del giovedì dove viene fatto lungo la mia via – Maio il fruttivendolo, uno fra i tanti – , e di certuni che hanno dei negozi nei quali quando ci vado per comprare loro qualcosa, si toccano sempre la faccia, i capelli e le mucose per poi darmi la propria merce (soprattutto alla Coop di Molinella e altri supermercati, da Tigotà alla Pila e da parte di alcuni titolari di tabaccherie e cartolerie dove mi faccio fare delle fotocopie o dei pdf) poiché ad essi gli è stato detto di comportarsi in questo modo;

Un esempio delle molestie di cui parlo che subisco nei negozi

ma la stessa cosa, mi  pare, che lo stesso Sig. Pezzoli deve aver coordinato come operazione o forse adesso sarà passato di mano all’attuale serafico Sindaco (o chi per lui) visto che il Capitano in questione, di recente, avrebbe appunto smesso di lavorare per andare in pensione (Questo paragrafo, l’avevo scritto diversi anni fa, quando ancora non sapevo che dietro al tutto c’era stato il Comandante dell’Arma, sopra menzionato, anche se le persone di cui parlo qui, vi hanno comunque corroborato ai lavori); questo fatto, perché la mia mafia – quella abbracciata dall’incontro col Sig. Renato Grilli, il collaboratore mafioso del politico accennato – sa bene che quest’altra cosa, mi infastidisce molto essendo infatti la sottoscritta medesima, un’igienista, nonostante la prostituzione in cui mi rilegarono, che difatti, essa, era stata in una mera condanna da parte della “Madama”, proprio per questa stessa ragione.

Questo complotto contro la mia persona con la complicità di una sempre più cospicua parte della popolazione locale e delle sue Istituzioni che rimane tuttavia estranea al disegno finale, è al solo scopo di azzittirmi sull’intera scabrosa vicenda: il politico che offre me in pasto ad un suo uomo perché sia efficiente al servizio di costui, in quanto suo mafioso, un po’ come si dà la velina al calciatore affinché giochi bene in campo, salvo che a me si esecrano delle vere e proprie molestie. La cui, però, mia  personcina in questione, oltre che all’essere riuscita a sopravvivere alle sue mille torture, sia da parte sua  che di molti altri ad aggiungersi nel tempo, mise contemporaneamente al contempo, insieme, tutti i tasselli della cronaca nazionale e non solo di quella. Va quindi soppressa perché la magagna e ciò che da essa scaturirebbe fuori in altro, non salti fuori.

Chiedo di fare indagini e punirne i colpevoli.

Carla Zandi

N.B: Molte frasi, di questa denuncia, non sono state riportate nel documento originario, ma le ho aggiunte in seguito nel capitolo di questo post, per dare una visione d’insieme della tal faccenda

TIPO DI VANDALISMO NELL’APT DI SAN LAZZARO

SOTTILE: è il tipo di vandalismo prodotto, al fine che il danneggiamento in casa prodotto non passi per doloso; infatti tutti pensano che i segni da me rinvenuti, siano da attribuirsi all’usura del tempo o di chi prima l’aveva abitato.

GLI OGGETTI SONO DI POCO SPOSTATI O LE ZIP DELLE BORSE APERT; PULSANTI  O SPIE DEGLI ELETTRODOMESTICI  ACCESI (fornelletto, lavatrice, ecc, tv); BEAUTYFARM CON GLI OGGETTI ALL’INTERNO MAL RIPOSTI, ECC.

SEGNI VANDALICI PICCOLI, MEDI O GRANDI

a – incisioni prodotto da un taglierino al pavimento che risultano della linearità retta e incisiva dello stesso strumento o di altri acuminati a questo; il suddetto di vandalismo l’ho rinvenuto nel pavimento del pavimento del salone che è in palladiana, e negli infissi in legno di porte e finestre che andavano crescendo.

b – veri e propri solchi da scalpello riportati sia dentro le piastrelle di graniglia del pavimento che lungo il suo perimetro; volendo sempre far credere che essi ci fossero già poiché l’appartamento è vecchio, anche se ben tenuto (e con la macchina fotografica del tempo non riuscivo a fare dei rilievi).  

c – Nel lavello smaltato in ceramica bianca di cucina e bagno ho rinvenuto giorno dopo giorno dei buchini che andavano crescendo di numero, e intorno il cui forellino c’era una sorta di bruciacchiatura, e la cui matrice sembrava quella di una vite a brugola; il quale arnese lo tenevo in casa in un kit per montare il mio tapis roulant e che scomparve; Prima del tutto, questi ripiani erano perfettamente lisci e bianchi con solo qualche forellino. Una vicina a muro mi disse, che sentiva scalpellare e che pensava fossi io.

 d – La rubinetteria da perfettamente liscia, cominciò a presentarsi sempre più graffiata in prossimità del perno d’acciaio di guarnizione dei pomelli come degli stessi tubi del bidè e lavandino, che pure questi erano perfettamente lisci.

ALTRO: le  viti delle armature delle maniglie di porte e finestre, dei rosoni e  del coperchio salvavita erano mancanti o allentati; di frequente mi succedeva che mi rimanessero in mano o mi cascasse qualcosa in testa. Tracce di collante lo rinvenni in alcuni punti della casa, senza più riuscire a farlo andare via (lo stesso tipo di mastice è stato trovato nel barilino della porta comune delle cantine e garage). Gocce di vernice apparivano sulle piastrelle a parete di bagni e cucina aumentavano dal nulla di giorno in giorno, con relativo puzzo acre della stessa sostanza tossica, insieme ai classici buchini nei lavelli. I vestiti li trovavo macchiati di olio o scuciti  nell’orlo. Il tavolo della cucina ballava d’asse, quando era stato in principio perfettamente saldo alla sua parete a muro. Il tappeto da palestra ha preso a rumoreggiare tutto a un tratto. Le finestre si sono messe a vibrare poiché in corrispondenza del vetro e lo stipite vi ritrovai mancanti degli elementi in cartone che servivano da ammortizzanti (ne è rimasto solo qualcuno). Tutto questo  in soli 4 mesi.