PRELUDIO AI PRECONCETTI INTORNO ALLE VITTIME DI MAFIA E ALTRI ATTI MANCATI

Mi succede di frequente, quando dico a una persona che sono una vittima della mafia, d’imbattermi nella sua incredulità, accompagnata a una sorta di derisione più o meno trattenuta, che arriva al punto di sentirmi assecondata; mi pare di alimentare del divertimento, perché ad autoproclamarmi in questo modo sembra che mi faccia degli “strani viaggi mentali”: “un favoleggiare”… per sopperire, forse, sempre secondo il mio interlocutore, a una mancanza di stima che non avrei di me. Sappiate che tutto ciò è molto più distruttivo di quello che subisci effettivamente. Infatti, ogni volta che mi scontro con questo tipo d’impressione che faccio a voi tutti, provo uno stato d’impotenza e di avvilimento allo stesso tempo per non riuscire a convincervi della veridicità di quanto affermo. Fino a poco tempo fa pensavo che questa cosa fosse dovuta al fatto che non fossi abbastanza credibile. Oggi, invece, ho maturato altre convinzioni. Una di queste è legata alla disinformazione in generale sulla materia specifica; c’è infatti il pregiudizio, che per potersi definire una vittima di mafia devi “per forza” essere qualcuno o “rappresentare” necessariamente qualcosa. Presupposto, questo, che è peraltro giusto, anche se non sempre in esso ve se ne ravvisa la sola condizione per averne “la titolazione”: puoi per esempio stare “nel posto sbagliato al momento sbagliato”, o non andare bene a qualcuno. Supponiamo che per innumerevoli anni io sia stata oggetto dell’avversione di qualche mafioso per la mia bellezza: è evidente che, a furia di congiure subite, non ne rimanga più traccia alcuna col passare del tempo. Ma perché mai un uomo del sottobosco mafioso non corteggia una donna avvenente, ma viceversa la bersaglia? Nel mio caso fui oggetto di continue molestie essendo questi un omosessuale e avendogli suscitato un sentimento d’invidia per la mia avvenenza, che portava gli uomini a guardare me con interesse anziché costui. Tale intera situazione dall’interlocutore non viene spesso minimamente presa in considerazione o addirittura elaborata. Egli rifugge dalla complessità e dalla problematicità della condizione di chi è vittima di tali soprusi. Oppure si avverte una sorta di ritrosia aprioristica che esprime rifiuto ad accettare i fatti raccontati, che diventa ad un certo punto perfino la presunzione di immaginare quale persona tu fossi prima: come quando un anziano ti dice di essere stato giovane anche lui, e noi lo diamo certamente per scontato, finché non ci tira fuori una vecchia foto dell’età dei suoi trent’anni e si rimane interdetti dal proprio giudizio di valutazione, un po’ troppo approssimativo e altisonante insieme, per aver creduto di poterlo immaginare rispetto all’incedere del tempo che passa e lascia su di noi il suo segno inesorabile.

Una seconda mia ipotesi che spieghi questo tipo di pregiudizi, consiste nella sommaria conoscenza di alcuni concetti base della “psicologia” moderna. Anche se la ragione maggiore per cui non si viene creduti dalle persone comuni, rimane in un’incapacità d’analisi del comportamento umano che implica ancor prima, la mancanza di una buona percezione individuale, propria di alcuni soggetti per l’appunto poco sensibili a portare in ultimo, alla loro preclusione dal mettersi in salvo dalle minacce da parte della stessa esistenza umana su questa terra (cancri, incidenti vari, sommosse sismiche, etc.), per in definitiva un certo sistema nervoso latente di fondo. E partiamo da qui.

Fin da piccola, i miei parenti mi marcarono “a fuoco” per l’accentuata sensibilità con cui mi contraddistinguevo. In particolar modo ciò proveniva dalla nonna paterna che mi affliggeva dell’etichetta “ipersensibile”, quasi fosse stata un’alterazione dell’anima; mentre chi secondo lei non lo era, rispondeva meglio di me ad ogni stimolo negativo. Non mi aveva mai convinto allora questo suo pensiero, e adesso ancor più; se però chi è grande provvede ancora alla tua sopravvivenza, le dai il beneficio del dubbio. In verità, già da bambina capivo cose delle quali le persone normali non avevano alcuna percezione, ma chissà perché credevo che pure chi intorno a me le cogliesse in una qualche maniera. E invece no: se io rimanevo colpita da qualcosa, era perché me ne derivavano delle sensazioni di un certo tipo costituite da suggestioni, evocazioni o impressioni, dalle quali gli altri rimanevano in genere totalmente estranei; oppure in alcune situazioni provavo delle emozioni ben specifiche che la gente non aveva in alcun modo; tutto questo, non per la questione che la media degli individui fosse disposta diversamente a livello psicologico nel rispondere ad un determinato stimolo, bensì in quanto molti di costoro lungi dall’averne proprio avvertito un relativo suo input che  da ogni fatto scaturisce. Oggi, si potrebbe enucleare questo concetto di un sentire più sopraffino da parte di alcuni soggetti, pragmaticamente parlando nel disertare per esempio dal mettere al mondo dei figli per un’eccessiva congestione umana; tale comportamento però, benché sia diventato incoerente a causa di questo sovraffollamento terrestre, in realtà, è ancora di fatto messo in atto da moltissime donne, nonostante i frequenti dissesti ambientali (smottamenti, alluvioni, frane, terremoti, nubifragi, ecc. ) che ne convalidano l’insensatezza. E a cui i potenti pongono presto rimedio, al fine di “continuare ad estorcere tasse al popolo” – visto che i nascituri costituiscono individui sempre diversi, ai quali praticarne -, corrompendo gli accademici nei vari palinsesti mediatici a dissuadere la popolazione, del diretto coinvolgimento dell’uomo su quanto avviene; pur ammattendone in parte il suo contributo in esso, nell’inquinare l’aria che respiriamo attraverso le polveri sottili immessi dai veicoli e altri veleni prodotti dalle industrie o dai rifiuti organici, fuorché porre l’accento della sua stretta correlazione per effetto da congestione umana che lo induce poi il disastro ambientale medesimo: in quanto più esseri viventi siamo sulla terra, e maggiore sono i veicoli a sua volta distribuiti sulla rete, che è pari ad un altrettanto numero copioso di rifiuti dell’uomo da smaltire, come pure ad un aumento delle fabbriche inquinanti che danno lavoro ad una sempre crescente domanda di persone per andare a produrre beni ad essi destinati. Per infine, spostare l’attenzione da tutto ciò, con il rispolvero di vecchie tesi geologiche, tra le quali l’avanzamento e il rientro dei ghiacciai, o il movimento delle zolle che non convincono neanche più i fanciulli.

Questa idea non nasce da un’astrazione mentale, quindi, esacerba arida di empirica, ma per l’appunto si contesta vivifica dal giornaliero disagio che tutte le mattine ognuno di noi abbraccia nell’uscire fuori di casa, a causa del numero di persone che popolano sempre di più le strade; oggi, ad essere diventate per giunta un percorso ad ostacoli, visto che vi si incontrano dei “pazzi” alla guida dei caravanserragli

più disperati (soprattutto su due ruote), o  che per la maggior parte sono da rottamare. I quali “crossano” o “portano su di giri” in preda al delirio collettivo, tutto intorno a loro. Mentre lungo il marciapiede, una coltre funesta che avanza opposta al tuo senso di marcia, e che è costituita da un nuovo plotone di ciclisti come pure di podisti esasperati dallo stress che sfogano nel fitness, arriva addosso a chi cammina ad una velocità da minarne molto spesso la sua incolumità! Se cioè una volta, il rialzo stradale era “il regno incontrastato dei pedoni”, ora è passato in demanio di questa nuova categoria di utenti a due ruote; essi, infatti, sono stati estradati dal proprio habitat tradizionale, la comune strada, essendo ormai questa divenuta troppo pericolosa anche per loro stessi. E dai quali ultimi, si viene sopraffatti per mezzo delle piste ciclabili. Salvo che non scendi tu dal marciapiede, a farti stendere dagli altri “esagitati” pur di schivare i primi. Cinquecento all’anno, sono gli utenti “deboli” le vittime della strada, a causa della mancanza di sensibilità dei molti che la popolano, nel dare ai pedoni la precedenza o a limitarne, sempre in presenza di questi, il proprio rapporto di velocità.

Arriva il break moment: ci si ferma ad una panchina. In tempi non lontani, riuscivi a mangiarti qualcosina in santa pace; adesso ti guardi di soppiatto, e prima che qualcuno ti “frulli” intorno, cerchi in fretta e furia di rosicchiarti qualcosa, per sfuggire alla condizione “forzata” della condivisione degli spazi in comune. Tutto ciò sempre per la congestione dell’uomo in ogni dove, ma anche per colpa di coloro i quali ti mancano di rispetto nel relazionarsi con te in queste circostanze di sovraffollamento, per quel famoso sistema nervoso latente di fondo in certi individui di cui ho accennato sopra.

Un’altra specie umana poco sensibile è costituita da quei tipi di pedoni che quando li incroci, se non ti scansi tu ti vengono addosso loro. Quelle persone, che alle casse dei supermarket te le ritrovi con il proprio mento sulle tue spalle, privandoti delle giuste distanze interpersonali che dovrebbero essere di un metro all’incirca per un fatto di igiene e privacy; e se provi questo di farlo ai tal individui presente, ti senti dagli stessi “prendere per il culo”… Questa forma di “autismo” verso l’altro, non appartiene a chi invece sensibile è.

Come non di meno ci si sente mancare di rispetto da parte di un’altra nuova categoria ancora di individui, rappresentata da certi bambini o adolescenti di ultima generazione: i figli di quelle donne poco ricettive delle quali parlavo all’inizio, che li generarono in tempi che già presentavano tutti i segnali della follia; i cui loro frutti, hanno assorbito non a caso ogni disarmonia di questo mondo con il relativo “alter-ego”  di ritorno, e che conseguentemente alcuni di loro non camminano in modo comune, ma “trottolano”, “schizzano” come biglie impazzite l’uno addosso all’altro, fino ad andarsi a infrangere verso qualsiasi cosa li possa sedare dalla propria stessa irrequietezza. Oltre a gridare questi, anziché parlare noramalmente come fanno tutti gli altri, che non sono sensibili come i primi, in quanto qui il vero sano è a dispetto di tutto “chi” sano non sembra essere, palesando infatti uno stato legittimo di suo squilibrio a detto caos! Bene, quello che alcuni soggetti “recettivi” come me sentono e avvertono in un “coerente” disagio poiché giustificato nel muoversi in mezzo alla gente, l’altro non lo manifesta affatto in quanto completamente “autistico”.

VIDEO SOTTO RUBATOMI PERCHE’ NON VEDIATE LA MAFIA CHE SUBISCO (E DOVE SI SENTIVA LA BAMBINA DI OTTO ANNI SOPRA DI ME A MARMORTA CHE CORRE APPOSTA PER DISTURBARMI)

https://youtu.be/WXCpy8iZE9o

DENUNCIA CHE HO FATTO DI RECENTE A PROPOSITO DEI MOVIE SOPRA CHE MI HANNO SOTTRATTO

E mentre lo scrivo, so già che molte persone non capiranno neanche di cosa io stia parlando; la cui ragione si sintetizza principalmente nella suddivisione degli individui in due categorie nette: sensibili e non. In definitiva chi poco sensibile è, manca di una forma di intelligenza pur vivendo apparentemente meglio degli altri, essendo questi soggetti più immuni dagli stimoli negativi di chi invece non lo è perché sente appunto più degli altri; il quale può sì soffrire, ma solo in rapporto al modo deficitario di certuni, nel loro atteggiamento “esclusivo” di muoversi su questa terra; ovvero, senza a priori instaurare alcuna empatia relazionale iniziale, una tensione comunicativa vitale per comunicare in maniera efficace: un decodificare quei codici dell’altro, al fine di stabilirne un predeterminato approccio (l’analisi transazionale, ndr.).

Ciò di cui parlo, è alla base delle incomprensioni fra gli uomini che non riescono a sintonizzarsi con “l’altro”, perché non si autoascoltano loro per primi (l’auto-ascolto, il pilastro della psicoterapia), che si traduce in un mondo conflittuale interiore a suo seguito. Dunque tanto più si ha sensibilità, tanto meglio si riesce in questa direzione; come è pur vero che l’inverso non esclude necessariamente l’impossibilità dell’intento medesimo. Se ognuno di noi prende consapevolezza di quello che è (consapevolezza, accettazione, cambiamento: le tre fasi della psicoterapia nei limiti e nelle risorse sia biologiche che degli apportamenti culturali nell’individuo), come in questo caso che non ci si percepisce una persona particolarmente sensibile; certamente di vantaggio sarò più resistente a molte cose, ma di “torto” precluso da percezioni che sarebbero veicolo per accedere a molti meandri dell’animo. Prendere “atto” di questo (consapevolezza, primo step della psicoterapia), aiuterebbe ad andare verso quel cambiamento di ricognizione del proprio sé che spianerebbe il percorso dell”introspezione ad altri sentieri del nostro mondo interiore, dai gineprai del quale è intriso. Per esempio, quando si dice di una persona che sia maleducata, talvolta è per la ragione che ha vissuto in un ambiente nel quale è stata continuamente assecondata; ma molto più spesso si tratta di un soggetto poco sensibile, che non si è mai proprio posto il problema per il suo mancante approccio di auto-percezione alla base, sia strettamente interno a lui che subito fuori ad esso.

Sappiate a tal riguardo, che su questo sistema nervoso latente di sentire, “i Potenti di tutto il mondo”, ci contano e ci lucrano …

… Quello delle donne del Terzo millennio che perseverano a generare la vita, in barba ai segnali della terra per un insano egoismo di fondo; oppure essendo loro poco sensibili e dunque poco percettive da poter andare per conto proprio, perché si fanno sospingere a fare ciò che fanno tutte le altre persone in una forma di emulazione, oppure per un senso di aggregazione; delle volte si viene condotti a mettere al mondo dei figli,  anche in seno ad una precisa direttiva politica dei Governi nel continuare a far procreare in ragione di una presunta bassa natalità. Certune poi li fanno dei figli per concorrere addirittura all’approvazione sociale; oppure si mettono al mondo bambini a significare che te lo puoi permettere economicamente (in particolar modo adesso che si è in una situazione finanziaria depressa), in una  sorta di rincorsa a sventare a tutti i costi una forma di status sociale.

… E questi meccanismi psicologici scattano anche per chi possiede un cane tra le mura domestiche: un altro fenomeno a cui si assiste impotenti e che dilaga a macchia d’olio; i quali individui, più che amarlo in sé per sé questo animale da compagnia, nelle città già inquinate e degradate nelle quali viviamo, tendono primariamente alla simpatia della gente intorno a loro o per conformismo di altri, oppure ancor peggio per massoneria (vedi cap. LA MASSONERIA); dove però il tessuto urbano nel frattempo ne viene sempre di più deturpato, ma a questa precisa ragione: il degrado è un bussines per chi detiene il controllo delle aziende che ripuliscono l’ambiente (appunto Romano Prodi in Italia che sguinzaglia i suoi massoni nelle città che li possiedono a farli urinare a destra e a manca). Ebbene, siamo in tanti ad amarli questi esseri viventi a quattro zampe, così come ad adorare i bambini; ma ci sono dei periodi dell’umanità in cui bisognerebbe fermarsi dal possederli, anche solo in ragione di alcuni luoghi nei quali abitiamo, molto popolosi e poco verdi. Prima ancora che per noi, soprattutto per gli stessi soggetti. Di conseguenza non c’è da stupirsi se poi ci si imbatte negli sguardi di disapprovazione quali i miei, se fate parte di questa categoria di “indifferenti”. Io qui, non manco certo di esprimere tutto il mio disappunto in merito. Forse in altri tempi approverei, ma visto che siamo tutti quanti sulla stessa barca, e in questa “barca” che è il nostro Paese, stiamo letteralmente esondando: tra gli anziani che decedono tardivamente per le condizioni migliori di vita raggiunti in questa era di modernità tecnologica (cui si è di recente provveduto con l’eliminarli attraverso il fenomeno del Covid, vedi cap. IL CORONAVIRUS), gli stranieri che proseguono ad entrare nei nostri territori per mezzo dei Potenti, le donne che nonostante la “crisi economica” e l’affollamento terreste continuano a generare la vita (tra le quali molte massone che vengono pagate per pilotare tutte le altre a fare altrettanto), oltre ai succitati individui che possiedono un cane in casa, che pare aumentare nelle famiglie e in ogni condominio, e che sottendono entrambe queste due ultime cose, anche ad un maggior bisogno di affetto in virtù del disagio sociale dei nostri tempi, insieme alla Massoneria di cui si è detto e a farla da padrona il tutto … Bè io non approvo affatto!

Non lo condivido, sia per il disagio da “stipamento” che da tutto questo scaturisce, sia per il pericolo sismico della terra verso il quale andiamo incontro da inquinamento di riflesso e che consegue allo stessa congestione umana; come fu per il terremoto di Modena del 2012 che vide antecedentemente ad esso, il dispiego su tutta la rete urbana dell’intera nazione di automezzi di diverso peso, quali tir, cassonati, furgoni, ecc., scorrere paralleli gli uni agli altri. Questa cittadina emiliana ne costituì, infatti, il baricentro nonché epicentro di quel terremoto, rappresentando il crocevia autostradale tra il nord e il sud più massiccio dell’intera Padania che lo generò nel far fibrillare la terra (feed-back), sebbene lo giustificarono in altro; ma che io avverttì in un autentico disagio psicofisico da pressione alterata dell’aria che mi comprimeva, sebbene fossi a Bologna (una cinquantina di kilometri di distanza), e che quest’ultima di città, contrariamente, resse abbastanza bene per via della sua stratificazione millenaria di cemento ma soprattutto per il sopraelevamento collinare sul quale poggia. Questa è la risorsa dell’essere sensibile!!

E se gli altri non lo captarono come me dall’astenersi in quel periodo a guidare in modo coatto, pertanto non condividono il mio punto di vista, l’allerta oggi è ancora molto alta per il destino verso ogni altra cosa che ci attende dinnanzi. Non per caso, la Terza Guerra Mondiale che vede tutti noi coinvolti, è costituita dall’ingerenza di tutti i Tiranni del globo alleati fra loro che diseredano il popolo di ogni nazione dai suoi averi, attraverso la globalizzazione; e avrà la durata della stessa longevità di coloro i quali lo gestiscono questo “complotto”, poiché è proprio sull‘atrofia nervosa, o sull’incapacità di sentire anche le cose più semplici e ovvie che speculano questi Despoti del mondo nel pilotare certe persone poco recettive e quindi non autonome verso alcune politiche dissuasorie o di conduzione a certi idee o comportamenti per mezzo dei loro massoni; come non di meno essi possono contare sull’indifferenza di certe persone, specie qui in Italia, che essendo una terra molto ricca per il suo clima dolce, i paesaggi magnificenti e il buon cibo, diviene al contempo un morbo letale per la dolce vita che ne deriva, rendendo molli le carni dei suoi abitanti che quindi non si oppongono ai soprusi del Potente di turno.

Tornando al titolo di questo capitolo.. Figurarsi quando vi dico che sono stata molestata da un mafioso, l’eco recettivo che desto in molti di voi!!

Altre ragioni per le quali non si viene creduti verso certe esperienze di cui si è vittima o testimoni, oppure entrambe le cose contemporaneamente, sono legate:

– alla frustrazione personale di ognuno di noi ad accettare l’ok dell’altro nel riscontro delle sue capacità di sopravvivenza che ci destabilizzano, quanto più a lungo si é rimasti ancorati nel comune a tutti “NON OK” di atteggiamento dell’io, proprio dei primi tre anni di vita quando non eravamo ancora autonomi e che ci apparterrà per sempre (vedi gestalt).

– alla condotta guerrigliera della vittima nel combattere la sua battaglia personale che non si confà come sentimento a quello di chi presumiamo possa subire certe tragedie, apparendo questa fin troppo “normale”; quando invece ci si aspetterebbe una sorta di caducità dello spirito dopo aver fatto una simile esperienza; come è vero il suo esatto contrario: ovvero del cui carisma che manca a convalidare la denuncia.

– per la presenza di massoni intorno alla vittima che hanno lo scopo di far cadere nella derisione la sua soffiata, potendo questi contare sulla mancanza di empatia di certuni come in generale sull’indifferenza collettiva, come anche di promuovere dei comportamenti di distanza da lei per quanto che le accade.

– per l’Italianità, dettata dal fatto che viviamo nel Paese più bello al mondo: un luogo dove il clima mite, i paesaggi magnificenti, e il buon cibo sopiscono ogni animo più facironoso; tal da rendere chiunque vi abiti completamente inerme alle sevizie dei prepotenti. Pertanto, qui, si preferisce subire un sopruso da parte di un Potente, anziché ribellarsi col rischio di perderne l’usufrutto del paradiso naturale in cui viviamo.

HSP Persone altamente sensibili _ Altamente Sensibili (trovata su internet): è praticamente la mia radiografia!!

SE SOPRAVVIVO ALLA MIA MAFIA COMANDO IO A BOLOGNA NELL’IMMINENTE!