INDICE CRONOLOGICO

“INTERFERENZE”

“Un’analfabetizzazione di ritorno pare talvolta la lettura di questo testo, poiché un’autentica vittima di mafia (e Saviano, l’autore di “Gomorra” non lo è affatto) viene impedita dal parlare a prescindere da ogni cosa (come lo stesso titolo “Interferenze” già richiama), oltre a non essere resa credibile ai più, quando mette in luce l’attività del suo carnefice, per la presenza di alcuni massoni intorno a sé che spingono tutti gli altri a deriderla. A ciò va aggiunto che il sopravvivere a una simile tragedia umana e insieme il riuscire a scriverne è senza esagerare “innaturale”: quasi come per chi sia passato a miglior vita e torni indietro a raccontarci che cosa sia la morte; ma proprio per questa ragione, che si evince infatti da una scrittura nella forma sintattica non sempre corretta e lineare, soprattutto per via dei tanti attentatori alla mia concentrazione che in ogni posto in cui provo di connettermi in rete, mi vengono dispiegati dalla mafia per disturbarmi di proposito perché io sia impedita dal lavorarci al tal lavoro (vedi cap. Capitolo 2: Cronologia del mio sito e libro che non sa da farsi), risulta tanto più convalidante la mia testimonianza, nel condurvi alla verità su alcuni aspetti dei recenti accadimenti di cronaca dei nostri tempi e che riguarda certa gente accusata di omicidi, ingiustamente o fintamente (Anna Maria Franzoni, Bossetti,

padre Gratien Alabi, ecc.) o che ha perso dei parenti sempre nel suddetto modo per mezzo di pseudo killers autonomi (come Igor, il “russo”, Claudio Villani – il “Jack lo squartore dell’Emilia Romagna”, e nel caso del Mostro di Firenze da parte di vari mercenari, accusandone di ciò l’innocente o attore, Pacciani,  Dietro a Pacciani una setta di Prodi, ecc.), e ad essere stati commissionati o disegnati a tavolino, molti di essi, in realtà dalla Polizia. Infatti, certe cose, solo se le subisci sulla tua pelle, ti consentono di comprendere meglio, ciò che accade nella vita di altre persone, che per me, taluni, sono come fratelli e sorelle, “veri più di quelli di sangue, i quali, invece, si “permettono” addirittura di mettere delle distanze fra te e loro, perché la gente li veda sotto una luce migliore.

“Solo attraverso la vera conoscenza dei fatti si può guardare avanti, in modo davvero costruttivo, senza sacrifici inutili”.

N.B: Le foto che avrei allegato come testimonianza dell’avvenenza di un tempo sono unicamente quelle che il mio aguzzino mi ha lasciato in una sorta di “sberleffo”, dopo avermele per giunta, molte di esse, fatte ritoccare in peggio – nella sgranatura, nella cattiva definizione e nel flashaggio, sia delle favolette che della galleria principale (alcune delle quali “fotoshoppatemi” in negativo nello sbiancarmi troppo la pelle oppure nell’ingiallirmela, o nel farmi delle dissolvenze nel viso, ecc.) – e che mi modificano in una sorta di contrasto continuo: nel senso che ora che denuncio questo fatto, in tempo reale me le si riporta allo stato originale, oppure me le lasciano così; altre volte, viceversa, me ne truccano delle nuove, affinché la sottoscritta non riesca ad andare avanti a scrivere o a proseguire a correggere i suoi testi.

Mentre le foto che la immortalavano la suddetta beltà mi furono sottratte per sempre da dentro casa, dove le custodivo, come anche diverse altre che mi feci fare da dei clienti, e che non mi ritornarono più indietro; e che di seguito a questo furto che subì inizialmente, le andai poi a riporre a ragion veduta all’interno di una cassetta di sicurezza di una banca per cercare invano di salvarle (il direttore dell’Istituto di credito a San Lazzaro di Savena, che me ne diede una, con la mia chiave personale, una volta che pure qui me ne sparì uno di CD, contenente appunto del materiale fotografico che mi riguardava, nell’interrogarlo appena resami conto di questa sottrazione con un mio sguardo su detto fatto, ma senza chiedergniene apertamente io conto di averla notata la tal cosa che mi era sparito un compact disc, fra una dozzina di altri che invece c’erano, piegò il capo a terra col viso imbarazzato, pur di sfuggire ai miei occhi indagatori in merito ad una sua possibile compromissione al tutto, per non dire certa corruzione, rispetto a quella bizzarra sparizione); e cosi’ fu anche per un movie che portai ad un fotografo (in via Saffi, nella zona navile in Bologna), per farglielo convertire da una videocassetta ad un altro supporto, che mi venne distrutto in modo premeditato, giustificandosi di quellincidente il professionista in questione, corrottomi, e a cui glielo avevo affidato il lavoro, trovando la scusa, che si era rotta accidentalmente nel riprodurmela e, dicendomelo, ció, per giunta, ridacchiandomi in faccia, con la mia persona che rimanendone basita dalla sua sfacciataggine, non riuscì a rivendicarlo lo stesso “sciaccallaggio”, in oggetto, a mio danno, come ad una autentica privazione di un bene a me personale molto prezioso, ed evitando inoltre di arrabbiarmi in modo esagerato, perché sapevo che si trattava di mafia, da precedenti altri accadimenti di quel tipo; invece chi, lo stesso tape in questione, me l’aveva proprio fatto (un assicuratore di San Lazzaro di Savena, nonché ex mio vicino di casa), e presso il quale ritornai in seguito, per poter almeno provare di recuperarne la sua matrice, poiché di quel video che mi fece me ne diede solo una copia, mi disse che l’originale non sapeva più dirmi dove l’aveva messo, successivamente dall’esserne stato dissuaso pure egli al rifornirmelo detto materiale, visto la quantità considerevole di viaggi in giro per il mondo, che, costui, dopo di allora, fece, continuamente, insieme ad altre persone almeno tre o quattro, per volta, fra suoi parenti e conoscenti, alle quali, poi gliela pagava la tal vacanza (la famosa massoneria che in questo sito decanto); e il cui “tourism” off limit, doveva appunto costituire il suo premio da parte della stessa mafia, per aver questi collaborato, con essa; e dove in una mia conferma ai tal fatti, allorquando lo andavo ciclicamente a trovare al suo ufficio, nel farmi vedere costui con l’occasione, le ultime foto delle sue recenti vacanze in nuovi posti sempre diversi della terra, e perennemente in “ballotta” con qualcuno, qualche volta, succedeva che in coincidenza della mia visita, lo venivano contemporaneamente lì a trovare appena subito dopo il mio ingresso, alcuni vertici dei Carabinieri, andati già in pensione, avendo infatti l’assicuratore in oggetto, lavorato in giovinezza anche per conto dell’Esercito, per salutarlo esso, occhieggiandolo sapientemente nel posare i loro occhi su di me in modo malizioso che stavo dinnanzi a lui, come fanno gli uomini fra loro, per alludere i succittati militari ad un nostro pseudo “inciucio amoroso, che non esisteva affatto (ma che in un linguaggio mafioso, significava più sottilmente, che dietro a quella preclusione indebita sia delle mie foto in banca alla sottoscritta medesima che del video di cui sopra, c’erano appunto stati loro, cosi‘ come pure dietro al lavoro che mi facevano puntualmente perdere ogni volta, e che mi costrinse al termine, alla prostituzione, non riuscendo a tornare a casa dai miei, perché la famiglia non voleva; il tutto, in ottemperanza alla famosa formula sacrale: “al danno, la beffa” che quella cartolina evocava magnificentemente). Ma un caso, in particolare, va raccontato fra i tanti accadutimi, e che non riesco a raccontare tutti, perché oggettivamente sono troppe le cose di cui vi subisserei, pertanto mi trovo costretta a fare una cernita. Ed è stato quello di un gruppo di almeno cento scatti in bianco e nero che un’amatoriale di un certo genere di foto (un cliente di una persona con cui ho avuto un semplice flirt, che aveva avuto un negozio di fotocina a Bologna, e che me lo inviò a sua volta), mi fece con una macchina speciale, con dietro al soggetto, che ero stata appunto io – una giovane donna di 29 anni all’apice della sua bellezza, completamente nuda – , per sfondo degli utensili in ferro battuto d’epoca (uno specchio, e un lavabo costituito da un unico blocco di una tazza con la sua caraffa in ceramica, dove lavarsi, ecc.) fra le mura di una casa abbandonata in mezza campagna a Funo d’Argelato (Bo); e nelle cui foto dovevo essere venuta molto bene, anzi troppo bene, visto che non le ebbi mai più indietro, pure quelle; il cui, fotografo improvvisato, mi promise di darmele tutte quante una volta averne sviluppato il suo rullino non oltre il termine di una settimana, che feci passare senza da lui venire più contattata come promesso, tanto da averlo alla fine dovuto fare io, questo, chiamandolo al telefono diverse volte, e dove costui nel rispondermi infine, lo colsi con una voce strozzata d’imbarazzo, come se fosse stato sorpreso a compiere una qualche marachella, dichiarando in modo mendace, che buona parte di esse, non era proprio venuta, e per questa ragione non mi avrebbe più cercata; così, gli chiesi di farmi avere quanto meno l’altra parte, che sarebbe venuta, e che mi portò: purtroppo però solo un’immagine fra cinquanta, parve ok (ma la regalai, in preda allo sconforto per il fatto di non essere riuscita ad avere immortalata la mia tal bellezza sul cartaceo,  prevedendo in anticipo che la mafia nel tempo me lavrebbe sistematicamente distrutta, affinchè di questa mia avvenenza, la sottoscritta medesima, non ne avesse in seguito avuta alcuna prova, più in là negli anni, ad un estraneo che mi diede un passaggio e che stava andando in Francia). Io sono certa che le foto che non ebbi mai, fu di seguito allimplicazione mafiosa pure da parte di questultimo soggetto, poiché in quelle che mi furono derubate dovevo essere venuta splendidamente. E a posteriori ai biechi individui di cui ho pocanzi accennato, sapete quante altre persone ancora, come vari miei clienti di quando già facevo l’escort come detto sopra, dello stesso tipo di pasta, mi hanno poi riservato un’ugual trattamento, nel farmi anche loro delle foto, per poi non riaverle mai piu, nonostante mi avessero giurato di darmele la volta dopo che ci saremmo rivisti, e questo sempre perche essendo venuta molto bene, furono nel breve periodo contattati dalla mia mafia, e corrotti, per non restituirmele? Tanti; e questo, nel frattempo che i suoi adepti, procedevano coi loro piani diabolici di natura vandalica contro la mia stessa avvenenza per potermela distruggere per sempre (es. con fiale chimiche nauseabonde, armi laser, azoto liquido, inquinanti nei miei cosmetici, TSO, e molestie, su molestie), così come quelli alle foto del mio sito che mi hanno declassato, per far sparire ogni traccia di essa. Il tutto al fine ultimo che oggi, a 23 anni di mafia, mi si sorrida in faccia, quando dico di essere stata molto bella, e in conclusione, venendo fatta segno di beffa, dalla medesima “mattanza”, a bellezza e giovinezza sottrattami, facendomi la stessa “Madama” far scivolare per giunta da sotto il naso, ogni qualvolta mi rimetto un po’ in sesto, tra una ritorsione mafiosa ed un’altra, delle bellissime e giovanissime donne corrotte, per spostare l’attenzione di chi mi sta intorno, dalla mia persona, a queste (si veda a testimonianza di questo, alcuni video che ho allegato, in SEGUITO AUTOBIOGRAFIA)….

… MA METTETEVI UN DITO NEL CULO, MAFIOSI DI MERDA!

Così facendo, “chi mi fa del male”, ha la meglio in relazione alla questione di non farmi avere le prove su quanto racconto essermi accaduto insieme con l’affare d’impedirmi di parlare: ovvero che la “mafia” io ce l’ho davvero, in definitiva, oltre che per il fatto che sono stata una donna molto bella e sexy, anche per tutto quello che so. Pertanto, a questo scopo, si può cogliere che in molti ultimi miei  video che ho qui allegati, di recente, c’è stata una modifica in negativo operata da degli hackers (a novembre 2023, e non a caso, poiché ho posto la loro visione alla Corte in Cassazione in Roma, nell’imminente udienza del 22/11/23) del campo d’inquadratura, che appare vibrare nel suo fermo, per renderli scadenti ai vostri occhi nel sembrare non solo poco definiti nell’immagine, e che non erano certamente così come li vedete ora, ma soprattutto per disencentivarvi dal guardarli poiché piuttosto eloquenti della mafia che subisco, dove alcuni di essi, mi sono stati addirittura bannati, totalmente e che si trovano in vari post del sito (DENUNCIA DEL NOVEMBRE 2023 A QUESTO PROPOSITO). Inoltre, ho notato da fin subito che il contenuto di tutte le mie chiavette USB viene ciclicamente compromesso perché la mia persona non possa di nuovo allegare il suo materiale sui vari siti Internet, per cui, se mi avete trovato in qualche ultimo annuncio, noterete che le foto sono in quanto qualità, pessime, quando invece in principio avevano una certa definizione; oppure me le modificano continuamente in qualche piccolo dettaglio (si vedano alcuni esempi sotto che riporto in questa pagina), pertanto ove riesco cerco di fare delle comparazioni con l’originale.

Cito una frase del ex socialista Bettino Craxi, che mi ha ispirato riguardo alla sua innocenza, visto che questa realtà mi concerne da vicino, benché egli sia stato fatto un capro espiatorio di Tangentopoli di cui in verità era la figura più onesta; i suoi boia – il “fu” Giulio Andreotti e l’attuale Romano Prodi – sono stati al contrario gli autentici veri artefici: e uno di loro, l’attuale Potente, è pure il mio.

“PERCHE’ ANCHE LE FOTO SONO DOCUMENTI!”

Concludo con il precisare che la mancanza di modestia da parte dell’autrice nel delineare un suo profilo personale è dipeso dal “catrame” che le è stato versato addosso; pertanto, in suddetto contesto, tale presunzione deve trovare esonero da criticismi al proposito e non va pertanto additata in questa maniera, ma piuttosto come un tentativo della vittima di riportare alla luce ciò che è stato oscurato di lei dalla stessa mafia.

… Continua il Capitolo: AUTOBIOGRAFIA

… Prosegue il Capitolo: SEGUITO AUTOBIOGRAFIA

RINGRAZIAMENTI

“Alla mia maestra delle elementari Alessandra Masotti (scomparsa di recente), l’unica persona in una remota e buia infanzia ad aver creduto in me, quando nessuno mi incoraggiava, e un grosso augurio al mio nipotino M. perché diventi un grande uomo, dei pochi ma buoni incontrati fino ad oggi.”

I PALLINI DI FLASH NEGLI OCCHI, MI SONO STATI APPOSTI, DALLA POLIZIA DI PRODI PER MEZZO DEI SUOI HACKER AL FINE DI TOGLIERMI INTENSITA’ AL MIO SGUARDO, IL QUALE, ERA MOLTO PIU’ PROFONDO SENZA DI QUESTI.

INTRODUZIONE

L’autrice è una donna bella e d’animo buono, dotata contemporaneamente di una grande armonia e di una profonda luce interiore che si riflette, oltre che esternamente, anche attraverso il suo carattere molto dolce e mansueto. Questa è stata la sua colpa: l’invidia che la tal cosa ha suscitato in primo luogo nel proprio stalker, generando in lui un’acredine incommensurabile riversatale addosso sotto forma di un regolamento di conti; e in secondo luogo nella comunità del suo piccolo mondo di riferimento, alla quale lei stessa chiede un aiuto, successivamente a questo incontro, come pure una solidarietà che le vengono entrambe negate, a motivo della “stizza” comune maturata da parte di ambo i soggetti nei suoi confronti. La palese emotività che la contraddistingue ombreggia però, un cervello particolarmente fine, ma tuttavia ben percepibile da alcuni dei suoi tratti: l’acuta sensibilità per l’appunto, l’acquisita compostezza assunta rispetto al tutto e l’innata grazia; a far da alibi questa sua personalità un po’ chiusa, a chiunque delle persone cui si rivolge a volerla liquidare quale una pazza, rispetto a quanto lei a viva voce racconta. E’ come il finto cieco o sordo che non vuole né vedere né sentire: “Parlo a voi tutti!”. Il suo desidera essere un invito piuttosto che una richiesta di soccorso; quello ovvero di guardare agli altri e alle loro circostanze per ciò che sono, senza falsi moralismi o sovrastrutture mentali.

E’ imparando a osservare in modo libero che le risposte sulla verità di ognuno pervengono a coscienza.

L’anelito forte alla propria libertà personale, che recide ogni istinto d’amicizia verso l’altro per il fatto soprattutto di essere stata completamente abbandonata e tradita dalla sua stessa gente, che la vuole una solitaria e un’asociale, non la distoglie comunque dalla sua vera volontà: farsi giustizia per quanto le è accaduto e continua ad accaderle ancor oggi; e che si strappa quest’ultima, quando nel provare a comunicare al prossimo “le cose che ha scoperto” in seguito alla tragica esperienza di cui è protagonista, ella, da vittima che parla si fa insieme testimone della mafia d’appartenenza che è di ugual matrice a quella di altre persone coinvolte nelle cronache dei media, come più in generale di tutti quanti; pur stridendo detta aspirazione, con quella di altrettanta mobilità, evasione e al contempo distacco dalla società nella quale, si commisura, e che solo in un testo scritto, trova in lei la sua più coerente espressione.

… Prosegue Capitolo: RINGRAZIAMENTI

1° CAPITOLO: INIZIO

Il mio vero nome è Carla e sono nata nel 1974. Vivevo nell’hinterland di Bologna, ma a venticinque anni, dopo essere stata cacciata di casa dalla famiglia, approdai in città. I motivi del mio allontanamento sono molto futili, banali conflittualità che qualcuno dei membri volle accentuare, facendo di me il capro espiatorio di problemi antecedenti la mia nascita. Mentre l’umanità festeggiava il nuovo secolo, io ero costretta a fare i conti con la mancanza di un tetto e del denaro sufficienti a vivere.


Telefonai a diverse strutture per chiedere ospitalità, finché un parroco che collaborava con la Caritas, mi offrì del cibo ed un letto in un alloggio della sua parrocchia che condivisi per un po’ assieme a due ragazze straniere. I rapporti tra di noi sarebbero stati buoni, se quella di colore non avesse russato tutta la notte impedendomi di riposare; pertanto, mi trasferii presso l’appartamento di un amico che conobbi allora, salvo accorgermi che pure lui respirava in modo molto rumoroso, nonostante dormisse in un’altra stanza.


La situazione divenne insostenibile: trascorsi sette mesi senza riuscire mai a chiudere occhio, decisi di cercarmi un posto tutto mio. Nel frattempo avevo trovato un lavoro e potevo permettermi di pagare un piccolo affitto. Scrissi un annuncio che attaccai in qualche pensilina dell’autobus, per venire, finalmente, chiamata sul cellulare da un signore che mi disse: Sig.na ho la sistemazione giusta per lei, però si precipiti subito a dare un’occhiata… domani parto.

L’immobile si trovava in via Abramo Lincoln ed era di proprietà del comune; il conduttore, la persona che mi aveva contattato, il Sig. R.G. di origine molisana, classe 1953. Concordammo un rapporto di subaffitto datato il 19 giugno 2000, con la promessa che me ne sarei andata a settembre. Invece rimasi per oltre un anno, di proroga in proroga, ed ogni volta mi aumentava l’importo dovutogli.

Una sera di marzo – eravamo già nel 2001 – rientrando da fuori, mi accorsi di un odore nauseante che mi obbligò a tenere aperte le finestre per molte ore, nel tentativo di arieggiare un ambiente divenuto invivibile. Dentro il lavello della cucina rinvenni dello sperma, e da lì in avanti, cominciai a subire delle violazioni al domicilio continue, anche se non furono mai riscontrati dei segni d’effrazione. C’è da dire che appena presi possesso del locale, la serratura la cambiai subito, in quanto il proprietario mi era sembrato un tipo losco sin dal primo istante. E non mi sbagliai: qualche volta recandomi al lavoro, lo avevo notato che mi seguiva in auto e mi ghignava in maniera sinistra; aspettava con tutta probabilità di vedermi salire su un mezzo pubblico per introdursi all’interno della mia abitazione in piena libertà.

Contemporaneamente quando rincasavo, sentivo fischiare qualcuno da non lontano lo stabile, ed un giorno ebbi l’impressione di vedere un individuo che fungeva evidentemente da palo, avvertendo il suo complice che io stavo tornando. Nascosto in mezzo ai cespugli, scorsi un ragazzo coi capelli biondi a spazzola e la corporatura robusta che lo vidi indietreggiare e nascondersi per sfuggire alla mia vista.

Impaurita, assoldai un investigatore privato che non si rivelò affatto corretto, e dunque mi risolsi a sporgere denuncia ai Carabinieri. Intanto, scandagliai i negozi di protezione d’interni per informarmi su come proteggere la mia privacy da quelle intrusioni. Purtroppo, i commercianti molto scettici riguardo al mio racconto, per non dire particolarmente suscettibili in relazione alla questione che ponevo loro, non si mostrarono affatto collaborativi. Di conseguenza cambiai alloggio, e andai ad abitare a San Lazzaro grazie alla garanzia di mio padre, che vedendomi autosufficiente in quella circostanza mi aiutò, per riuscire a stipulare un regolare contratto.

L’appartamento all’ultimo piano col tendone verde tirato tutto su, era il mio

Il mio persecutore, però, proseguii nel suo folle disegno: piccoli sfregi apparivano lungo gli infissi in legno di porte e finestre, sulla pavimentazione palladiana o nei ripiani smaltati di bagno e cucina che andavano crescendo. Esasperata, continuai a produrre esposti alle forze dell’ordine, ottenendo l’apertura di un fascicolo in procura, ma il P.M incaricato delle indagini non mostrò alcun interesse di far luce sul caso, tanto da comunicargli che avrei informato il CSM per la sua ostentata negligenza e chiedere provvedimenti. Mi rispose divertito: “Mi fa molto piacere!” 1°pag. DELLA LETTERA AL CSM/2°pag,/3°pag.

I giorni passavano e le violazioni al mio appartamento si diversificarono: dagli arredi passò a danneggiarmi i vestiti,

VARI ESEMPI DI COME MI RIDUCONO I MIEI VESTITI: LE MUTANDE SOPRA SONO STATE SCUCITE, IL REGGISENO IN MEZZO E’ STATO MACCHIATO CON QUALCOSA, E LA PASSAMANERIA DI QUEST’ALTRO CAPO MI E’ STATO ROVINATO NELLA SUA BORDURA NON SO CON CHE COSA (SI VEDA GLI SBUZZI BIANCHI DELLO STESSO ABITO, IL CUI COLLO ALL’UNCINETTO CON L’AGGIUNTA DEL RASO ME L’ERO FATTA IO)

poi mi rubò dei documenti e qualche soldo oltre ad accanirsi su dei piccoli oggetti che mi erano particolarmente cari. Presi a peregrinare per commissariati sempre nuovi, nella speranza di trovare qualcuno che si interessasse al mio caso.

Gli avvocati si rifiutavano di rappresentarmi, mentre un Vice Questore un giorno sentenziò: “O lei è una donna troppo bella oppure soffre di disturbi psichiatrici”, congedandomi con il sorriso bonario che si riserva ad una squilibrata per indirizzarmi infine, ai funzionari inefficienti della squadra mobile.

Lo stalker arrivò a introdursi subdolamente nel mio ambiente di lavoro, corrompendo un collega e convincendolo a ostacolarmi con ogni mezzo. A quel punto, fui messa nella condizione di abbandonare il lavoro che svolgevo per giunta scrupolosamente; e la stessa cosa, mi accadde anche con tutti gli altri che ottenni di seguito a questo.

Mi chiusi sempre di più in me stessa, e sebbene esternamente apparissi una persona normale, scoraggiavo sul nascere qualsiasi rapporto d’amicizia, in particolare quella degli uomini. Ero una donna molto avvenente, e messa alle corde sfruttai questa mia bellezza incominciando a prostituirmi. In principio, mi recavo direttamente al domicilio del cliente o lo portavo in hotel, ma il molestatore non tardò a crearmi ancora dei problemi (o almeno fino ad allora, pensavo che dietro al tutto ci fosse stato sempre egli): posti da raggiungere che scoprivo inesistenti, disdette dell’ultimo secondo, ecc. Mi convinsi, quindi, di ricevere anche un po’ in casa, dove fui calunniata oltremodo dall’inquilina del piano di sotto, con la quale avevo già un pessimo rapporto a causa di vecchie diatribe condominiali che, secondo me, avrebbe provocato lei di proposito un po’ per invidia dettata dal mio aspetto fisico, ma più ragionevolmente perché sospinta da qualcuno a che fare col mio stalker).

La suddetta, non a caso, rivelò la cosa alla proprietaria e ai condomini – esasperandola nella forma – , e con la complicità dell’amministratore che coinvolsero pure lui, riscosse in breve tempo la solidarietà della maggior parte degli abitanti del palazzo. In verità, tra le mura domestiche ero silenziosissima oltre che discreta, ricevendo infatti pochi clienti e solo in determinati giorni della settimana. Ormai sotto attacco, una mattina, aprendo la porta venni colpita dalla presenza di strane esalazioni fetide che mi costrinsero a tenere continuamente aperta la finestra del vano scale all’ultimo piano; in questo modo, certuni degli inquilini condizionati me la poterono addebitare a torto, con l’arrivo dell’inverno.

A tali eventi se ne aggiunsero degli altri molto gravi: avevo preso una cassetta di sicurezza presso una banca,

Al posto di quella odierna di agenzia qui nella foto, prima ce n’era un’altra (la Banca di Risparmio di Forlì, il cui suo direttore si chiamava Luca)

per custodire gli effetti personali ed evitare di farmeli rubare; ad un certo punto, notai che erano scomparsi dei cd contenenti delle foto di lavoro che caricavo sui siti internet. Il direttore di banca fu investito dalle mie recriminazioni e non ebbe il coraggio di guardarmi negli occhi, farfugliando scuse improponibili. Contattai una giornalista del Resto del Carlino affinché raccontasse alla gente questa storia che pubblicò in un suo articolo il 04/08/2002, nel quale anziché aiutarmi, gettò delle perplessità sulla mia versione dei fatti (vedi Capitolo 1.2: Articolo sul Resto del Carlino)

Disperata, scappai da Bologna in treno, arrivando a Lucca. Qui mi resi conto che il mio persecutore mi aveva braccata. Faccio quindi marcia indietro e cerco di riprendere “l’attività”. Ma stavolta è dura perché molti sanlazzaresi, erano nel frattempo venuti a conoscenza che mi prostituivo e alcuni di loro mi sghignazzavano addirittura in faccia.

Successivamente il mio stalker mi entrò anche di notte, prendendomi nel sonno, forse dopo avermi drogata; al risveglio notavo dei lividi sulle mie gambe, e qualche cliente mi chiedeva che cosa mi stesse succedendo. Capisco che l’unica possibilità di salvezza è fuggire all’estero, così nel 2003 prendo un aereo per gli U.S.A; già lungo il tragitto in taxi per raggiungere l’aeroporto di Milano Malpensa, mi accorgo di una macchina che mi segue e pure quando mi imbarco, un uomo di quelli che mi taccheggiava dovunque in città per non sfuggire al mio stalker e sottrarmi al suo sadismo, s’imbarca con me. Lo riconosco solo a metà viaggio. Allo scalo di New York parlai della cosa all’Ufficiale di Dogana, che mi consiglia di chiedere asilo politico a patto di farmi accogliere in un centro d’accoglienza per immigrati, se volevo la protezione dell’America. Accettai, mio malgrado, e venni ufficialmente arrestata nonostante fossi regolare con i documenti. Dall’interno della struttura detentiva telefonai al Console dell’Italia che rimase scioccato della procedura adottata, per poi tranquillizzarmi assicurandomi che sarebbe passato l’indomani a liberarmi. Invece ci mise una settimana, durante la quale rimasi prigioniera all’Elisabeth Detention, a dimostrazione del fatto che anche lui era stato corrotto. Si giustificò del ritardo dando la colpa ad una burocrazia molto lenta, ma mi assicurò che sarei stata presto rilasciata esortandomi a far la richiesta di rientrare nella nazione comune d’appartenenza, in quanto aveva contattato le nostre Istituzioni che si sarebbero predisposte a mio sostegno. Tornai nell’aeroporto di provenienza dopo un mese, dove per mezzo di un raggiro venni condotta al Pronto Soccorso del medesimo e portata con un’ambulanza presso l’ospedale psichiatrico di Gallarate. Una volta qui imprigionata, seppi che era stato disposto per me un trattamento sanitario obbligatorio, verso il quale cercai di ribellarmi inutilmente.

Nel frattempo i miei genitori mi aspettavano ancora al terminale per portarmi a casa, ma furono ignorati. Giunta in ospedale mi impuntai perché volevo assolutamente comunicare con loro, e quando alla fine mi fu concesso, di riuscire a parlare con mia madre che mi chiese: “ma dove sei?”, la comunicazione telefonica venne interrotta bruscamente da un infermiere complice. Il giorno seguente mi trasferirono all’Unità Malpighi, nel reparto d’igiene mentale di Bologna, in cui passai altri trenta giorni rinchiusa, poiché i dottori riuscirono a convincere mio padre della necessità di un trattamento di psicofarmaci che mi ingrassarono di cinque chili. E questo perché a loro dire, soffrivo di paranoie. A tale schiaffo ricevuto da parte delle Istituzioni, rinunciai dal continuare a segnalare agli Organi competenti gli episodi sopra esposti e non scrissi più lettere per invocare aiuto, nonostante le violazioni al mio domicilio fossero proseguite. PRIME TIMIDE ED INCERTE LETTERE AGLI ORGANI COMPETENTI: UNA MIA INVOCAZIONE ALLA PROCURA PER UN SOLLECITO ALLE INDAGINI/LETTERA DI MANCATA RISPOSTA AD UN MIO ESPOSTO ALLA PROCURA/1°pag.LETTERA AL SENATO DELLA CAMERA/2°pag./3°pag./4°pag./5°pag./6°pag./7°pag./QUELLO CHE E’ SUCCESSO DOPO CHE LA LETTERA DI PRIMA L’HO FATTA RECAPITARE AL COLONELLO DEI CARABINIERI DI BOLOGNA/SEGUITO DI QUELLO CHE E’ SUCCESSO DAL COLONELLO./UNA LETTERA CHE HO PROVATO DI MANDARE AD UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA/PROSEGUO DELLA LETTERA FAXATA AD UNA TRASMISSIONE.

Oggi ho quarantanove anni e ne sono passati ventiquattro dalle prime incursioni fra le mura domestiche. Un tempo trascorso tra molestie di diversa natura. L’ultima pesante risale a quattordici anni fa, e consisteva nel farmi ritrovare modificate dalla loro composizione originaria creme o sapone liquido che lasciavo incustoditi in casa, attraverso degli inquinanti che mi mettevano dentro e con il cui espediente si tentava di imbruttirmi nel sporcarmene la pelle, in quanto mi provocarono conseguentemente su viso e corpo dei comedoni dappertutto. Da quel periodo in cui mi iniziarono al farmi subire questa ritorsione per oltre tre anni ininterrotti, ero stata costretta a portarmi continuamente dietro i prodotti per l’igiene personale che tenevo in borsa, o a comprarne ogni volta dei nuovi al supermarket, nel caso non mi fosse stato possibile la prima soluzione; nonostante ciò, fui impedita lo stesso di preservare il mio aspetto fisico lungo tutto questo arco di tempo, che infatti declassò inevitabilmente sia per l’uso di preparati cosmetici molto economici in cui mi trovai relegata all’acquisto, in quanto avevano spesso delle caratteristiche improprie al mio tipo di epidermide, sia a causa dei diversi TSO che subì previa trappola in cui mi facevano cadere puntualmente di seguito ad una sequela di estenuanti e premeditate molestie: e il tutto al fine di distruggere per sempre ogni traccia della mia avvenenza (nella foto dei ringraziamenti, ne avevo trentacinque di anni allorquando mi iniziarono a deturpare il viso, e che mi è stata per giunta truccata dalla mafia apportando un pallino di flash negli occhi oltre ad essere stata di recente per giunta sgranata nella sua definizione). Mentre il lavoro a cui poi ero stata costretta, avendomi fatto perdere la stessa mafia (la Polizia) ogni impiego normale che provavo di avere pur di gettarmi nel discredito della gente, e che consisteva sostanzialmente nell’eseguire dei massaggi erotici, mi veniva pure quest’altra attività ostacolata da interferenze di ricezione al mio cellulare; e dove le poche persone che a suo tempo mi furono fatte filtrare al mobile come clienti, erano costituite prevalentemente da individui grossolani o non tanto puliti, se diversamente non venivo fatta contattare dai soliti individui già corrotti per un appuntamento che non avrebbe avuto mai luogo e che alla fine scoprirò che erano dei mafiosi, per la quale cosa a quarantanni decisi di non prostituirmi più, essendosi resa conto che la maggioranza dei miei clienti era rappresentata da costoro. Infatti, qualora gli stessi si decidevano al termine di stare con me, altro non era che per mettermi in atto qualche comportamento di disturbo, che “chi” della Polizia, suggeriva loro di farmi subire, avendomi studiato a lungo la stessa madama di quello che più mi infastidiva nel mio appartamento per diversi anni con un sistema di videosorveglianza altamente sofisticato, della cui installazione ero certa pur non potendolo vedere. Concludo nell’aggiungere, di venire importunata persino all’aperto quando passeggio in giro per la mia città, da dei brutti “ceffi” che mi si avventano addosso per crearmi un certo terrorismo,


come anche da dei massoni con al guinzaglio dei cagnacci

o che mi fumano addosso, oppure che mi gettano l’immondizia in un bidone che sto superando il quel momento;

VIDEO DI PERSONE CHE MI VENGONO INCONTRO CORRENDO, CHE MI GETTANO L’IMMONDIZIA, O CHE MI TAGLIANO LA STRADA CON I LORO CANI, OPPURE CHE MI FUMANO ADDOSSO, CON I SOLITI TIR DEL RUSCO DI SFONDO A CIRCONDARMI.

e che si danno il cambio della guardia fra di loro ad ogni incrocio di strada a Bologna che attraverso dalla Levante alla Ponente, in un intercalare continuo. Un vero esercito! Oppure alcuni miei compaesani, in un certo periodo, mi colpirono con delle armi a me sconosciute non molto lontano dalla sottoscritta medesima, allo scopo di intorpidire il mio tono nervoso (vedi cap. 35: Stalking a Molinella da parte di un tiratore in particolar modo, come da altri molestatori con disagi sempre nuovi). I cui disturbi si prefiggono, tutti, come fine di farmi apparire agli occhi della gente una persona strana e contemporaneamente a questo annichilirmi, dacché una volta messa completamente fuori gioco, non sia poi credibile quando provo di raccontarvi tutto ciò che ho scoperto in molti anni di ritorsioni mafiose …

 

E questa operazione di molestie diverse che subisco, mi viene messa in atto dovunque mi trovi o ovunque io vada: nelle pause caffè dei bar, alle file degli sportelli, o alle casse dei negozi in genere, sui mezzi pubblici che spesso mi vengono ritardati o che addirittura mi sopprimono, soprattutto se sono da sola che li aspetto alle pensiline del bus o alle fermate dei treni (vedi cap. 36); oppure mi capita, talvolta, di venire avvicinata da delle grosse moto particolarmente rumorose (ad esempio quelle di nuova generazione con la marmitta che sembra una tromba), o anche da dei semplici motorini che mi smarmittano fragorosamente

 o da dei medio, grandi veicoli in genere,

come anche gli autotir dell’immondizia e altri simili che mi vengono dispiegati in ogni angolo di strada che provo di girare per tentare di ripararmene da essi, e ciò è allo scopo di stressarmi ulteriormente. Al tempo stesso, in alcuni appartamenti di certi condomini che cambio spesso per determinati problemi che mi fanno avere gli adepti della mafia per mezzo della corruzione dei suoi abitanti, nei quali posti avevo cercato di vivere a suo tempo e dove ahimè continuo a farlo in questo genere di sistemazioni per ragioni esclusivamente di tipo finanziario, subisco appunto il fastidio degli inquilini che come ho appena detto mi vengono corrotti sistematicamente uno dopo l’altro, o talvolta di persone esterne (spesso carpentieri o manovali: vedi video nel cap. 26).

SI VEDA I VEICOLI CHE MI PASSANO VICINO, RUMOREGGIANDO PARTICOLARMENTE, QUANDO ESCO DI CASA SOLO PER ANDARE A FARE UNA SEMPLICE COMMISSIONE (TRAGITTO DA CASA MIA AL FORNO DI MARMORTA NEL RITORNO).

che mi costringono dopo un po’ ad andarmene via a causa dei loro continui rumori e cattivi odori a venirmi prodotti apposta; come questo tipo di molestie le subisco pure,  anche se da poco tempo, in qualche albergo da parte di certuni del personale addetto in collaborazione con alcuni clienti che lì vi alloggiano e che vengono coinvolti di frequente di nuovi, per impedirmi di dormire o di scrivere qualcosa sul mio sito da un computer della medesima struttura ricettiva, quando un tempo qui vi trovavo riparo; e la tal ultima cosa, nello specifico, mi succede soprattutto in tutte le biblioteche del Polo bolognese (ora inaccessibili all’uso di internet da circa un anno a causa del Covid 19 e a non essere questo un caso…), ma anche altrove come in quella di Argenta – Ferrara – (sapeste lì la massoneria selvaggia che subisco …), o in quelle gestite dai privati a pagamento (qui, non ne parliamo addirittura …), dove provo di andare a navigare su internet da parte di pseudo utenti, e che vengono taluni presi da parte per disturbarmi di proposito per inibire la mia concentrazione alla stesura di questo mio testo;

NEI VIDEO SOTTO SI EVINCE LA CONTESTUALITA’ MAFIOSA CHE MI SI VUOLE RENDERE CIRCOSTANZIALE: PERSONE CHE ENTRANO DENTRO PER FARSI FARE SEMPLICEMENTE DEI SERVIZI IN UN SUCCEDERSI CONTINUO. DA NOTARSI ANCHE IL GRADO DI RUMORE CHE MI PERVIENE DALL’ESTERNO DEGLI INTERNET POINT IN QUESTIONE DOVE VADO “A PROVARE DI SCRIVERE“.

LA COMPLICITA’ IN QUESTO SENSO E’ SIA DA DA PARTE DEGLI STESSI GESTORI DEGLI INTERNET POINT A RUMOREGGIARMI DI PROPOSITO (NEL VIDEO 1270 IL NEGOZIANTE AL  MIO SOPRAGGIUNGERE AD UNA SUA POSTAZIONE SI ACCENDE PUNTUALMENTE LA MUSICA DA SPENTA CHE E’, E IN CUI GLI CHIEDO DI SPEGNERLA), CHE DA PARTE DI ALCUNI CLIENTI (NEL VIDEO 1796 I TRE CLIENTI SI VENGONO A FARE UN CURRICULUM DAL TITOLARE DELL’INTERNET POINT  DI PROPOSITO, PUR DI INFASTIDIRE ME).

mentre da circa due anni – dal 2018/2019 – , sono bersaglio di un altra diversa forma ancora di disturbo parallelamente a quelle di cui sopra appena descritte, e ad essermi praticata da molti commercianti, commessi, dipendenti o baristi sia italiani che stranieri (cinesi, pakistani, ecc.) da cui vado ad acquistare delle merci o richiedere dei particolari servizi (come per esempio a farmi fare fotocopie, scansioni in JPG, o in PDF, ricariche del telefono con emissione di ricevuta, e altro),

TABACCAIA CHE SI GRATTA LA CRAPA AL 32″ SECONDO

Dal minuto 40″ di questo video la commessa si gratta insistentemente con una mano dietro la sua testa, e la quale cosa mi succede subito dopo che il cliente davanti ha appena finito di insaccare la propria spesa, perché appunto toccava a me

.

che mi vengono corrotti in tempo reale attraverso l’uso dello Smartphone, per toccarsi le proprie mucose, i capelli o la faccia, e poi darmi ciò da me richiesto, al mio sopraggiungere in un loro negozio o ad un centro commerciale presso il quale lavorano, pertanto dai vigilanti di questo vengono avvertiti preventivamente del mio arrivo su come si devono comportare in mia presenza.

@sognandoamanda1

Il solito problema alle casse dei supermercati in cui mi vengono corrotte le cassiere per toccarsi la pelle o intralciarmi il passaggio con scope o scale, ecc.

♬ suono originale – sognandoamanda1 – sognandoamanda1

E il tal tipo molestia mi viene sferrata anche da alcuni individui che mi si avvicinano in treno o in corriera per disturbarmi in un’identica modalità: ad esempio nel presentarsi alla mia persona particolarmente in disordine per dopo mettersi a sedere vicino a me o per azzimarsi poco a raso dal posto in cui mi trovo io

Questa persona del video con la “crapa” corta e bionda, che prendeva con  me la corriera da Molinella per Bologna a cavallo dell’anno 2021 – 22, e che lavorava come barista nel punto della pizzeria, presso la struttura ospedaliera del Sant’Orsola, l’ho poi sentita dire ad una sua amica, passeggera anch’essa delle autolinee, che ritornava ad abitare “giu'”, dopo un anno di subdole sue molestie, poiché aveva comprato una casa nella quale sarebbe andata a stare con la sua famiglia d’origine assieme a quella acquisita (questo il premio da parte della Polizia per la sua massoneria nei miei confronti, fra i diversi concessi a chi collabora con essa)

(nel grattarsi il capo, o per stropicciarsi un occhio vigorosamente, o per mettersi a posto i capelli, ecc.) accompagnando a questo comportamento in un segno di conferma della propria complicità mafiosa, un ghigno compiaciuto ed insieme di divertimento; oppure come già accennato sopra per camminarmi davanti con una sigaretta in mano per farmi respirare il loro fumo PERSONE CHE MI FUMANO ADDOSSO AL MIO PASSAGGIO , facendo finta di essere lì casualmente.

Mentre taluni scendono dai propri rispettivi condomìni dopo essere stati contattati al cellulare del mio sopraggiungere vicino ad essi PERSONE CHE ESCONO DI CASA PER IMPORMI I LORO CANI

per andare a gettare l’immondizia vicino ai bidoni dove sto passando in quel preciso momento,

o per tagliarmi appunto la strada con i loro rispettivi cani:

Una vera mole di persone corrotte, di cui la gente non sospetta in alcun modo della loro vera natura di finti animalisti o di brave persone e che per tutto questo riceve premi o denaro dallo stesso Esercito (vedi cap.LA MASSONERIA OGGI)

VIDEO “SCAMORZO” E MOLTO LUNGO PER FAR VEDERE DEL LENTO AVVICINARSI DEI MASSONI COI CANI E DI ALTRE CONTESTAZIONI DI MOLESTIA NEI MIEI CONFRONTI.

Fra tutti questi individui, si sono aggiunti i negozianti, che al mio passaggio vicino alle proprie vetrine, dopo essere stati antecedentemente contattati di ciò, escono fuori dai propri esercizi commerciali per spazzarmi addosso:

come anche se consumo qualcosa in un posto pubblico, venendomi a pulire vicino a me:

come mi succede la stessa cosa pure da parte di persone normali che escono dalle proprie rispettive abitazioni:

N.B: TUTTI GLI ALTRI VIDEO DI QUESTO POST CHE HO FATTO A TESTIMONIANZA DELLE VARIE COSE CHE VI DICO MI SUCCEDONO, LE TROVATE ALL’INTERNO DELLO STESSO SITO, NEL Capitolo: Inizio 1 PER QUESTIONI DI TIPO TECNICO LEGATE ALLA CREAZIONE DEL MEDESIMO.

 

VIDEO DEGLI AGGUATI DI MASSONI CHE MI VENGONO INCONTRO COL CANE, O COSTITUITI DA EXTRACOMUNITARI MALCONCI CHE MI TAGLIANO LA STRADA, O DI GENTE CHE MI FUMA POCO DISTANTE O CHE CORRE POCO LONTANO DALLA MIA PERSONA.

RIASSUNTO DEL VIDEO SOPRA:

E TANTI ALTRI AGGUATI ANCORA COSTITUITI DA GENTE CHE MI SCARBURA CON IL FURGONE O IL CAMION, IN ALTERNATIVA A TUTTI GLI ALTRI (COL CANE, CON CHI MI FUMA VICINO, ECC.):

PER FARE ALTRI ESEMPI DEI CAMION CHE MI ATTENDONO IN STATO DI ACCENSIONE PER POI SCARBURARMI POCO LONTANO (ANTECEDENTE AL FILMATO SOPRA):

… Prosegue il Capitolo 1: Inizio

1.1 ° CAPITOLO: IN SINTESI

 

VITTIMA DI MAFIA: Chi scrive, una volta era salutata come una “bella donna”, mentre oggi viene considerata per un’altra sua particolarità: la resistenza; la qual cosa le è già nota fin dai tempi del suo “viaggio della speranza” in America, quando glielo disse per la prima volta il Console italiano di laggiù, subito dopo esserle stato corrotto, nel riconoscerle un certo tono nervoso rispetto al tutto, e anche un po’ per darle un contentino: “Sì, in effetti, lei è molto resistente!“, piegando il mento del viso in basso, e contemporaneamente digrignandone i suoi denti. Ma soprattutto a causa dell’assiduità delle molestie da cui viene vessata ogni giorno che lei passa, ella si convince sempre di più di questa idea; e proprio in virtù dell’accanita persecuzione ancora in corso da parte degli adepti facenti capo alla mafia che la perseguitano, la stessa giovane presume inoltre di essere al contempo in un qualche modo da loro pure rispettata: per come se l’è sempre saputa cavare, malgrado gli ostacoli e le difficoltà che le hanno disseminato sino ad innanzi; tutto ciò a dispetto di quello che la gente pensa al contrario di lei, che difatti ha finito per bere “a garganella” l’immagine da sfigata che le hanno voluto appioppare, perché le sue accuse contro il Potente cadessero nella derisione sul nascere. Essendo però stata in seguito valutata, dai suoi nemici, anche per la sua lungimiranza, oltre che per l’ormai nota spiccata resilienza, la donna rappresenta pertanto una minaccia per la casta, che lavora sulla lentezza espressiva di questa loro vittima, perché è, nel frattempo, diventata una blogger che enuncia, per mezzo di un’altra sua dote a contraddistinguerla: l’attitudine artistica, per l’appunto (sono gli stessi Carabinieri, della caserma di vicolo Bianco a Bologna, ad averla soprannominata in modo ironico “l’artista“, ma come diceva Freud, “Scherzando, si dice la verità”), la realtà, a tutti quanti tramite il suddetto sito. E che cerca di fare in maniera ben poco cifrata, visto la forma fin troppo diretta con la quale rivela certe cose, pur risultando, esso, apparentemente clandestino, rispetto al suo vero fine, venendo infatti fatto spacciare ai più come un semplice blog a carattere erotico, quando è ben altro: ovvero un vero e proprio documento di mafia, il cui fatto non è casuale.

@sognandoamanda

io che vi spiego il perche’ c’è l’hanno con me

♬ suono originale – la guerriera

STALKER, MANDANTE, E ALTRI COLLABORATORI COMPARI: Un uomo del sottobosco mafioso di inclinazione omosessuale era alla corte di un tiranno al potere in Italia. Quest’ultimo gli dava carta bianca per torturare la donna, poiché voleva che i suoi collaboratori fossero a lui fedeli e insieme efficienti. Il molestatore era invidioso della bellezza della ragazza, e ne profittava col consenso del tiranno, un po’ come quando al giocatore si dà la “velina” per fare in modo che giochi bene in campo. Dopo che da costui fu stalkerata per molti anni ed egli la ebbe ad usurpare completamente dello smalto con cui lo aveva attirato a sé, la vittima in questione passò a essere torchiata direttamente dallo stesso Potente, col dispiegamento di tutti gli altri suoi uomini che le stettero addosso perché ella non finisse col parlare su quanto sapeva; anche se nel prosieguo delle molestie e delle ritorsioni, la regia sembrò essere quella del suo stalker di sempre, un artista laureato al DAMS. Questo, avveniva e continua a verificarsi per certe cose che la ragazza ha capito lungo il corso degli anni in cui è stata molestata senza tregua: ad esempio che un Consigliere comunale di Bologna non si è suicidato come vollero far credere, ma è stato assassinato, perché le era stato chiesto dagli stessi Cittadini di candidarsi alla poltrona di Sindaco, quando era previsto che il candidato doveva invece rappresentare il Potente.

DOPO AVER IO DISEGNATO COL PENNARELLO NERO SUL MURO QUEI DUE SIMBOLI: UNA CROCE E UNA FRECCIA IN BASSO SOTTO ALLA IMMAGINE DEI DUE POLITICI IN QUESTIONE (ROMANO PRODI – IL PRIMO A SINISTRA – E L’ATTUALE SINDACO DI BOLOGNA VIRGILIO MEROLA – CHE SIEDE A DESTRA) PER INDICARE CHE GLI STESSI ERANO STATI COMPLICI DELLA MORTE DI CEVENINI, LA FOTO DELL’EX CONSIGLIERE COMUNALE L’HANNO POI TOLTA POICHE’ NON RIUSCIRONO A CANCELLARNE BENE I MIEI SEGNI CHE AVEVO FATTO; A DIMOSTRAZIONE QUESTO FATTO  DI AVER LA MIA PERSONA COLPITO NEL SEGNO PER MEZZO DELL’EMBLEMA IN OGGETTO.

Il circolo nelle foto sopra è il biocciofila Benassi di Bologna in Viale Roma angolo via Cavina, uno dei tanti ARCI della nostra città, che oltre a rappresentare un semplice ritrovo di persone anziane in pensione, è anche un vero e proprio presidio di reclutamento di massoni di vecchia generazione. All’indomani dell’assassinio di Cevenini che spacciarono per suicidio (ufficialmente si sarebbe buttato da una torre della Regione di Bologna vicino alla Fiera, a causa di una presunta depressione che avrebbe avuto di seguito ad una malattia dalla quale venne colpito nel periodo antecedente a questa stessa tragedia) fu ritrovato un falso lascito testamentale costituito da un biglietto autografo su circa le sue presunte ultime volontà del suicida in questione, prima di gettarsi ipoteticamente lui nel vuoto (e che gli deve aver fatto redigere la moglie a sua insaputa al fine dell’autentificazione calligrafica del medesimo documento, nell’essere stata pure costei una complice dell’assassinio del marito insieme agli aguzzini che poi glielo devono successivamente aver messo loro stessi, prima di lanciarlo giù; ciò l’ho presunto dal fatto che un giorno mi ci ritrovai mio malgrado a parlare con questa donna, avendo voluto in realtà quella volta la’ andare a far due chiacchiere col fratello di Cevenini che in modo casuale le abitava vicino ai due coniugi, poiché avevo capito dalla stampa che questo parente era stato l’unico a non aver mai creduto al suo suicidio, trovando però poco lontano da egli appunto lei; il quale, non a caso, morirà qualche anno dopo dal fratello per un malore sul lavoro (…??), non facendo quindi più in tempo, io, ad incontrarlo per poter avere un confronto diretto con lui in merito a questo delitto. E la quale vedova, infatti, non mi volle credere a priori su alcune mie considerazioni personali che le espressi a cuore aperto, dopo averle raccontato ciò che mi era accaduto in seguito ad aver gridato a voce spianata in una palazzo della Procura della nostra città, in cui irruppi in maniera improvvisa (vedi cap. 4) una certa verità (e cioè che in città comandava per l’appunto Prodi); e posteriormente a questo fatto, il caffè cattivo che mi fecero in una pasticceria poco lontana dal suddetto Palazzo a circa duecento metri, una volta uscita da lì, e che la barista chiese a voce alta a chi lo doveva fare ad una sua collega fra una decina di avventori che lo attendevano insieme a me perché tutti la sentissero, rimanendo così loro nel perfetto silenzio: “Chi è la ragazza alla quale dobbiamo fare il caffe’ cattivo?”), e poi poco più tardi all’episodio di cronaca di Cevenini in oggetto (avvenuto qualche mese dopo), quello che mi successe dall’aver detto sempre in mezzo alla gente in modo ben scandito una mia opinione personale a tal riguardo (ovvero che secondo me “Cevenini era stato assassinato dagli uomini di Prodi, per fare in modo che vi andasse a sedere sulla poltrona di Sindaco di Bologna, il suo galoppino per poterlo questi rappresentare, lui, lo stesso Potente”) e che era stata successiva a quell’altra precedente di mia uscita pubblica; rispondendomi lei in modo risoluto ed insieme pacato: “No, no si è suicidato, ma non so perché l’ha fatto …“, distogliendo a questa sua asserzione, lo sguardo da me, per lasciarlo cadere subito dopo nel vuoto. Il tutto avvenne, nella circostanza piuttosto imbarazzante in cui, l’ebbi primariamente a scorgere dalla finestra allorché le suonai al campanello del suo villino, e dove la vidi sbirciare appena subito fuori per vedere chi era, e che avvenne appunto un secondo dopo dal mio trillo al suo campanello, poiché la stessa signora, si doveva trovare vicino a quella finestra della camera; facendosi lei pertanto vedere da me a mezzo busto nuda, presumendo io che poco prima si fosse trovata sdraiata su di un letto appresso al vetro medesimo, nel lasciarmi intravedere una mezza mammella che si coprì all’istante col braccio; e che a tal ragione mi parve in quel contesto particolare in dolce compagnia di qualcun’altro che magari la stava frattanto consolando dal suo stato …). 

Segue questo discorso non concluso, il paragrafo sotto alla foto nel cap. 1.1

E sul cui foglietto famoso, non a caso, Cevenini avrebbe chiesto di prendersi cura di sua moglie e di sua figlia; nella quale circostanza, i finti amici – quei massoni famosi di cui ho fatto menzione in principio – lo salutarono con una sorta di commozione fraterna per mezzo di un volantino con impressa la sua immagine su cui c’era scritto: “CIAO CEV”, che appiccarono a diversi muri dell’edificio del Circolo Benassi e non solo di quello. Ma io ci vedevo ben altro! E infatti più tardi, sotto alla foto di Prodi e di un giovane Virgilio Merola, non ancora sindaco di Bologna, entrambi ritratti assieme, metterono appunto quella in basso del Consigliere Comunale assassinato, che a me parlava forte e chiaro dell’implicazione di costoro riguardo alla sua scomparsa per dei miei deja vue personali. Prodi ama firmarsi così! (vedi sempre cap. 4 nell’articolo di giornale). Successe dunque che nel disegnare io la freccia in giù con vicino una croce per indicare chiaramente che fossero stati i due personaggi sopracitati ad averlo fatto ammazzare, i massoni del Circolo Benassi provarono di cancellarli quegli stessi segni, come si può vedere nella seconda foto, con la sottoscritta medesima che li ridisegnava nuovamente più in grosso, tanto che alla fine furono costretti a togliere la foto di Cevenini per l’evidenza di questa loro comprissione.

… Per proseguire la lettura del capitolo 1.1. leggi qui

E successivi capitoli di questo testo: